Mentre in Israele si susseguono le visite e i colloqui con gli inviati della Casa Bianca nell'intento di rafforzare il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, la Knesset approva in prima lettura un progetto di legge che prevede l’annessione dei territori della Cisgiordania già occupati da Israele con gli insediamenti illegali.
Chissà se arriverà, un giorno, uno storico capace di raccontare per bene tutta la schizofrenia del rapporto degli Usa con Israele? Prendiamo solo l’esempio delle ultime ore. Arrivano in Israele il vice-presidente Usa JD Vance e Steve Witkoff, l’inviato speciale di Donald Trump. Incontrano il premier Benjamin Netanyahu, gli parlano della tregua a Gaza, di come sostenerla e implementarla, annunciano l’invio di un contingente americano che dovrebbe, appunto, seguire i processi del cessate il fuoco e inserirsi nella forza internazionale di pace prevista dal famoso Piano Trump, che dovrebbe dispiegarsi nella Striscia man mano che le truppe israeliane si ritirano.
Si tenga presente che Vance e Witkoff sono arrivati a Gerusalemme pochi giorni dopo la visita dello stesso Trump (del 13 ottobre scorso – ndr) e appena prima dell’arrivo del segretario di Stato Marco Rubio, al suo terzo viaggio in Israele da settembre. In pratica, in meno di un mese il vertice dell’amministrazione americana ha fatto visita a Netanyahu.
Bene. Mentre si susseguono queste visite e questi colloqui, che avviene sul lato israeliano? La Knesset approva in prima lettura (ne servono tre) un progetto di legge che prevede l’annessione dei territori della Cisgiordania occupati da Israele attraverso gli insediamenti illegali. E allo stesso modo approva, sempre in prima lettura, una proposta di legge avanzata da Avigdor Lieberman di Yisrael Beitenu per estendere la sovranità di Israele anche all’insediamento di Ma’ale Adumim, vicino a Gerusalemme.
Fuori dal politichese, questo vuol dire che mentre i politici americani gli parlano della tregua a Gaza, Netanyahu e i suoi preparano una Gaza 2. Perché è evidente che annettere a Israele tutto il territorio illegalmente occupato, che ha ridotto lo spazio palestinese a una serie di enclavi sempre più soffocate dai posti di blocco e ridotte nelle dimensioni, vorrebbe dire annettere l’intera Cisgiordania e in ogni caso far crollare il poco rimasto dell’Autorità nazionale palestinese. È vero che questa, nella senescenza della gestione Abu Mazen, è ridotta a poca cosa e certo non ha lo spirito militare delle milizie di Hamas. Ma è facile immaginare che una qualche resistenza ci sarebbe, e che la reazione militare di Israele sarebbe di nuovo durissima. Inoltre si riproporrebbe l’essenza della questione di Gaza: che fare dei palestinesi? Deportarli, come si proponevano molti ministri israeliani prima dell’intervento di Trump, al cui Piano peraltro hanno votato contro?
Però forse ci sbagliamo. A questi livelli di incongruenza e contraddizione, dopo tutti i disastri a cui abbiamo assistito in Medio Oriente, sempre all’insegna del motto «questa è la guerra che metterà fine a tutte le guerre», forse uno storico non basta. Meglio uno psichiatra.





















