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Assisi ricorda: quando salvammo quegli ebrei dallo sterminio

Giampiero Sandionigi
21 settembre 2011
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Tra poco più di un mese Assisi farà da scenario alla giornata di riflessione e preghiera per la pace convocata da Benedetto XVI. Uomini e donne d'ogni parte del mondo si riuniranno con il Papa, quasi a sognare un’umanità solidale e riconciliata. Nella sua storia recente la città di san Francesco conserva già un piccolo seme di quell’umanità. E lo evoca con una mostra...


(Milano) – Tra poco più di un mese, per una manciata di ore, Assisi tornerà sotto i riflettori di tutto il mondo per la giornata di riflessione e preghiera convocata da Benedetto XVI nel venticinquesimo anniversario dell’incontro voluto da Giovanni Paolo II il 27 ottobre 1986. Uomini e donne di varie provenienze, credenti e non, si riuniranno intorno al Papa quasi a prefigurare un’umanità solidale e riconciliata.

Dentro la sua storia recente la cittadina umbra che diede i natali a san Francesco e santa Chiara conserva già un piccolo seme di quell’umanità. È una realtà che è bene non dimenticare e che la stessa Repubblica Italiana, nella persona del presidente Carlo Azeglio Ciampi, volle riconoscere e premiare, nel 2004, con una medaglia d’oro al merito civile. «Con spirito cristiano ed encomiabile virtù civile – recita la motivazione del riconoscimento –, durante l’ultimo conflitto mondiale, (Assisi) si distinse per particolari iniziative e atti umanitari che evitarono la distruzione di un inestimabile patrimonio artistico e consentirono la salvezza di numerosi perseguitati politici, ebrei, profughi e sfollati, nonché la cura di migliaia di feriti di ogni nazionalità, ricoverati nelle strutture sanitarie cittadine. Splendido esempio di amore per il prossimo e di solidarietà tra i popoli».

Proprio per tramandare quegli eventi ai cittadini, ai turisti e, soprattutto, alle nuove generazioni, dal marzo scorso, a pochi passi dalla basilica di San Francesco, è allestita una mostra multimediale intitolata Museo della Memoria – Assisi 1943-1944. L’allestimento è ospitato a Palazzo Vallemani (in via San Francesco, 10) e rimarrà aperto al pubblico sino a fine anno.

Un percorso bilingue (italiano e inglese), che si snoda in quattro sale, narra l’impresa di un piccolo gruppo di uomini e donne che in quel biennio si adoperarono per assistere gli almeno 4.000 profughi arrivati in città e salvare decine, se non centinaia, di ebrei dall’arresto e dalla deportazione. Dopo aver sintetizzato il contesto storico su scala locale e nazionale (leggi razziali ecc.), la mostra presenta i principali protagonisti di quella pagina di storia: il vescovo Giuseppe Placido Nicolini, il francescano fra Rufino Niccacci, don Aldo Brunacci, i tipografi Brizi padre e figlio, i monasteri e conventi che diedero riparo agli ebrei, ma anche (sia pure con responsabilità e ruoli diversi) il podestà Arnaldo Fortini e il colonnello medico tedesco Valentin Müller. Corredano i pannelli, un filmato e alcune teche contenenti documenti originali. All’ingresso di Palazzo Vallemani è poi esposta la macchina tipografica che Aldo e Trento Brizi utilizzarono per stampare le false carte di identità destinate agli ebrei.

La giornalista Marina Rosati, ideatrice e curatrice dell’iniziativa, ce ne illustra le coordinate essenziali. «Ho immaginato questa mostra sentendo parlare di un’idea realizzata nel 2007 negli Stati Uniti dall’Università San Bonaventura. La sua presidente e alcuni docenti, dopo aver soggiornato alla Casa Papa Giovanni (un’opera fondata qui in città nel 1962 da don Aldo Brunacci e dedita all’accoglienza dei pellegrini), avevano deciso di far conoscere ai loro studenti quanto ad Assisi si era fatto per salvare gli ebrei dai nazisti nel 1943-44. Mi son detta: perché non fare qualcosa di simile anche da noi? Ne ho parlato con la coordinatrice di Casa Papa Giovanni, Rita Capodiferro, e con l’attuale direttore, il vescovo emerito di Assisi Sergio Goretti. Entrambi hanno accolto la proposta, anche nell’intento di onorare la memoria del fondatore don Aldo, morto nel 2007, che di quegli eventi fu co-protagonista. Siamo partiti dai testi elaborati da Annabella Donà per la mostra americana, ampliandoli con nuovi materiali raccolti dagli archivi o ascoltando la viva voce degli ultimi testimoni di quell’epoca – come le sorelle Graziella e Mirjam Viterbi – e dei parenti delle personalità che vissero quella pagina di storia».

La Rosati sogna di ampliare il Museo della Memoria e magari renderlo un’esposizione permanente. «Le istituzioni locali – dice – hanno mostrato un certo interesse in tal senso e la sezione perugina dell’Associazione Italia-Israele immagina di creare un museo dei “Giusti” italiani proprio ad Assisi. Vedremo quali sviluppi saranno possibili».

(La mostra è accompagnata da un catalogo e da un dvd, che possono essere acquistati alla biglietteria di Palazzo Vallemani oppure alla libreria Fonteviva, presso la Casa Papa Giovanni in via San Paolo, 32 ad Assisi)

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