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L’arcivescovo Sfeir: Francesco a Cipro seminatore di fraternità

Giampiero Sandionigi
30 novembre 2021
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L’arcivescovo Sfeir: Francesco a Cipro seminatore di fraternità
L'arcivescovo maronita di Cipro, mons. Selim Sfeir. (foto Bkerki Media)

A pochi giorni dall'arrivo di papa Francesco a Cipro abbiamo rivolto alcune domande a mons. Selim Sfeir, da pochi mesi arcivescovo maronita nella sede di Nicosia.


Ai fedeli della sua diocesi ha spiegato che «dalla sua elezione alla sede di Roma, papa Francesco ha voluto essere apostolo delle genti e non cessa di invitare noi credenti ad andare “nelle periferie” per incontrare i nostri fratelli. La sua visita a Cipro avrà l’effetto di sostenere spiritualmente le nostre comunità, maronite e latine, affinché possano perseverare nel loro cammino con gioia, fede e amore al servizio del Signore e della sua missione e per predicare il nome di Cristo a tutti coloro che incontrano. Il Signore conserverà e rafforzerà le parrocchie; benedirà le famiglie e le proteggerà da ogni male. I credenti accoglieranno i doni divini nella loro vita e rimarranno uniti, sostenendosi a vicenda nella fede».

Monsignor Selim Sfeir è arcivescovo dell’eparchia (diocesi) maronita di Cipro solo da qualche mese, anche se ne ha retto il timone – in veste di vicario patriarcale – dal novembre 2020, in seguito al trasferimento di mons. Youssef Soueif alla sede di Tripoli, in Libano. Il Sinodo della Chiesa maronita ha eletto mons. Sfeir nel giugno scorso, con l’assenso del Papa. È stato consacrato vescovo il 29 luglio e ha preso possesso ufficiale della diocesi il 5 settembre.

In questi giorni di preparativi per l’accoglienza di Francesco, il presule ha trovato il tempo per rispondere brevemente a qualche domanda di Terrasanta.net.

Monsignor Sfeir, qual è il profilo della Chiesa maronita a Cipro oggi? Quali sfide affronta?
I maroniti di Cipro sono un popolo sfollato. Cipro è un’isola spaccata dai tragici eventi del 1974 che divisero il Nord, divenuto un’amministrazione locale subordinata della Repubblica Turca, gestita e regolata da una costituzione speciale e completamente separata dal sistema statuale della democrazia cipriota. A seguito del conflitto di metà anni Settanta la stragrande maggioranza dei maroniti cercò rifugio nel Sud del Paese. Coloro che sono rimasti con i turco-ciprioti del nord sono una minoranza e vivono in quattro villaggi: Kormakitis, Karpashia, Asomatos e Ayia Marina.
Mantenere fede e tradizioni mentre hanno perso le terre e le case per i maroniti è stato molto difficile. È arduo pensare ai bisogni spirituali quando devi soddisfare giorno dopo giorno i bisogni economici.

Il suo ministero di arcivescovo è iniziato da poche settimane. Quali sono la sua visione, i suoi obiettivi e le sue aspettative?
La comunità maronita di Cipro rappresenta un elemento fondamentale del dialogo tra Occidente e Oriente. Certo, le sfide sono grandi ma credo che Dio sia con noi oggi e sempre, e io mi auguro che la comunità maronita di Cipro rimanga parte integrante della società cipriota e continui a svolgere un ruolo di testimone e di intermediario tra il Nord e il Sud e tra l’Est e l’Ovest.

Cosa si attende dal viaggio di Papa Francesco? Quali aspetti verranno sottolineati durante il viaggio apostolico?
La visita di Papa Francesco aiuterà tutti gli abitanti dell’isola a vivere in unità fraterna, secondo il messaggio del Vangelo predicato dall’apostolo Barnaba, e a portare i frutti della comprensione e della pacifica convivenza. Il viaggio apostolico rafforzerà spiritualmente questa comunità – cattolici maroniti e latini – affinché possa camminare con gioia e amore al servizio del Signore e predicare il nome di Cristo a tutti «sostenendosi a vicenda nella fede».

Quali echi/reazioni prevede dalla società cipriota in generale?
La visita del Santo Padre è un segno di amore e fraternità per tutte le Chiese. Dimostrerà che cattolici, ortodossi e musulmani possono vivere insieme, nonostante le differenze religiose, portando frutti di pace e di comunione nel mondo.


 

Pellegrino alle sorgenti

In un videomessaggio inviato sabato 27 novembre ai popoli di Cipro e Grecia papa Francesco spiega gli intenti del suo viaggio come un pellegrinaggio alle sorgenti e una ricerca di fraternità.

Il Papa viaggia verso terre magnifiche, dice, «benedette dalla storia, dalla cultura e dal Vangelo». Vi si reca «sulle orme dei primi grandi missionari, in particolare degli apostoli Paolo e Barnaba» e chiede a tutti di accompagnarlo con la preghiera.

Parlando di fraternità, Francesco fa riferimento al cammino sinodale appena avviato in tutta la Chiesa, ma anche alle relazioni ecumeniche che potrà riconfermare con gli arcivescovi Chrysostomos, a Cipro, e Ieronymos, in Grecia, capi delle Chiese ortodosse locali.

In quelle terre del Mediterraneo orientale il Papa scorge anche le «sorgenti antiche dell’Europa: Cipro, propaggine della Terra Santa nel continente; la Grecia, patria della cultura classica». Francesco torna a parlare di Mediterraneo, «mare che ha visto il diffondersi del Vangelo e lo sviluppo di grandi civiltà. Il mare nostrum, che collega tante terre, invita a navigare insieme, non a dividerci andando ciascuno per conto proprio (…) Il mare, che molti popoli abbraccia, con i suoi porti aperti ricorda che le sorgenti del vivere insieme stanno nell’accoglienza reciproca. Già ora mi sento accolto dal vostro affetto e ringrazio quanti da tempo stanno preparando la mia visita. Ma penso anche a coloro che, in questi anni e oggi ancora, fuggono da guerre e povertà, approdano sulle coste del continente e altrove, e non trovano ospitalità, ma ostilità e vengono pure strumentalizzati. Sono sorelle e fratelli nostri».

Nella tappa sull’isola di Lesbo papa Bergoglio si concepisce pellegrino alle sorgenti dell’umanità, «nella convinzione che le fonti del vivere comune torneranno a essere floride soltanto nella fraternità e nell’integrazione: insieme».

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