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Il restauro dell’edicola del Santo Sepolcro

fra Eugenio Alliata ofm
23 novembre 2016
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Nel giugno scorso i lavori sono finalmente iniziati. Parliamo di un restauro strettamente conservativo, le cui conclusioni scientifiche saranno comunicate dopo lo studio dei numerosi rilievi svolti.


Da molti anni si parlava e si discuteva della necessità di provvedere finalmente al doloroso stato di degrado nel quale versava l’edicola del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Nel giugno scorso, grazie all’accordo intervenuto tra i capi delle tre comunità proprietarie della basilica (greci ortodossi, francescani e armeni), sono iniziati finalmente i lavori. Il gruppo di intervento messo insieme dall’Università di Atene sotto la direzione della professoressa Antonia Moropoulou coinvolge non meno di cinquanta persone, tra professori e tecnici delle diverse specializzazioni. La Custodia di Terra Santa ha incaricato l’architetto Osama Hamdan, docente di restauro archeologico all’Università Araba di Gerusalemme (Al-Quds), di seguire per essa ogni fase dei lavori.

Il criterio adottato è di un restauro strettamente conservativo, e comprende la temporanea rimozione e accurata pulizia di gran parte delle lastre di pietra in maniera da permettere il controllo delle murature interne e il consolidamento o rifacimento delle stesse ove necessario, restituendo la verticalità e regolarità agli elementi architettonici maggiormente deformati nel tempo, pilastri e cornici.

Durante tutto il lavoro si è provveduto a mantenere quanto più possibile l’accesso libero dei pellegrini alla basilica e allo stesso Sepolcro, e si è fatto in modo che potesse continuare con il minimo di disturbo e nella massima sicurezza. L’attività di cantiere si è svolta prevalentemente nelle ore notturne. Una parte considerevole della Rotonda, intorno all’Edicola, ha dovuto comunque essere recintata. I francescani, da parte loro, hanno offerto lo spazio della loro galleria, al primo piano, come laboratorio.

Si prevede la conclusione definitiva dei lavori per la prossima Pasqua. Un tale genere di restauro, paradossalmente, sarà giudicato tanto più di successo quanto meno si vedrà la differenza col monumento di prima, eccetto che per una maggiore pulizia e solidità. I sostegni di ferro e di legno potranno essere tolti. Disposizioni verranno prese per limitare l’accensione selvaggia di candele contro l’Edicola.

Durante le fasi preparatorie ed esecutive dei lavori state condotte indagini con sonde endoscopiche, con scanner ad ultrasuoni, raggi infrarossi e raggi X, metodi non invasivi, per ottenere informazioni su elementi non esteriormente visibili, come la presenza di murature anteriori, la consistenza dell’originario nucleo roccioso, e lo scorrimento di canali nascosti che sono all’origine di sgradite risalite di umidità. Alcune di tali informazioni sono state soggette in seguito a diretta verifica.

Le conclusioni scientifiche saranno comunicate da chi di dovere, al termine dei lavori, in seguito allo studio sistematico dei risultati. Si può però ragionevolmente dire che tutte le murature appaiono totalmente ricostruite nel 1810 dall’architetto greco Komninos. Non c’è quasi nessuna traccia di precedenti costruzioni. Le due pareti laterali del Sepolcro conservano però ancora in parte la roccia originaria. Nella parete meridionale la roccia inclusa arriva a un metro e ottanta centimetri dal pavimento moderno. Sul lato settentrionale la roccia è presente fin quasi all’altezza del banco, come si è potuto appurare recentemente quando fu spinta di lato la lastra marmorea superiore alla presenza dei capi delle tre comunità e di numerosi altri testimoni. Nella medesima occasione si è registrata anche la presenza di una seconda lastra di marmo sottostante che, pur danneggiata, mostrava ancora al centro, incisa, la forma tipica della croce del patriarcato gerosolimitano.

Terrasanta 6/2016
Novembre-Dicembre 2016

Terrasanta 6/2016

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