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Ospedali sotto assedio nello Yemen

Laura Silvia Battaglia
27 gennaio 2016
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Ospedali sotto assedio nello Yemen
Una mappa degli attacchi più recenti subiti dalle strutture sanitarie di Medici senza frontiere in Yemen. (clicca sull'immagine per ingrandirla)

La catastrofe umanitaria che affligge lo Yemen, definita di livello 3 dalle Nazioni Unite e confermata dal Comitato internazionale della Croce Rossa, colpisce soprattutto ambulatori, ospedali e sedi preposte all’aiuto e all’assistenza medica dei civili. La denuncia dell'ong Medici senza frontiere.


La catastrofe umanitaria che affligge lo Yemen, definita di livello 3 dalle Nazioni Unite e confermata dal Comitato internazionale della Croce Rossa e da tutti gli attori internazionali presenti sul terreno di questo conflitto per provvedere aiuti umanitari, colpisce soprattutto ambulatori, ospedali e sedi preposte all’aiuto e all’assistenza medica dei civili.

Non è una novità. Già mesi fa l’ong Medici senza frontiere (Msf) denunciava le condizioni in cui si trovava ad operare. Lamia Bezer, chirurga italiana, raggiunta ad Aden da Terrasanta.net testimoniava «un massacro mai visto» oltre alla quasi impossibilità di potere portare soccorso alla popolazione, per il numero altissimo di necessità. «Le vittime sono portate a braccio da decine di persone che li hanno raccolti sul campo di battaglia o dalle macerie delle loro case che sono state bombardate alla cieca», dice Bezer. E aggiungeva: «Msf incontra difficoltà crescenti, dovute alla difficoltà di ricambio delle medicine o degli strumenti necessari per proseguire il primo soccorso con terapie adeguate».

Il dramma consumatosi ad Aden si ripropone adesso a Taiz, la città attualmente sulla linea del fuoco e tagliata dal contatto con il Nord, a causa dei bombardamenti di terra che infuriano tra le artiglierie dell’esercito lealista e dei ribelli houthi. Su YouTube sta diventando virale nel mercato dei social network yemeniti un video drammatico che racconta il calvario di Hamama Yousif, una donna colpita da grosse schegge di razzi di terra lanciate dai ribelli houthi. La donna inizia il suo pellegrinaggio della speranza all’ospedale al Thaura di Taiz, per concluderla, dopo altre sei strutture simili, nell’obitorio dell’ospedale al Jaourji dalla parte opposta della città. Tutto questo perché non esiste nemmeno una riserva di ossigeno, assolutamente fondamentale in tempi di guerra per potere salvare vite umane.

E come se non bastasse, un altro ospedale supportato da Msf è stato colpito nel Nord dello Yemen. Stavolta sono morti in quattro, i feriti sono dieci e gli edifici della struttura medica sono parzialmente crollati. I feriti sono persone dell’équipe di Msf: due di loro versano in condizioni critiche ma il loro numero potrebbe aumentare: potrebbero esserci persone ancora intrappolate nelle macerie. Coloro che sono stati evacuati, sono attualmente trasferiti all’ospedale di Goumoury a Saada.

L’ospedale di trova nel distretto di Razeh, dove Msf sta lavorando da novembre 2015. L’organizzazione non si pronuncia sull’origine dell’attacco ma ipotizza che possa trattarsi di un danno conseguente a un bombardamento della coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita in appoggio al governo legittimo. Infatti, sono stati visti volare degli aeroplani sulla struttura e un missile è caduto vicino l’ospedale.

«Ribadiamo a tutte le parti in conflitto che i pazienti e le strutture mediche devono essere rispettate e che il bombardamento di ospedali rappresenta una violazione del diritto internazionale umanitario»: così Raquel Ayora, direttore delle operazioni di Msf, che prosegue: «È impossibile che chi ha la capacità di sferrare un attacco aereo non sappia che l’ospedale di Shiara fosse una struttura medica funzionante e sostenuta da Msf. Chiediamo l’immediato cessate il fuoco contro le nostre strutture».

L’ospedale di Goumoury era già stato bombardato prima che Msf iniziasse a supportarlo e sempre a gennaio, esattamente il 21 scorso, il servizio di ambulanza dello stesso ospedale è stato colpito da un attacco aereo che ha ucciso l’autista, membro dello staff del ministero della Salute.

Purtroppo non è il primo attacco subito dall’organizzazione in Yemen: il 27 ottobre scorso l’ospedale di Haydan era stato distrutto da un bombardamento aereo della Coalizione e il 3 dicembre 2015 il centro di salute a Taiz era stato colpito sempre dalle stesse forze: nove persone erano rimaste ferite.

Per questo Msf, dopo quanto accaduto anche a Kuduz, in Afghanistan (qui l’ospedale traumatologico fu oggetto di un attacco con un drone americano) ha deciso di reagire duramente e ha chiesto una nuova indagine indipendente da parte della Commissione d’Inchiesta Umanitaria Internazionale (Ihffc) sull’attacco a Shiara perché proprio lì le attività mediche di Msf sono state colpite quattro volte in meno di tre mesi, e ogni incidente è stato più grave del precedente.

Dall’inizio di questa crisi, le equipe di Msf in Yemen hanno curato più di 20 mila feriti di guerra in 11 ospedali e in 18 centri sanitari, distribuendo 790 tonnellate di materiale medico tra Saada, Amran, Hajjah, Ibb e Sana’a.

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