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Hebron, pietra d’inciampo

10/04/2007  |  Milano
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Hebron, pietra d’inciampo
Hebron. La moschea che custodisce la tomba di Abramo. (foto S. Cavalli)

Nella città di Hebron è in corso un nuovo capitolo di quella politica del «fatto compiuto» che ha accompagnato per quarant'anni la crescita degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Da un paio di settimane, infatti, una ventina di famiglie di coloni abita in un edificio di quattro piani nel mezzo di una zona interamente araba e hanno intenzione di ristrutturarlo per poter ospitare altre venti famiglie. Il ministro israeliano della Difesa ha promesso che li farà sgombrare, ma non c'è da giurarci. In Israele se ne discute e noi vi riferiamo due opposti pareri riportati sulla stampa.


C’è un nuovo braccio di ferro in corso con i coloni a Hebron. E in gioco c’è ancora una volta quella politica del «fatto compiuto» che ha accompagnato per quarant’anni la crescita degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Da un paio di settimane, infatti, una ventina di famiglie di coloni abita in un edificio di quattro piani nel mezzo di una zona interamente araba. La palazzina (nata per diventare un centro commerciale, idea poi naufragata a causa delle restrizioni seguite alla seconda intifada) è stata acquistata attraverso un’immobiliare giordana per 700 mila dollari. I coloni l’hanno ribattezzata la «Casa della pace» (anche i nomi contano) e hanno intenzione di ristrutturarla per poter ospitare anche altre venti famiglie. La posizione è strategica: si trova, infatti, sulla strada che congiunge Kyriat Arba (l’insediamento subito fuori Hebron dove vivono circa cinquemila coloni) e la zona della Tomba dei patriarchi (dove altri 600 coloni abitano in alcune case vicine).

Tutto questo succede a Hebron, città dove vivono 100 mila arabi palestinesi. Città che è il grande rompicapo di qualsiasi linea di confine tra i due Stati che dovrebbero un giorno risolvere il conflitto tra israeliani e palestinesi: perché un posto in cui vivono 100 mila palestinesi non può non stare nello Stato palestinese. Ma, nello stesso, Israele non può rinunciare al luogo dove si venera la tomba di Abramo (e che era la sua capitale ai tempi del re Davide). Sono i motivi per cui da anni Hebron è il posto dove la tensione tra israeliani e palestinesi è più alta.

Ora i coloni qui provano di nuovo ad allargarsi. Il ministro israeliano della Difesa Amir Peretz ha promesso che li farà sgombrare. Facendo notare che la «Casa della pace» nasce in violazione della legge: ogni insediamento nei Territori deve avere il benestare preventivo dell’Amministrazione civile (che, nonostante il nome, è l’organismo militare israeliano che governa la Cisgiordania). Del resto è l’esercito che poi deve garantire la sicurezza a chi abita in quelle case. La vicenda sta facendo ovviamente discutere in Israele.

Riferiamo due prese di posizione opposte: da una parte l’editoriale del quotidiano Haaretz che chiede a Peretz di passare al più presto dalle parole allo sgombero, perché «la Cisgiordania è piena di insediamenti provvisori che sono durati più a lungo del ministro della Difesa»; dall’altra l’articolo di Arutz Sheva, l’agenzia vicina al movimento dei coloni, che spiega perché non è affatto scontato che guesto sgombero avvenga, elencando anche le attestazioni di solidarietà ricevute dalle famiglie della «Casa della pace» dall’interno del governo Olmert.

Clicca qui per leggere l’articolo di Haaretz

Clicca qui per leggere l’articolo di Arutz Sheva

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