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Francesco allo Yad Vashem: Vergogna per il male dell’uomo

Carlo Giorgi
26 maggio 2014
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Francesco allo Yad Vashem: Vergogna per il male dell’uomo
Gerusalemme, Papa Francesco depone una corona di fiori durante la cerimonia al Memoriale dell'Olocausto. (foto Amos Ben Gershom/Gpo/Flash90 )

«Adamo, dove sei? Dove sei, uomo? Dove sei finito?». Nel luogo più sacro alla memoria del popolo ebraico - lo Yad Vashem, memoriale dell’Olocausto - le parole che sceglie Papa Francesco sono quelle della Genesi, parole che escono dalla bocca di Dio, parole di misericordia di un creatore quasi straziato dal dolore di non riconoscere più la sua creatura.


«Adamo, dove sei? Dove sei, uomo? Dove sei finito?». Nel luogo più sacro alla memoria del popolo ebraico, lo Yad Vashem, memoriale delle vittime dell’Olocausto a Gerusalemme, le parole che sceglie Papa Francesco sono quelle della Genesi (3,9), parole che escono dalla bocca di Dio, parole di misericordia di un creatore quasi straziato dal dolore di non riconoscere più la creatura fatta a sua immagine e somiglianza ma perduta a causa del peccato: «Abbi misericordia di noi – ripete Francesco in più punti -, fa che possiamo vergognarci del nostro peccato».

«Un momento particolarmente toccante del mio soggiorno nel vostro Paese – aveva detto ieri il Papa, appena giunto in Israele, all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv – sarà la visita al Memoriale di Yad Vashem a ricordo dei sei milioni di ebrei vittime della Shoah, tragedia che rimane come simbolo di dove può arrivare la malvagità dell’uomo». A questo punto Bergoglio aveva deplorato con forza l’attentato sanguinoso alla sinagoga di Bruxelles, in Belgio, avvenuto venerdì 23 maggio.

Papa Francesco è il terzo Papa a compiere una visita allo Yad Vashem dopo Giovanni Paolo II nel 2000 e Papa Benedetto XVI nel 2009. La cerimonia si svolge nella cosiddetta sala delle rimembranze, al centro della quale arde una fiamma perenne in ricordo delle vittime. Assieme a Papa Francesco, il presidente Shimon Peres, il primo ministro Benjamin Netanyahu, il rabbino Israel Meir Lau, rabbino capo di Tel Aviv e presidente del Consiglio dello Yad Vashem. Iael Nidam-Orvieto, una studiosa di origine italiane esperta di anti-semitismo in epoca fascista legge in italiano una lettera della vittima dell’olocausto Ida Goldish, originaria della Romania e deportata in Transizia nel 1941, assieme al figlio e alla mamma che morirono di stenti. Il Papa depone una corona di fiori sulla lapide accanto alla fiamma perenne aiutato da due bambini di fede cattolica nati in Israele e di origine immigrata, bambini che fanno parte della comunità di San Giacomo del patriarcato latino di Gerusalemme, composta da cattolici di lingua ebraica.

In un passaggio commovente della cerimonia il Papa, come già fecero i due Pontefici che lo hanno preceduto, incontra sei sopravvissuti all’Olocausto, in rappresentanza dei sei milioni di ebrei trucidati (i loro nomi sono: Avraham Harshalom, Chava Shik, Joseph Gottdenker, Moshe Ha-Elion, Eliezer Grynfeld, e Sonia Tunik-Geron).

Con un altro gesto inaspettato e carico di umanità, chinandosi profondamente il Papa bacia la mano di ciascuno di loro: sei inchini che dicono solidarietà e riconoscimento della grandezza del sacrificio del popolo ebraico, sei inchini che sono l’abbraccio del successore di Pietro ai suoi «fratelli maggiori» – come il Papa ripetutamente definisce gli ebrei – i figli superstiti del popolo d’Israele.

Il cantore Asher Hainowitz alla fine esegue il El Maleh Rahamim, la preghiera funebre della tradizione ebraica. In un clima di profonda emozione, il Papa ascolta e prega assorto.

Accogliendo la richiesta del primo ministro Benjamin Netanyahu, prima di raggiungere lo Yad Vashem il Papa si era soffermato per alcuni minuti nel cimitero del Monte Herzl, accanto alle lapidi che riportano i nomi delle vittime israeliane del terrorismo. Qui, il premier israeliano aveva spiegato al Pontefice che la costruzione del muro di separazione tra Israele e i Territori palestinesi è stata necessaria per salvare migliaia di vite umane. «Il terrorismo – ha risposto Francesco con alcune parole a braccio in spagnolo – è cattivo per origine, perché nasce dall’odio, e per il risultato, perché non costruisce ma distrugge. Prego per le vittime del terrorismo in Israele e di tutte le vittime del mondo. Mai più terrorismo! Che si capisca che è una via senza uscita!»

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