Tre quarti della verdura prodotta in Israele e un quinto della frutta crescono in coltivazioni, serre e fattorie a ridosso della Striscia di Gaza, riferiva The Times of Israel il 20 ottobre scorso. Il che significa che si va incontro a grosse, temporanee, perdite di raccolti, in seguito alle azioni terroristiche del 7 ottobre, che hanno avuto come teatro proprio questa regione.
Molta della manodopera impiegata in queste aziende è straniera, in gran parte thailandese. Lavoratori migranti che, vista la mala parata e la morte di decine di loro negli eccidi del «Sabato nero», ora preferiscono stare alla larga da queste zone, non ancora sicure per via dei razzi che di tanto in tanto continuano a piovere dalla Striscia. Non pochi thailandesi intendono rientrare nel proprio Paese. (g.s.)