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«A Gaza i crimini del secolo». Un’inchiesta della rivista New York

Manuela Borraccino
26 giugno 2025
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Oltre 56mila morti, decine di migliaia di feriti resi menomati dalle amputazioni e dalla mancanza di cure, fame e sete per due milioni di persone: a Gaza non c’è una guerra ma un bombardamento incessante sui civili perpetrato con il sostegno statunitense, denuncia una lunga indagine del quindicinale americano.


Già il titolo è un pugno nello stomaco. Crimes of the Century campeggia da giorni sul servizio di apertura diventato virale del quindicinale New York: ovvero «Come Israele, con l’aiuto degli Stati Uniti, ha fatto a pezzi non solo Gaza ma i fondamenti del diritto umanitario». L’inchiesta di una trentina di pagine passa in rassegna con dovizia di particolari gli episodi, i volti e le storie delle vittime dei raid e le stragi in corso da venti mesi nella Striscia di Gaza. Al punto che non si può neanche più parlare di “crimini di guerra”. «Gaza è diversa – scrive da New York Suzy Hansen – il numero di crimini di guerra è praticamente incalcolabile, la guerra non è realmente una guerra ma piuttosto un incessante bombardamento di una parte sull’altra». Solo stamane giovedì 26 giugno sono stati uccisi altri 14 palestinesi, secondo quanto riferito da Al Jazeera sulla base di fonti negli ospedali di Gaza, portando a 90 il numero delle persone uccise negli ultimi tre giorni mentre erano in fila per prendere del cibo distribuito da mesi esclusivamente dall’israeliana Gaza Humanitarian Foundation. Secondo l’Ufficio statistico palestinese dal 7 ottobre 2023 Israele ha ucciso oltre 56mila palestinesi, tra i quali 18mila bambini, 12.400 donne e 3853 anziani, oltre a 1411 fra medici e operatori sanitari: i feriti sono 138.259, moltissimi dei quali in modo grave, con lesioni che cambiano la vita come l’amputazione di arti.

La lunga inchiesta è tanto più autorevole quanto più non si limita a documentare con fatti e cifre la portata delle atrocità, ma rivolge un durissimo J’accuse alle amministrazioni Biden e Trump che hanno sostanzialmente garantito l’impunità della ritorsione israeliana per l’attacco terroristico del 7 ottobre. «Dagli orrori della Seconda guerra mondiale – recita la premessa del testo – il mondo ha cercato di prevenire, anche durante i conflitti, quello che era moralmente inaccettabile: le uccisioni mirate dei civili, la distruzione delle proprietà private, la negazione dell’assistenza umanitaria. L’Israele di Netanyahu, con l’avallo di due amministrazioni americane, ha commesso con ogni probabilità centinaia se non migliaia di crimini di guerra a Gaza, sfidando senza vergogna il corpo di leggi che, benché applicate in modo imperfetto nel corso dei decenni, miravano a proteggere la sacralità della vita umana. Al suo posto è emersa un’era di brutalità senza freni».

Dal caso sollevato dal Sudafrica contro Israele con l’accusa di genocidio alla Corte internazionale di giustizia ai mandati d’arresto spiccati dalla Corte penale internazionale contro Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant oltre che contro i leader di Hamas Yahya Sinwar, Mohammed Deif e Ismail Haniyeh (tutti assassinati nei mesi scorsi da Israele), la testata ricostruisce con molte testimonianze gli orrori che già nei primi giorni di guerra apparivano inaccettabili e ai quali oggi ci siamo assuefatti. Lo scorso novembre la pediatra Tanya Haj-Hassan ha testimoniato alle Nazioni Unite come Gaza rappresenti «il preludio della fine dell’umanità» e ha letto la testimonianza di un’infermiera palestinese, Saeed, che era stata arrestata e torturata dall’Idf: «Ci stanno seppellendo […], ogni minuto veniamo rapiti, stiamo vivendo cose che la mente non può nemmeno comprendere. Moriamo e non troviamo nessuno che ci seppellisca. Vi chiedo di condividere la mia storia […]. Voglio che il mondo intero sappia che sono un essere umano creato da Dio».

Secondo alcuni dei rapporti citati, Israele ha lanciato 654 attacchi contro strutture mediche e bombe di enorme potenza sono state sganciate sull’80 per cento degli ospedali. La scorsa domenica 15 giugno è stato ucciso anche un operatore del Comitato internazionale della Croce Rossa, Mahmoud Barakeh, che lavorava nel supporto logistico all’ospedale da campo a Rafah: è il quinto operatore a venire ucciso dall’inizio della guerra. Innumerevoli sono state le denunce delle torture e violenze commesse nelle carceri israeliane. Persino il personale medico, che gode di protezione speciale ai sensi del diritto internazionale umanitario, ha sofferto in prigione: per l’Organizzazione mondiale della Sanità sono 160 i medici palestinesi attualmente in carcere, molti dei quali torturati secondo quanto raccontato da chi è sopravvissuto come il chirurgo dell’ospedale Nasser di Khan Younis, Khaled Alser. Uccisioni mirate hanno colpito anche 200 giornalisti, altro crimine di guerra perché anche i reporter sono civili protetti dalle Convenzioni di Ginevra.

Dopo le espressioni «Riviera di Gaza» e dopo quello che l’autrice dell’inchiesta definisce «il più grottesco video mai realizzato con l’Intelligenza artificiale», la copertura offerta da Donald Trump nella guerra contro l’Iran è stata solo l’ultimo tassello di un sostegno incondizionato garantito dall’amministrazione Biden nei bombardamenti della Cisgiordania, del Libano, dello Yemen, della Siria. Emerge tra l’altro da numerose interviste condotte da Hansen con funzionari d’alto rango del Dipartimento di Stato americano come Hala Rharrit e Stacy Gilbert che nel 2024 hanno dato le dimissioni «per l’illegalità nella quale i democratici si sono fatti trascinare da Netanyahu e da membri del governo virulentemente razzisti come Smotrich e Itamar Ben-Gvir».

Tra le crepe di luce in questa immane tragedia spiccano il lavoro di privati cittadini e di organizzazioni come B’Tselem, Al-Haq, Bisan Center e Al-Mezan Center for Human Rights che continuano a raccogliere le prove dei potenziali reati commessi. Spesso si tratta di segnalazioni e documenti probatori scaricati dagli account social dei soldati israeliani che pubblicano video con musica hip-hop nei quali fanno saltare in aria le case, vandalizzano i negozi, ballano e cantano mentre distruggono scuole, moschee e monumenti.

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