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I capi delle Chiese di Terra Santa: la gioia di oggi e l’impegno per il futuro

Terrasanta.net
15 ottobre 2025
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I capi delle Chiese di Terra Santa: la gioia di oggi e l’impegno per il futuro
Alon Ohel, uno dei 20 ostaggi israeliani liberati il 13 ottobre 2025, giunge coi parenti all'ospedale dove verrà curato dopo gli oltre due anni trascorsi in prigionia. (foto Yossi Aloni/Flash90)

Le comunità cristiane della Terra Santa condividono la gioia di tanti per gli eventi degli ultimi giorni nella Striscia di Gaza e in Israele. Ora serve percorrere strade di guarigione e riconciliazione, scrivono i capi delle Chiese, con il sostegno di tutti.


(g.s.) – Anche i capi delle comunità cristiane in Terra Santa si rallegrano per la piega che hanno preso gli eventi negli ultimi giorni, con la liberazione di ostaggi israeliani e detenuti palestinesi (il 13 ottobre), la restituzione – ancora in corso – dei resti di persone defunte in prigionia, il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e l’afflusso di più massicce quantità di aiuti, l’impegno ribadito a Sharm el-Sheikh, in Egitto, dalla comunità internazionale per una pace di più ampio respiro in Medio Oriente.

Un futuro esigente per tutti

«Desideriamo cogliere questa occasione – scrivono gli ecclesiastici in una dichiarazione comune diffusa nel pomeriggio del 14 ottobre – per riconoscere gli enormi sforzi di quanti, nella comunità internazionale, hanno lavorato instancabilmente per conseguire questo importante risultato. Speriamo e confidiamo che questa prima fase del cessate il fuoco segni davvero la fine della guerra di Gaza, e che eventuali ulteriori disaccordi tra le parti vengano risolti attraverso il negoziato e la mediazione, con la massima moderazione, invece che con la ripresa delle ostilità». Basta aggiungere sofferenze a sofferenze: «Adesso è il momento di intraprendere il lungo cammino di guarigione e riconciliazione di cui palestinesi e israeliani hanno un profondo bisogno». Non tutti, tra israeliani e palestinesi, sono già pronti a condividere questo pensiero. Lo choc degli ultimi due anni ha indurito molte coscienze e innalzato altre barriere. Ma l’alternativa non c’è ed è giusto che i cristiani lo facciano presente. Non è vero che la pace è figlia della forza, dicono – con altre parole e non da oggi – i capi delle Chiese. Un uso della violenza spregiudicato e senza remore alla lunga può generare solo qualcosa di simile a sé.

Nella Striscia di Gaza accoglienza festosa a un pullman con detenuti palestinesi liberati il 13 ottobre 2025.

A Khan Yunis, nella Striscia di Gaza, accoglienza festosa per un pullman con a bordo detenuti palestinesi liberati il 13 ottobre 2025. (foto Abed Rahim Khatib/Flash90)

Dal vertice di capi di Stato e di governo a Sharm el-Sheikh nel pomeriggio del 13 ottobre, gli ecclesiastici di Terra Santa si aspettano che «questa notevole mobilitazione globale si traduca presto in un’ampia operazione umanitaria capace di offrire sollievo immediato ai palestinesi di Gaza e ad altre comunità della regione che continuano a soffrire per sfollamento, morte, ferite, fame e perdita dei mezzi di sussistenza».

Preoccupazione per la Cisgiordania

Ma è bene evitare facili entusiasmi. Sul terreno la pace resta in equilibrio precario e le armi non sono ancora completamente mute. Non si possono dimenticare, inoltre, altre realtà, strettamente connesse, esorta la dichiarazione: «Continuiamo a guardare con grande preoccupazione alla crescente violenza contro le comunità locali in Cisgiordania, legata all’espansione degli insediamenti [ebraici – ndr]. Rivolgiamo dunque un appello alle parti interessate e all’intera comunità internazionale ad ampliare l’ambito dei negoziati in corso, includendo la fine dell’occupazione sia della Cisgiordania sia di Gaza, in vista della costituzione di uno Stato palestinese che viva in pace, fianco a fianco, con l’attuale Stato d’Israele. Solo in questo modo, crediamo, potrà essere stabilita una pace giusta e duratura nella Terra Santa e in tutto il Medio Oriente».

Clicca qui per leggere integralmente, in inglese e in italiano, la dichiarazione dei capi delle Chiese di Terra Santa.

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