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Una guida nello zaino

13/06/2007  |  Milano
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Una guida nello zaino

A un primo frettoloso sguardo, questa guida al Camino de Santiago ci era sembrata l'ennesimo di tanti libercoli di scarsa utilità sfornati con intenti commerciali per cavalcare l'onda di una moda. Invece bisogna riconoscere che Il bastone e la conchiglia ha un'originalità che rende il libro uno strumento agile e vivace da includere nello zaino da pellegrino. Il testo è pensato per chi intraprende il pellegrinaggio a piedi percorrendo interamente, o solo in parte, gli 800 chilometri del cosiddetto Cammino francese.


A un primo frettoloso sguardo questa guida al Camino de Santiago ci era sembrata l’ennesimo di tanti libercoli di scarsa utilità sfornati con intenti commerciali per cavalcare l’onda di una moda.

Invece bisogna riconoscere che Il bastone e la conchiglia ha un’originalità che rende il libro uno strumento agile e vivace da includere nello zaino da pellegrino jacobeo (il testo è pensato per chi, come sarebbe doveroso fare, intraprende il percorso a piedi).

La prima quarantina di pagine inquadra storicamente il pellegrinaggio verso Santiago de Compostela, la città della Galizia spagnola dove da secoli si venerano le reliquie dell’apostolo san Giacomo il Maggiore. Dagli inizi, nel IX secolo, si arriva a passi rapidi fino ai nostri giorni, stagione in cui il Camino è tornato in grande auge per molteplici ragioni e tra persone (non solo europee) delle più varie estrazioni sociali, ideologiche e religiose.

La seconda sezione (poco meno di 40 pagine anche qui) contiene tutte le indicazioni indispensabili per prepararsi a partire. Ogni interrogativo trova risposta: cosa mettere nello zaino, che calzature indossare, come raggiungere l’inizio del percorso, e così via. I suggerimenti sono saggi e si capisce che nascono dall’esperienza diretta di chi, come le due autrici, il Camino lo ha percorso coi suoi piedi. Molto opportuni i box che mettono a fuoco questo o quel tema. A pagina 72 ve n’è uno dedicato alla «giornata tipo del pellegrino» che spiega come i tradizionali ostelli, gli albergues, siano per lo più strutturati in camerate comuni. «Molti pellegrini si alzano presto (verso le 5) per percorrere gran parte della tappa durante le ore più fresche del mattino» (si sta parlando, ovviamente, dei mesi estivi di massima affluenza). Varrebbe la pena di soggiungere: «Se siete tra questi, evitate di manipolare in modo interminabile i sacchetti di plastica del vostro bagaglio a pochi centimetri dai vicini di branda che legittimamente hanno deciso di partire più tardi e ancora riposano». Sembra incredibile, ma non molti si rendono conto di quanto sia sgradevole essere svegliati così.

La terza parte (oltre 100 pagine) entra nel vivo del Camino accompagnando il pellegrino passo passo lungo la rotta più battuta, il cosiddetto Cammino francese. Il nome di ogni località è preceduto dal numero di chilometri percorsi dal punto di partenza (qui fissato nella località di Saint Jean Pied-de-Port, sul versante francese dei Pirenei) e seguito dall’altitudine. A qualche paese e città viene dedicato maggiore spazio (ma non aspettatevi mai una guida ai monumenti), ad altri due o tre righe con le sole indicazioni indispensabili.

Un’avvertenza è importante: il Camino è come un organismo vivente, soggetto a mutazioni. Bisogna mettere in conto che, col passare del tempo, alcuni dei ragguagli forniti dalle guide (anche da questa) risultino non più puntuali (forse qualche pagina bianca in fondo al volume per annotare integrazioni e variazioni avrebbe potuto essere utile). In questa sezione le indicazioni spicciole sono intervallate da brevi testi di carattere spirituale.

Preziose anche le dieci pagine dell’Appendice. Offrono una bibliografia minima e, soprattutto, gli indirizzi di parecchi siti Internet da cui attingere altre suggestioni.

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