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Covid-19, la Chiesa di Terra Santa per i più fragili

Terrasanta.net
7 maggio 2020
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Covid-19, la Chiesa di Terra Santa per i più fragili
Padre Rafic Nahra, del vicariato San Giacomo, con due migranti africane. (foto Andrea Krogmann)

Nel suo piccolo anche la Chiesa di Terra Santa si lascia provocare dalla pandemia che affligge tutto il mondo. E cerca di esprimere solidarietà verso i membri più deboli e coloro che più risentono della crisi economica. Due esempi.


(c.r./g.s.) – Da due mesi ormai gli abitanti della Terra Santa vivono in condizioni di confinamento e limitazioni simili a quelle adottate in molti altri Paesi. Anche qui, come altrove nel mondo, la pandemia da coronavirus Covid-19 ha provocato una situazione di instabilità, isolamento e vulnerabilità senza precedenti tra la popolazione. Al di là dell’emergenza sanitaria, è una crisi economica profonda quella che si profila e che colpirà soprattutto le frange più fragili della società.

Tra i più danneggiati ci sono certamente le comunità di profughi e migranti. Israele conta attualmente oltre 30 mila richiedenti asilo, principalmente eritrei e sudanesi. Con le ripercussioni della crisi nel settore della ristorazione, almeno 15 mila tra loro hanno perso il lavoro e l’unica fonte di sostentamento. Analogamente i circa 100 mila migranti provenienti da Filippine, Thailandia e India – impiegati nei settori agricolo e della cura alla persona – sono tra le categorie più a rischio, considerata la fragilità della loro posizione socio-economica e le condizioni abitative, spesso in ambienti sovraffollati, che li caratterizzano.

Anche la popolazione cristiana risente in modo particolare della crisi, considerato il fatto che molte famiglie traggono il proprio reddito da esercizi commerciali, ai quali è stata imposta una chiusura forzata, e dall’afflusso di turisti, ora interrotto.

L’appello del parroco latino di Gerusalemme

Varie entità della Chiesa locale si stanno attivando per esprimere sostegno e solidarietà, per quanto possibile. Ne segnaliamo due soltanto.

La parrocchia latina di San Salvatore, retta dai francescani in città vecchia, ha posto in essere un fondo di beneficenza, destinato a sostenere le famiglie cristiane più in difficoltà. Per alimentare il fondo, in un appello rivolto il 26 aprile scorso alle congregazioni religiose cattoliche che si trovano a Gerusalemme, il parroco fra Amjad Sabara ha proposto a ciascuna di contribuire a questo fondo con il versamento mensile di 300 shekel (80 euro circa). Se sarà accolta, l’iniziativa propone un vero percorso di solidarietà a livello locale, grazie ad uno sforzo finanziario di non poco conto per più di una comunità religiosa.

Un fondo d’emergenza per i migranti

Anche il vicariato San Giacomo, il servizio pastorale del Patriarcato latino di Gerusalemme per i cattolici di lingua ebraica, nelle settimane scorse si è mobilitato in soccorso dei più svantaggiati lanciando una raccolta fondi in favore dei migranti e profughi più mal in arnese. Un intervento agevolato dal fatto che il vicario per i cattolici d’espressione ebraica, padre Rafic Nahra, nell’organigramma della curia patriarcale è anche coordinatore della pastorale dei migranti.

Nel lanciare la raccolta fondi il vicariato San Giacomo sottolinea che «mentre il governo (di Israele – ndr) ha annunciato misure per sostenere i cittadini con prestiti d’emergenza, congedi per malattia prolungati e sussidi per le piccole imprese, i migranti e i richiedenti asilo non sono purtroppo in grado di accedere a questi benefici, e quel poco aiuto che ottengono è tutt’altro che sufficiente».

In una condizione di particolari ristrettezze si trovano i genitori single, che oltretutto devono anche gestire i figli in un periodo di sospensione delle lezioni scolastiche. Il fondo d’emergenza varato dal vicariato punta a rispondere ai bisogni più urgenti: generi alimentari essenziali; prodotti per neonati, pannolini, articoli per l’infanzia; affitti e utenze varie. L’auspicio è di sussidiare per almeno un mese un centinaio di famiglie di migranti che frequentano i centri del vicariato. Si calcola che una famiglia media di 4 persone in questo periodo abbia bisogno dell’equivalente di circa 1.400 dollari al mese.

Resta vero che la Chiesa di Terra Santa continua ad aver bisogno della solidarietà dei cattolici di tutto il mondo per continuare a vivere e fronteggiare al meglio anche questa crisi, tuttavia essa si adopera perché la messa in comune delle risorse disponibili avvenga anche al proprio interno come è giusto fare tra fratelli.

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Ultimo aggiornamento: 18/05/2020 15:45

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