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7 ottobre 2023, giorno di sangue per Israele

Terrasanta.net
9 ottobre 2023
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7 ottobre 2023, giorno di sangue per Israele
Un edificio residenziale di Ashkelon, in Israele, centrato da uno dei razzi lanciati dalla Striscia di Gaza tra il 7 e l'8 ottobre 2023. (foto Chaim Goldberg/Flash90)

Le vite di oltre 700 israeliani, per lo più civili inermi, sono state falciate il 7 ottobre scorso da una complessa azione di guerriglia lanciata dagli uomini di Hamas penetrati in gran numero in territorio israeliano dalla Striscia di Gaza. Pioggia di razzi sulle città. Israele, attonito, si mobilita.


(g.s.) – Sarà una giornata difficile da dimenticare quella del 7 ottobre 2023 in Medio Oriente. Se ne parlerà a lungo come dell’inizio di una fase nuova del conflitto israelo-palestinese, una pagina densa di incognite, certamente destinata ad essere non breve e molto sanguinosa, purtroppo.

Alle 6.30 del mattino è iniziata la pioggia di razzi e missili dalla Striscia (nell’arco di due giorni si calcola che ne siano stati lanciati circa cinquemila). Alcuni hanno raggiunto le città di Ashkelon, Ashdod e persino qualche quartiere di Tel Aviv e Gerusalemme. Per questo le autorità hanno raccomandato alla cittadinanza di ridurre al minimo gli spostamenti. Le scuole resteranno chiuse per qualche giorno. I valichi di frontiera hanno ridotto le ore di operatività. L’aeroporto internazionale di Tel Aviv vede una drastica riduzione del traffico aereo: solo la compagnia di bandiera El Al ha mantenuto la piena operatività; molti altri vettori hanno preferito cancellare i voli per motivi prudenziali. Così qualche gruppo di pellegrini in procinto di rientrare al Paese d’origine è rimasto bloccato in Terra Santa. Molte, ovviamente, anche le cancellazioni di pellegrinaggi futuri.

Un’amara sorpresa per Israele

A due giorni di distanza i contorni della tragedia si fanno via via meno nebulosi. Ancora non si sa bene quanti siano stati gli uomini delle brigate Ezzedine Al-Qassam – il braccio armato di Hamas – ad aver superato la barriera di separazione che cinge la Striscia di Gaza per irrompere nel territorio israeliano e fare strage di militari e civili che popolavano caserme, kibbutz e cittadine tutt’intorno (lunedì 9 ottobre ci sono ancora commando in azione e la caccia all’uomo continua). Si sa che le incursioni sono avvenute via terra – creando varchi negli alti reticolati con esplosivi e ruspe –, ma anche via cielo, grazie a parapendii a motore, e via mare (con sbarchi, almeno in larga parte, sventati dalla marina israeliana). Tutte cose che il mondo intero ha appreso in primo luogo dalla propaganda di Hamas, che ha documentato le azioni con video subito pubblicati in Rete sui canali social, per irridere la presunta invincibilità dell’avversario israeliano e suscitare plauso e consenso tra le masse, musulmane e non, rimaste sensibili alla causa palestinese.

Oltre 700 vittime israeliane e almeno 100 ostaggi

Gli abitanti dei kibbutz mettono in conto l’eventualità di isolate infiltrazioni di palestinesi con cattive intenzioni e si sono dotati di propri servizi di sicurezza ed altre misure di autotutela. Stavolta però è stato diverso: non singoli assassini hanno fatto irruzione tra le case, ma bande armate fino ai denti e determinate a uccidere oppure a rapire ostaggi da trasferire in tutta fretta dentro la Striscia con autoveicoli o motociclette, filmando tutto (inclusi gli oltraggi ai cadaveri o ai morenti). Il fatto che nell’area desertica ai confini con la Striscia fosse in corso un rave-party notturno con la partecipazione di centinaia di giovani israeliani inermi ha reso ancora più terribile il bilancio delle vittime. Si parla di almeno 700 morti tra militari (in gran parte ventenni) e civili. Nel novero dei rapiti (oltre un centinaio) vi sono anche donne anziane e bambini piccolissimi, destinati ad essere usati come scudi umani o moneta di scambio per ottenere la scarcerazione del maggior numero di detenuti palestinesi nelle carceri israeliane (in molti casi reclusi con provvedimenti amministrativi continuamente reiterati e senza formalizzare capi d’accusa precisi da sottoporre alla magistratura). I feriti, di varia gravità, sarebbero 2.300. Non si sa quanti siano i palestinesi abbattuti.

Come un diluvio

Sempre in Rete Mohammed Deif, leader dell’area militare di Hamas, ha orgogliosamente spiegato tutte queste azioni, alle quali ha dato il nome di Diluvio al-Aqsa, come risposta alle umiliazioni che i palestinesi subiscono ogni giorno e come difesa dell’inviolabilità della Spianata delle Moschee, a Gerusalemme, minacciata dalle provocazioni di gruppi ebraici, e ministri dell’attuale governo israeliano, che vorrebbero riappropriarsi di quello che per loro è il Monte del Tempio.

Stato di (lunga) guerra

A mezzogiorno di sabato il premier Beniamin Netanyahu si è rivolto agli israeliani in diretta televisiva per dire che il Paese doveva considerarsi in guerra. Lo stato di guerra è stato formalizzato nel corso della giornata e i consueti bombardamenti aerei della Striscia sono ben presto iniziati prendendo di mira vari obiettivi. I leader delle opposizioni parlamentari Yair Lapid e Benny Gantz hanno subito proposto al primo ministro di dar vita a un governo d’unità nazionale per fronteggiare compatti la grave emergenza.

→ Leggi anche: Il dramma del «Sabato nero» è ancora in divenire

Trecentomila riservisti sono stati richiamati in servizio. Anche l’ex primo ministro Naftali Bennet si è presentato in caserma. I tanti che si trovavano all’estero stanno facendo ritorno in Israele per rispondere alla chiamata.

La Striscia pagherà un alto prezzo

I due milioni di abitanti palestinesi di Gaza si preparano, a loro volta, a pagare un prezzo alto per le azioni degli uomini di Hamas e delle altre fazioni armate. Sotto assedio e senza alcuna possibilità di allontanarsi, subiranno pesanti bombardamenti. Stavolta, probabilmente, anche un’invasione delle truppe di terra. L’operazione militare Spade di ferro – così l’hanno chiamata i vertici delle forze armate israeliane – non sarà una passeggiata per nessuno, invasi o invasori. Secondo l’agenzia ufficiale di informazioni palestinese Wafa, al 9 ottobre sarebbero già oltre 570 i gazesi vittime dei primi tre giorni di bombardamenti; 2.900 i feriti.

Andrà male in ogni caso. La speranza è che almeno il conflitto non si allarghi, magari coinvolgendo gli Hezbollah libanesi o direttamente l’Iran, arcinemico di Israele, che ha subito espresso simpatia e sostegno per le azioni palestinesi del 7 ottobre.

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