Aprile 2008
Siria. La povertà alimenta il traffico d’organi umani
La disperazione dettata dalla povertà sta spingendo molti siriani a gesti estremi. La prospettiva di mettere la propria vita nelle mani dei trafficanti d'organi deve apparire a chi non ha di che sfamare la propria famiglia qualcosa di accettabile, pur con tutti i rischi che ciò comporta. In Siria la legge proibisce di vendere i propri organi. Ma niente vieta, in linea di principio, di passare le frontiere e sottoporsi all'espianto all'estero.
Immigrazione ebraica. Israele, andata e ritorno
La Jewish Agency for Israel, agenzia che agevola il flusso di immigrazione ebraica dalla diaspora verso Israele, rileva che tra gennaio e marzo 2008 «solo» 1.207 persone hanno deciso eleggere lo Stato ebraico come propria patria adottiva. Il 12 per cento in meno dell'anno precedente. Solo gli immigrati ebrei dalla Bielorussia sarebbero in aumento (+ 30 per cento). Il resto dei Paesi dell'ex-Blocco sovietico segna un saldo negativo.
Così varie istituzioni israeliane si interrogano su come incentivare gli arrivi e fronteggiare la delusione di chi, messo piede nella terra dei suoi padri, poi ritorna sui suoi passi.
Israele. Vita grama per i braccianti thailandesi
Non hanno vita facile i quasi 200 mila lavoratori stranieri che l'economia israeliana ha attirato da varie parti del mondo per rimpiazzare la manodopera palestinese estromessa in occasione della prima intifada. Anche quando si tratta di immigrati con regolare permesso, subiscono spesso soprusi non adeguatamente perseguiti dai poteri dello Stato preposti ai controlli. Consideriamo il caso dei thailandesi, che in Israele vengono impiegati nel comparto agricolo. Secondo l'analisi di Kav LaOved, una delle organizzazioni israeliane per la difesa dei diritti dei lavoratori meno tutelati, questo gruppo nazionale è particolarmente svantaggiato per una serie di ragioni.
Se la legge fa eccezioni
Una radio nata per promuovere la coesistenza tra israeliani e palestinesi che trasmette, apparentemente, senza le dovute autorizzazioni. E una «Casa della pace» un po' particolare, che a Hebron sorge dove non dovrebbe essere. Due vicende parallele in queste ore sui giornali della Terra Santa e pongono qualche dubbio su che cosa voglia dire far rispettare la legalità oggi in Israele. Ecco come è andata.
Una banda nel deserto
Otto musicisti alla deriva della piccola banda del corpo di polizia di Alessandria d'Egitto sbarcano all'aeroporto Ben Gurion in un caldo pomeriggio estivo. Sono stati invitati in Israele per accompagnare con le loro musiche tradizionali l'inaugurazione di un centro culturale arabo a Petah Tikva, ma nessuno li aspetta all'arrivo e loro prendono l'autobus sbagliato e finiscono per ritrovarsi in un villaggio in pieno deserto, tra un gruppo di ebrei prima bruschi e poi solidali. Il film è delizioso, delicato e non privo di ironia. Da vedere.
Nel Grande Cratere l’eco della Parola
La formazione francescana nell'ambito della Custodia di Terra Santa - dice l'autore di questo articolo - investe parecchio sulla conoscenza della regione dal punto di vista biblico-archeologico. Ma fra Oscar ama anche, non appena può, immergersi in ampi spazi aperti e camminare per ore. Non è solo un modo per svagarsi, ma anche per farsi «entrare la Bibbia nelle scarpe» e per contemplare la bellezza del volto del Signore nel Creato. Una delle più belle escursioni compiute è quella nell'area del Grande Cratere, situato nel deserto del Negev. Ecco come è andata.
Getsemani. Testimonianze dal silenzio
Segnali di dialogo nella terra dell’islam
Bar’am. Un gioiello di sinagoga
Nel nord d'Israele, al confine con il Libano, sorge un antico villaggio che conserva una bella sinagoga e tracce della presenza cristiana.