(g.s.) – Anche se tutti, a parole, si sforzano di smorzare i toni, quella che si osserva sul terreno sembra ormai una guerra aperta tra Israele e Hezbollah. Teatro degli scontri sono – per ora – i quartieri a sud di Beirut, la regione meridionale del Libano e quella settentrionale di Israele (la Galilea, con le sue campagne e i centri urbani). Con civili che restano coinvolti e colpiti (ove più, ove meno) da una parte e dall’altra.
Le forze armate di Israele hanno rotto gli indugi dopo l’esplosione (attribuita al Mossad) di migliaia di cercapersone e ricetrasmittenti che erano nelle mani di militanti o fiancheggiatori di Hezbollah il 17 e 18 settembre scorsi (una quarantina i morti e centinaia i feriti più o meno gravemente). Venerdì 20 gli israeliani hanno inferto un altro duro colpo a Hezbollah, uccidendo in un palazzo di Beirut Ibrahim Aqil, uno degli uomini al vertice del «partito di Dio», poco sotto, in scala gerarchica, al capo indiscusso Hassan Nasrallah. Con Aqil, tra le macerie dell’edificio polverizzato, sono morti altri (15) gerarchi sciiti e decine di civili, bambini inclusi (37 i morti in totale).
Uomini e arsenali di Hezbollah sotto tiro
Da quel momento in poi, giorno dopo giorno, i bombardamenti di basi di Hezbollah in Libano – siano esse rampe di lancio di missili e droni o depositi di armamenti – si susseguono. L’esercito israeliano ha “consigliato” ai civili libanesi di allontanarsi da tutte le installazioni di Hezbollah che costituiscono suoi obiettivi (anche nella valle della Beqaa, che si trova non a sud ma nel nord-est del Libano). Solo oggi, secondo i media libanesi i morti sotto le bombe sarebbero più di 270 e ben oltre 700 i feriti. Gli stessi miliziani di Hezbollah esortano la popolazione ad evacuare verso nord, il che dà vita a una nuova ondata di migliaia di profughi e sfollati interni. Accade in un Paese di 5 milioni di abitanti, già in ginocchio per la crisi grave economica e istituzionale che lo attanaglia dal 2019 e con sulle spalle il fardello di almeno un milione e mezzo di profughi siriani (è come se in Italia ne avessimo 18 milioni). Profughi che la comunità internazionale – Unione europea in testa – preferisce che restino dove sono, per non doversene far carico direttamente.
Scuole chiuse, sfollati in fuga
Domani, 24 settembre resteranno chiuse in tutto il Paese dei cedri le scuole e università private che avevano già avviato le lezioni (gli istituti pubblici dovrebbero aprire il 30 settembre). Gli edifici scolastici potrebbero essere riconvertiti in centri di raccolta per gli sfollati, se la situazione dovesse imporlo. Molte scuole rimarranno chiuse, a scopo precauzionale, anche in Israele, nelle aree più bersagliate dagli ordigni lanciati da Hezbollah.
Israele non esclude di mandare truppe di terra in Libano (rischiando molte perdite), ma intanto fa lavorare aviazione e artiglieria per ridurre la potenza di fuoco dell’avversario e consentire il rientro a casa dei suoi di sfollati: le famiglie che mesi fa dovettero lasciare le case e i villaggi a ridosso della frontiera libanese, in Alta Galilea e nel Golan, per sottrarsi ai razzi che Hezbollah fa piovere dall’autunno 2023 in appoggio a Hamas.
In questi giorni anche gli altri alleati dell’Asse della resistenza fanno la loro parte. Ieri, 22 settembre, quattro ordigni aerei lanciati dal territorio iracheno sono stati intercettati nei cieli di Israele prima che toccassero il suolo. Giorni prima, il 15, era invece andato a segno un missile ipersonico caduto non lontano dall’aeroporto Ben Gurion e lanciato dagli houthi yemeniti.
L’Iran non ha ancora scatenato le sue forze e continua a rinviare l’annunciata vendetta per l’umiliazione subita con l’assassinio di Ismail Haniyeh, leader politico di Hamas, avvenuto a Teheran il 31 luglio scorso. Parlando a un gruppo di giornalisti mentre si trova a New York – con molti altri capi di Stato e di governo – per intervenire al Vertice del Futuro promosso dalle Nazioni Unite, il neo-presidente Masoud Pezeshkian ha dichiarato che il suo Paese non vuole allargare i confini del conflitto in corso anche se Israele fa di tutto per far cadere Teheran nella trappola.
Dal canto suo, giorni fa Nasrallah – nel discorso televisivo del 19 ottobre alla nazione, seguito anche in Israele – ha riconosciuto che Hezbollah ha subito «un’aggressione importante e senza precedenti» e un «duro colpo», ma che – nonostante la superiorità tecnologica – Israele, non ha raggiunto tutti i suoi obiettivi (si era ancora alla vigilia dell’assassinio di Aqil e di altri dirigenti del partito armato).
Per Nasrallah l’unico modo che Israele ha a disposizione per restituire i propri sfollati alle loro case in Galilea è mettere fine alla guerra nella Striscia di Gaza.
Bombe israeliane su Tiro il 23 settembre 2024
riprese con un telefono cellulare.
Aggiornamento: Secondo i dati che il ministero della Sanità libanese diffonde la mattina del 24 settembre, i libanesi uccisi dalle bombe israeliane nella giornata precedente sono circa 500. Non si contano vittime, ma alcuni feriti, per i razzi piovuti sul versante israeliano.
Ultimo aggiornamento: 24/09/2024 09:24