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Il Santo Sepolcro tra fede e archeologia, un incontro a Firenze

Giuseppe Caffulli
3 maggio 2023
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Sabato 29 aprile 2023, a Firenze, presso il Museo Marino Marini un pubblico attento ha ascoltato due docenti universitarie italiane coinvolte nelle ricerche nella basilica del Santo Sepolcro e padre Francesco Patton, custode di Terra Santa.


Anche l’archeologia e i restauri portati avanti all’interno del Santo Sepolcro sono l’occasione per costruire e migliorare relazioni. Sembra essere questo il senso emerso dall’incontro Gli scavi al Santo Sepolcro: rileggere la storia e costruire relazioni, tenutosi il 29 aprile alle 17, presso il Museo Marino Marini di Firenze, dove si trova, all’interno della Cappella Rucellai, una splendida riproduzione rinascimentale del sacello di Gerusalemme.

In sostanza, i lavori e gli studi portati avanti in questi ultimi decenni presso la tomba vuota di Cristo da diverse équipe di archeologi e restauratori, hanno offerto, alle varie comunità che vivono all’interno del luogo più santo della cristianità, l’occasione di allacciare o riallacciare relazioni di fraternità. Rapporti che, a causa delle incrostazioni del tempo e della storia, si erano guastati e spesso smarriti. Ritrovarsi insomma a ragionare su un obiettivo comune, quello della salvaguardia e di una migliore conoscenza del Santo Sepolcro, ha portato con sé la necessità, che è diventata poi un’esigenza, di conoscersi meglio per superare i pregiudizi.

La riproduzione dell’edicola del Santo Sepolcro nella cappella Rucellai. (foto Carlotta Nucci)

Il Santo Sepolcro di Gerusalemme, da alcuni decenni, è oggetto di studi, restauri e campagne di scavo che hanno visto avvicendarsi sotto l’Anastasis gli specialisti dell’Università di Firenze, di Atene e di Roma La Sapienza.

Per ricapitolare questa stagione e per aprire qualche orizzonte sugli scavi che La Sapienza sta eseguendo attorno all’edicola del Sepolcro, l’incontro di Firenze ha radunato, nella cripta del Museo Marino Marini, la professoressa Grazia Tucci, docente dell’Università degli studi di Firenze, la professoressa Francesca Romana Stasolla dell’ateneo capitolino e fra Francesco Patton, custode di Terra Santa.

>>> Leggi anche: Firenze e Gerusalemme, convergenze e peculiarità

Una prima parte dell’evento fiorentino, che ha visto la partecipazione di un folto pubblico attento e interessato, è stata dedicata ai metodi d’intervento e alle prudenze necessarie in un luogo tanto particolare (basti pensare ai vincoli imposti dallo Status quo). La seconda parte è stata invece dedicata alle acquisizioni scientifiche (con le indagini sismiche e i rilievi realizzati tra il 2007 e il 2011 dal gruppo di lavoro della professoressa Tucci) e alle prime evidenze archeologiche emerse dalle indagini dell’équipe guidata ora dalla professoressa Stasolla.

La professoressa Grazia Tucci, con un plastico dell’edicola del Santo Sepolcro, durante il suo intervento. (foto Carlotta Nucci)

«Stiamo lavorando praticamente notte e giorno, su tre turni, per acquisire il maggior numero di dati possibili, che vengono subito inviati e studiati a Roma – ha spiegato quest’ultima –. Il nostro è un lavoro di pazienza, perché i dati vanno approfonditi e studiati, prima di poter giungere a qualche conclusione».

Nell’area della navata nord, ha spiegato la studiosa, è stata eseguita un’interessante sequenza stratigrafica che ha permesso di rintracciare le trincee scavate da padre Virgilio Corbo negli anni Sessanta. Tra i dati più interessanti, quelli relativi al cantiere di età costantiniana, pertinente alla costruzione del complesso religioso all’interno di un’area di cava.

Prende la parola la professoressa Francesca Romana Stasolla. (foto Carlotta Nucci)

«La terra che scaviamo – ha detto Stasolla – è come un libro: racconta i secoli, anche attraverso indagini paleobotaniche e altro. Oggi in questo noi archeologi siamo coadiuvati da una pluralità di specialisti come botanici, ingegneri, geologi e archeo-geologi, storici, filologi, storici dell’arte, ingegneri. Tutte professionalità che servono a raccogliere dati che ci permettono di rileggere, pensare e ricostruire un contesto per riconsegnarlo a noi stessi e alla nostra storia».

Nel corso del suo intervento – spesso interrotto dagli applausi del pubblico – fra Francesco Patton ha sottolineato il percorso di dialogo che i lavori al Sepolcro hanno indubitabilmente avviato e ha ricordato l’importanza della missione dei frati minori nei Luoghi Santi, al Sepolcro in primis. Una presenza che dura ininterrottamente da oltre ottocento anni e che permette tuttora, ai fedeli di tutto il mondo, di visitare Gerusalemme e di vivere la «grazia dei Luoghi Santi».

Fra Francesco Patton, custode di Terra Santa, prende la parola a Firenze. (foto Carlotta Nucci)

Per fra Francesco gli scavi in corso al Santo Sepolcro aiuteranno sempre meglio a comprendere il Vangelo e il contesto del tempo di Gesù. «Durante una delle prime visite agli scavi con i rappresentanti delle varie Chiese – ha raccontato – mi è stato mostrato un muretto a secco del tempo di Gesù. Uno di quei muretti che dividevano probabilmente i piccoli appezzamenti coltivati ad ortaggi in quella zona poco fuori le mura di Gerusalemme, a ridosso della tomba di Gesù. E allora ho ripensato alla pagina del Vangelo, quando le donne si recano al Sepolcro, lo trovano vuoto e scambiano Gesù per il giardiniere, cioè per chi lavorava quel piccolo orto, cinto da muretti come quello che ho toccato con mano. Proprio in questo ci può aiutare l’archeologia: a comprendere il contesto storico e geografico dei fatti raccontati nei Vangeli; a collocare insomma il Gesù dei Vangeli in uno spazio reale e in un tempo concreto.


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