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Avigdor Lieberman chiede nuove elezioni in Israele

Giuseppe Caffulli
10 maggio 2024
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Avigdor Lieberman chiede nuove elezioni in Israele
Avigdor Liberman vuole che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si faccia di parte. (foto Yonatan Sindel/Flash90)

Il leader del partito nazionalista Israel Beitenu, un tempo alleato e ora fiero avversario del premier Benjamin Netanyahu, rinfaccia a quest'ultimo di non pensare al bene del Paese e gli chiede di andarsene.


Questa volta le bordate arrivano da Avigdor Lieberman, nato in Moldavia, fondatore e leader del partito nazionalista di destra Israel Beitenu (Israele casa nostra), nato da una scissione del Likud nel 1999, e la cui base elettorale sono gli immigrati orientali russofoni provenienti dall’ex Unione Sovietica.

In un’intervista rilasciata in questi giorni al quotidiano popolare in lingua ebraica Maariv, Liberman, più volte ministro in vari governi tra il 2006 e il 2018, critica aspramente il primo ministro Benjamin Netanyahu, che – a suo dire – presta più attenzione alla questione dello Stato palestinese che al benessere di Israele.

«Netanyahu non si preoccupa dello Stato – sostiene Lieberman – ma solo della sua sopravvivenza personale. Per questa ragione sono impegnato affinché si arrivi presto a elezioni».

Qual è la principale accusa?

Liberman afferma che Netanyahu, in sostanza, avrebbe garantito (nel contesto degli Accordi di Abramo) un’intesa con l’Arabia Saudita, appoggiando uno Stato palestinese e favorendo gli interessi di Riyadh in campo nucleare di fronte al Congresso degli Stati Uniti. «Un disastro che sconvolgerà l’intero Medio Oriente e avvierà una frenetica corsa agli armamenti nucleari», ha avvertito.

L’uomo politico – da tempo schierato contro l’attuale primo ministro – non risparmia bordate anche sul versante della politica economica. Liberman sottolinea che il successo dell’economia israeliana è dovuto alla forza dell’iniziativa privata, non certo alla politica governativa, che considera dannosa. «Stanno uccidendo l’alta tecnologia, che è il più importante motore di crescita di Israele. Le start-up sono quelle che soffrono di più. E i giovani imprenditori in particolare, lasciano Israele. Siamo destinati a perdere cervelli e conoscenze preziose nei prossimi anni. Le start-up hanno bisogno di sostegno dagli organismi istituzionali».

«Viviamo soprattutto grazie alla generosità americana – osserva –. Se gli Stati Uniti non avessero usato il loro diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza, il mondo avrebbe posto fine alle relazioni con noi molto tempo fa. Il deterioramento delle relazioni con gli altri Paesi è dovuto esclusivamente al fatto che Netanyahu vuole sopravvivere ad ogni costo».

Nel quadro attuale, Liberman (che è stato ministro della Difesa fino al novembre 2018 e si è sempre dichiarato contro qualsiasi accordo con Hamas) è convinto che l’unica soluzione sia il ritorno alle urne. «Sto facendo di tutto affinché le elezioni si svolgano il prima possibile. Ogni giorno conta. Sono in trattative con i membri del Likud all’interno della Knesset e con altri esponenti della coalizione di governo, per arrivare al voto quanto prima».

Dopo la seconda guerra del Libano, nel 2006, rammenta Lieberman, Netanyahu «disse che [il primo ministro Ehud] Olmert doveva tornare a casa. Colui che richiede equità dovrebbe incarnare l’equità. E ora dico: “Netanyahu, come fai a non avere vergogna di continuare a ricoprire il ruolo di primo ministro dopo una simile catastrofe? Assumiti le tue responsabilità e torna a casa”».

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