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Tremila israeliani ultraortodossi chiedono di arruolarsi. Una svolta?

Giuseppe Caffulli
24 ottobre 2023
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Tremila israeliani ultraortodossi chiedono di arruolarsi. Una svolta?
Ebrei ultraortodossi in coda al centro di reclutamento di Tel Hashomer, vicino a Tel Aviv, 23 ottobre 2023. (foto Avshalom Sassoni/Flash90)

Il privilegio degli ebrei ultraortodossi che sono esentati dal servizio militare è sempre stato oggetto di dibattito nella società israeliana. Oggi alcune migliaia di loro chiedono di partecipare direttamente alla difesa militare del Paese. Un cambiamento che solleva molti interrogativi.


Solo qualche mese fa, nel maggio scorso, la Knesset, il parlamento israeliano, approvava, all’interno del bilancio 2023-2024, un testo che concedeva ulteriori privilegi agli ultraortodossi. I partiti di destra che sostengono il sesto governo di Benjamin Netanyahu erano presto passati all’incasso, chiedendo uno stanziamento di 13,7 miliardi di shekel (circa 3,2 miliardi di euro) destinati alle istituzioni ebraiche ultraortodosse. Tra esse le scuole, le yeshivah, indipendenti dal ministero dell’Istruzione israeliano, dove si insegnano solo materie che riguardano l’apprendimento dei testi sacri e religiosi (e non sono contemplate materie come matematica e inglese). Nel dispositivo di legge si prevedevano più fondi anche per sussidiare i maschi ultraortodossi che studiano a tempo pieno nelle scuole religiose, non lavorano e sono esentati dal servizio militare, previsto per la restante parte dei cittadini israeliani appartenenti alla componente ebraica.

I privilegi degli haredi sono da sempre oggetto di dibattito all’interno della società israeliana. Secondo l’Ufficio centrale di statistica israeliano, attualmente gli ultraortodossi rappresentano il 13 per cento della popolazione (sono poco più di un milione e 200 mila) e sono il gruppo sociale in maggior crescita (saranno probabilmente il 16 per cento della popolazione nel 2030). Logicamente il loro peso elettorale (e le loro istanze) sono sempre più tenute in considerazione nel quadro politico attuale, anche grazie alla crescita in termini di rappresentanza dei partiti dell’estrema destra. Ad oggi, infatti, i partiti ultraortodossi rappresentano il secondo blocco in termini numerici nella coalizione di maggioranza.

Tra i privilegi della componente ultraortodossa, anche l’esenzione dal servizio militare.

Più volte vari governi israeliani hanno tentato di mutare questa prassi, incontrando feroci proteste da parte dei rabbini e manifestazioni di massa da parte degli haredi; proteste che hanno sempre indotto a ritirare, alla fine, ogni progetto di legge. L’attacco del 7 ottobre scorso sembra aver mutato radicalmente lo scenario. Con l’azione terroristica di Hamas ai danni d’Israele, anche gli ultraortodossi sembrano essere diventati meno renitenti alla leva.

Lo racconta Yossi Yehoshua sulle pagine di Ynet, la versione online del quotidiano Yedioth Ahronoth, il 20 ottobre scorso.

«Oltre 120 ultraortodossi si uniranno all’esercito israeliano la prossima settimana e migliaia di altri hanno chiesto di fare lo stesso, mentre Israele sta combattendo una guerra a Gaza e potrebbe essere costretto a combattere Hezbollah anche nel nord». Dall’inizio della guerra ad oggi sarebbero circa 3 mila, un numero senza precedenti, gli haredi che hanno chiesto di prestare servizio militare. Un cambiamento inedito.

«Le reclute ultraortodosse con esperienza nel campo del soccorso e nella medicina d’urgenza dovrebbero essere rapidamente integrate nei ranghi dell’esercito. (…) Gli ultraortodossi erano storicamente esentati dal servizio militare e finora questo è stato un elemento di contesa nella società israeliana dove il servizio militare è obbligatorio e la maggior parte degli israeliani si arruola nell’esercito a 18 anni per un servizio di tre anni per gli uomini e due anni per le donne».

Siamo davvero di fronte a un cambiamento epocale? Gli ultraortodossi (che hanno sempre contestato lo Stato sionista in quanto tale perché – in una visione messianica – Israele troverà il suo compimento solo con il ritorno del Messia) si sono convertiti alle esigenze di difesa di uno Stato che si vede e si sente attaccato dall’integralismo islamico?

È presto per dirlo, ma – spiega l’articolista – l’esercito israeliano e le forze politiche sembrano intenzionati a cogliere l’occasione per superare uno scoglio che finora sembrava insormontabile, quello della leva militare anche per gli ultraortodossi. «L’esercito è sommerso da richieste di arruolamento da parte di ultraortodossi e intravvede un’opportunità storica per integrare gli haredi nelle strutture dell’esercito e nei servizi di sicurezza, ma anche nella società civile israeliana».

Da parte delle autorità religiose dell’ebraismo si riconosce l’aumento del desiderio dei più giovani di sostenere il Paese in questo drammatico momento, anche attraverso il servizio militare. «Tuttavia – scrive Yossi Yehoshua – fonti interne al mondo ultraortodosso fanno notare come l’esercito dovrà stare molto attento al modo in cui gestirà questo cambiamento e soprattutto dovrà consultare i rabbini durante tutto l’iter di formazione delle giovani reclute».

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