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Scambi impossibili

12/04/2007  |  Milano
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Negli ultimi giorni è tornata in prima pagina sui quotidiani della regione mediorientale la questione delle trattative sulla liberazione di Gilad Shalit, il caporale dell'esercito israeliano rapito a Gaza il 25 giugno scorso e tuttora nelle mani di Hamas. Il governo palestinese ha fatto avere a quello israeliano una lista di un migliaio di prigionieri palestinesi attualmente nelle carceri israeliane al fine di procedere a uno scambio. Ma sembra essere un vicolo cieco e allora varie voci sulla stampa, anche palestinese, invitano il governo Haniyeh a spiazzare gli israeliani con un rilascio unilaterale.


In questi ultimi giorni è tornata in prima pagina sui quotidiani della regione la questione delle trattative sulla liberazione di Gilad Shalit, il caporale dell’esercito israeliano rapito a Gaza il 25 giugno scorso e tuttora nelle mani di Hamas. Il governo di unità nazionale guidato da Haniyeh ha fatto avere a quello di Olmert una lista di un migliaio dei circa 10 mila prigionieri palestinesi attualmente nelle carceri israeliane con l’intenzione di procedere a uno scambio.

Ma è una strada che sembra nuovamente destinata ad arenarsi per via soprattutto di alcuni nomi: non tanto quello di Marwan Barghouti, il leader più noto della seconda Intifada e figura di spicco di Fatah, a cui in tanti ormai in Israele guardano come l’uomo con le credenziali giuste per sconfiggere Hamas; il problema vero sono piuttosto alcuni capi militari di Hamas e una figura come il leader del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp) Ahmad Saadat, responsabile nel 2001 dell’assassinio del ministro israeliano Rehavam Ze’evi.

È molto probabile, dunque, che anche questa volta non si arrivi a nulla. E allora vale la pena di rilanciare il punto di vista controcorrente di Gershon Baskin, dell’Israel/Palestine Center for Research and Information. Punto di vista reso interessante dal fatto di esser stato pubblicato anche sul sito palestinese miftah.org oltre che sul Jerusalem Post.

Non sarebbe ora – scrive Baskin – che Hamas imparasse quello che ha capito persino Ahmadinejad nella vicenda dei 15 marinai britannici? E cioè che un rilascio unilaterale potrebbe pagare molto di più in termini politici di una lunga e abbastanza improbabile trattativa? E che, tolto di mezzo l’ostacolo Shalit, le pressioni internazionali su Olmert per un negoziato in cui si parli anche del rilascio di un certo numero di prigionieri, diventerebbero oggettivamente più facili?

Clicca qui per leggere l’articolo di miftah.org

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