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Morire restando umani, la lezione di Zomi e compagni

Manuela Borraccino
5 aprile 2024
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Nel conflitto che provoca crescenti ondate di vergogna in tutto il mondo sono morti in sei mesi nella Striscia di Gaza 200 operatori umanitari e più di 100 giornalisti e operatori dell’informazione. Numeri sempre più insostenibili anche per Israele.


Il sorriso entusiasta di Lalzawmi (Zomi) Frankcom illuminava appena una settimana fa un video postato su X mentre lei scodellava insieme allo chef Oli dell’ong World Central Kitchen i piatti di riso, carne e verdure preparate nella cucina del campo di Deir al-Balah, nel centro di Gaza, per le famiglie palestinesi. «Zomi è stata uccisa mentre svolgeva il lavoro che amava: portare cibo alle persone in stato di necessità a Gaza», hanno detto i suoi familiari dopo il raid israeliano che nella notte tra il 2 e il 3 aprile 2024 ha ucciso – «per un grave errore», secondo l’esercito israeliano – sette membri dell’organizzazione. La ong ispano-americana è stata fondata nel 2010 dallo chef spagnolo José Andrés subito dopo il terremoto ad Haiti e da allora è attiva presso le frontiere statunitensi, in Venezuela e in Ucraina. Insieme all’operatrice umanitaria australiana 43enne sono morti i tre veterani dell’esercito britannico John Chapman (57 anni), James Henderson (33 anni) e James Kirby (47 anni), l’americano-canadese Jacob Flickinger (33 anni), il polacco Damian Sobol (35 anni) e l’autista palestinese 25enne Saifeddin Issam Ayad Abutaha.

Zomi Franckom è stata una delle 9.220 donne uccise nella Striscia dal 7 ottobre (su 32.975 vittime, delle quali oltre 13mila bambini) e uno dei 196 operatori umanitari morti (175 solo delle Nazioni Unite), insieme a 135 fra giornalisti e operatori dell’informazione e a 240 educatori delle associazioni internazionali presenti nella Striscia, secondo dati dell’Ufficio statistico dell’Autorità palestinese. L’organizzazione World Central Kitchen, per la quale Zomi anni fa aveva lasciato un posto in banca, aveva portato nell’ultimo mese oltre 600 tonnellate di cibo e aiuti nel nord di Gaza, grazie ad un corridoio marittimo aperto da Cipro. «Zomi lascia un’eredità di compassione, coraggio e amore per tutti quelli che facevano parte della sua cerchia» hanno dichiarato i suoi familiari, ricordando l’abnegazione verso i sofferenti che l’aveva spinta a lasciare il suo Paese per soccorrere chi ha bisogno. È proprio la crescente insostenibilità dei numeri delle vittime civili di questa guerra asimmetrica ad aver fatto dire al quotidiano Haaretz, il 3 aprile, che «il mondo ha perso la pazienza con Israele ben prima del raid» dell’altra notte.

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