
Israele sta misurandosi in queste ora con una serie di incendi boschivi su larga scala nelle colline della Giudea, nei pressi di Latrun. Decine i focolai registrati; almeno 16 persone ferite; diverse comunità evacuate. Chiuse le autostrade 1 e 3 tra Gerusalemme e Tel Aviv.
(g.c./g.s.) – Fin dalle prime ore di oggi, 30 aprile 2025, Israele sta affrontando una serie di incendi boschivi su larga scala sulle colline della Giudea, in particolare nella foresta di Eshtaol, vicino a Mesilat Zion. Secondo le autorità israeliane, sarebbero varie decine i focolai registrati, con almeno 16 persone ferite e diverse comunità evacuate, tra cui i villaggi di Neve Shalom Wahat al-Salam, Beko’a, Ta’oz, Mevo Horon, Mishmar Ayalon e Nachshon. Le principali arterie di comunicazione tra Gerusalemme e Tel Aviv, tra cui le autostrade 1 e 3, sono state chiuse.
Cosa sta succedendo? Sembra che la maggior parte degli incendi sia frutto di siccità e venti, ma non si escludono gesti dolosi.
Hamas, riferiscono fonti giornalistiche, ha pubblicato un messaggio su Telegram incoraggiando i palestinesi a «bruciare tutto ciò che potete: boschetti, foreste e case dei coloni». «Giovani della Cisgiordania, giovani di Gerusalemme e palestinesi in Israele, date fuoco alle loro auto… Gaza attende la vendetta degli uomini liberi», ha scritto su Signal l’organizzazione terroristica. A corredo del messaggio, la foto di una persona mascherata che dà fuoco a un campo, mentre sullo sfondo si vede una città in fiamme, con la scritta: «Le case dei coloni saranno cenere sotto i piedi dei rivoluzionari» e l’hashtag «Bruciate le case dei coloni».
A dire il vero, il servizio meteorologico israeliano aveva già segnalato ieri la possibilità di questo scenario, legato alle alte temperature di questi giorni e al soffiare dei venti. L’Autorità israeliana per la lotta agli incendi e il soccorso aveva anche chiesto la cancellazione delle celebrazioni del Giorno dell’indipendenza, previste da oggi, poiché non sarebbe stata in grado di garantire la sicurezza in determinati luoghi in caso di incendi. La situazione di emergenza è chiaramente sfruttata da Hamas che, in una data simbolica per la vita sociale e politica d’Israele (la festività nazionale di Yom HaAtzmaut ricorda la dichiarazione d’indipendenza del 1948) scorge l’occasione per seminare zizzania.
Anche i monaci della trappa di Latrun sono stati evacuati verso l’abbazia benedettina di Abu Gosh. Le fiamme divampano nei loro terreni agricoli, mentre il personale impegnato nell’azione antincendio cerca di impedire che raggiungano la chiesa e gli edifici principali del complesso dei trappisti.
L’«Oasi della pace» Neve Shalom Wahat al-Salam, il villaggio edificato su un appezzamento di terra ceduto dai monaci di Latrun, questa mattina è stata una delle prime comunità ad essere evacuate. Illesi tutti i suoi abitanti ebrei e arabi, che hanno trovato riparo a Tal Schacar. I roghi hanno però raggiunto alcune abitazioni e si lotta per arginarli.
La dirigenza dell’ospedale Hadassah di Ein Karem – un sobborgo di Gerusalemme non troppo lontano dal fronte degli incendi – ha chiesto ai pazienti meno critici di lasciare i reparti, così che possano predisporsi ad accogliere eventuali feriti coinvolti nei roghi e far fronte a emergenze più gravi. Contestualmente, i sanitari hanno invitato il pubblico a non recarsi in quell’ospedale se non strettamente necessario.
Gli incendi che divampano sulle colline della Giudea nel corso della giornata si sono spinti verso Gerusalemme. Il responsabile dei vigili del fuoco, Eyal Caspi, ha spiegato che il livello d’allerta è al massimo. I suoi uomini si stanno prodigando in tutta l’area per domare le fiamme. Il ministro degli Esteri, Gideon Sa’ar, ha lanciato un appello per ricevere assistenza internazionale dai Paesi vicini: Grecia, Croazia, Italia, Cipro e Bulgaria, anche se non è previsto che gli aiuti arrivino prima del tramonto. Atene sta inviando uno dei più grandi aerei antincendio al mondo: il Boeing 747 Supertanker, che assisterà le squadre di emergenza israeliane impegnate nella lotta contro le fiamme. L’aereo, che si è guadagnato la reputazione di «pompiere volante», è in grado di sganciare decine di migliaia di litri d’acqua o di ritardante chimico in una sola missione, rendendolo uno degli strumenti più efficaci nella lotta agli incendi su larga scala.
Secondo YnetNews, versione digitale in lingua inglese del quotidiano Yedioth Ahronoth, le autorità avrebbero arrestato un sospetto piromane e sarebbero in corso altre indagini – a cui collaborano anche i servizi di sicurezza interna dello Shin Bet – per valutare la natura dolosa di alcuni focolai. Oltre 120 squadre antincendio e una decina di mezzi aerei stanno cercando di contrastare le fiamme, ma in serata la situazione sembra ancora in via di peggioramento.
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