
A Sharm el-Sheikh firmato questa mattina, 9 ottobre 2025, l'accordo tra Hamas e Israele per la cessazione delle ostilità nella Striscia di Gaza, il ritiro parziale delle truppe israeliane, la liberazione degli ostaggi rapiti il 7 ottobre 2023 e di quasi duemila detenuti palestinesi.
(g.s.) – È stato firmato questa mattina intorno alle 11.00 (ora italiana) l’accordo raggiunto a Sharm el-Sheikh, in Egitto, per il rilascio degli ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre 2023 nel sud di Israele e la cessazione delle azioni belliche israeliane nella Striscia di Gaza.
Trump conferma l’accordo
L’annuncio dell’imminente firma era stato dato la notte scorsa da vari media mediorientali e ha trovato conferma in un post sul social media Truth firmato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Questo il testo del suo messaggio: «Sono molto orgoglioso di annunciare che Israele e Hamas hanno entrambi sottoscritto la prima fase del nostro Piano di Pace. Ciò significa che TUTTI gli ostaggi saranno rilasciati molto presto e Israele ritirerà le sue truppe secondo una linea concordata, come primo passo verso una Pace Forte, Duratura e Perenne. Tutte le parti saranno trattate equamente! Questo è un GRANDE Giorno per il mondo arabo e musulmano, Israele, tutte le nazioni circostanti e gli Stati Uniti d’America, e ringraziamo i mediatori di Qatar, Egitto e Turchia, che hanno collaborato con noi per rendere possibile questo Evento Storico e Senza Precedenti. BENEDETTI I COSTRUTTORI DI PACE!».
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La notizia ha subito generato scene di giubilo in Israele, tra i famigliari e amici degli ostaggi – mobilitati da due anni per ottenerne la liberazione –, così come tra i gazesi che intravvedono una luce – sia pur flebile – in fondo al tunnel. La gioia si accompagna a scetticismo. Molti si domandano quanto duraturo ed effettivo possa essere il cessate il fuoco (non bisogna dimenticare che il precedente accordo, raggiunto nel gennaio di quest’anno, venne poi disatteso da Israele in marzo, al momento di passare alla seconda fase).
È solo un altro, fragile, passo
I dettagli precisi dell’accordo emergeranno nelle prossime ore. La liberazione degli ostaggi superstiti – una ventina – potrebbe avvenire lunedì 13 ottobre, mentre domenica Trump potrebbe volare a Tel Aviv per farsi abbracciare dalle famiglie degli ostaggi che da tempo si riferivano direttamente a lui perché esercitasse le necessarie pressioni per ottenere libertà ai loro congiunti.
A quanto si sa, per ora, Israele dovrebbe liberare 1.950 detenuti palestinesi (inclusi 250 ergastolani). Contestualmente comincerà ad affluire nella Striscia una maggiore quantità di aiuti umanitari e alimentari urgenti.
Una riunione del governo israeliano è convocata nel pomeriggio per esprimere formalmente il suo sì all’accordo. Solo dopo – si apprende – le forze armate dello Stato ebraico faranno tacere le armi a Gaza. Il ministro Bezalel Smotrich ha già reso nota la sua contrarietà.
Soddisfazione dei vertici dell’Autorità palestinese
Da Ramallah tanto il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen), quanto il suo vice (e successore?), Hussein al-Sheikh, hanno manifestato soddisfazione.
«Il presidente Abbas – si legge nel comunicato ufficiale pubblicato sull’agenzia Wafa – ha espresso la speranza che questi sforzi possano essere il preludio al raggiungimento di una soluzione politica permanente, come annunciato dal presidente Trump, che porti alla fine dell’occupazione israeliana dello Stato di Palestina e alla creazione di uno Stato palestinese indipendente sui confini del 4 giugno 1967, con Gerusalemme Est come capitale».
La gioia del Patriarcato latino di Gerusalemme
Anche il Patriarcato latino di Gerusalemme esprime la propria gioia. Questa la dichiarazione del patriarca, il cardinale Pierbattista Pizzaballa: «È una buona notizia e siamo molto felici. È un primo passo, una prima fase. Naturalmente ve ne saranno altri, e certamente sorgeranno altri ostacoli. Ma ora dobbiamo gioire di questo passo importante che porterà un po’ più di fiducia per il futuro e anche nuova speranza, specialmente per i popoli, sia israeliano che palestinese. Ora finalmente vediamo qualcosa di nuovo e di diverso. Certamente vi sarà anche una nuova atmosfera per la continuazione dei negoziati, anche se la vita dentro Gaza resterà terribile ancora per molto tempo. Ma ora siamo felici e speriamo che questo sia solo l’inizio di una nuova fase in cui possiamo, poco a poco, iniziare a pensare non più alla guerra, ma a come ricostruire dopo la guerra».
Padre Romanelli racconta…
Dalla città di Gaza il parroco cattolico, padre Gabriel Romanelli, conferma la gioia della sua gente, che però è mitigata dal fatto che i colpi di artiglieria e le bombe continuano ad esplodere. Poche ore fa, racconta il missionario argentino, mentre per strada si festeggiava, una delle persone rifugiate nei locali della parrocchia, che si era recata all’ospedale anglicano, è stata colpita da un drone. Fortunatamente la ferita all’addome causata dalla pallottola non era molto grave e un medico del nosocomio è subito intervenuto per contenere il danno. Tutti sperano che a questa prima fase concordata in Egitto seguano preso anche le altre tappe necessarie per la pace. Non appena le armi taceranno, le famiglie raggruppate nella parrochia della Sacra Famiglia cercheranno di raggiungere le case dove abitavano fino al 7 ottobre 2023, per verificare cosa ne sia rimasto.
Ultimo aggiornamento: 09/10/2025 16:13


























