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Dal Carmelo: «I grandi della terra ascoltino la voce di Dio»

19/07/2006  |  Haifa
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Dal Haifa ci giunge la testimonianza delle suore del Monte Carmelo. E l'invito ad unirsi a loro nella preghiera alla Vergine, Regina della Pace.


Haifa è sottoposta in questi giorni al fuoco dei razzi Katiuscia lanciati dalle postazioni degli Hazbollah. Dal Monte Carmelo, uno dei luoghi più venerati della Terra Santa (la memoria del profeta Elia accomuna ebrei, cristiani, musulmani e drusi), ci scrivono le suore carmelitane. Alla Vergine del Carmelo ha affidato le sorti della Terra Santa anche Benedetto XVI durante l’Angelus di domenica scorsa.

«Sotto la tua protezione, troviamo rifugio Santa Madre di Dio, non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova e liberaci da ogni pericolo o Vergine Gloriosa e Benedetta».
É questa l’invocazione che sgorga continuamente dal cuore, dopo l’Ave Maria, per impetrare tutte le grazie di cui abbiamo bisogno in questo momento. Da 2800 anni, il profeta Elia, di cui ricorre la festa domani 20 luglio, è la grande presenza che accomuna tutti i credenti delle nostre regioni: ebrei, cristiani, musulmani, drusi.
Sentiamo potente la sua mediazione, soprattutto ora che la zona del Monte Carmelo e il Libano sono tutt’uno, sotto la minaccia dei missili, che da cinque giorni arrivano a intermittenza, paralizzando la vita e l’attività normale, ma senza lasciarci scoraggiare.
E noi, carmelitane del Monte Carmelo? Siamo grate dei messaggi spirituali sulle ali della preghiera e dell’affetto, delle chiamate telefoniche, delle testimonianze ricevute via mail che ci giungono dal mondo intero, da persone note o sconosciute, ma tutte desiderose di manifestare solidarietà e preghiera.
La nostra vita continua più che fiduciosa nell’aiuto del Signore, con gli scombussolamenti inevitabili al suono della sirena, ogni volta che un attacco è previsto e che lascia appena il tempo di cercare i luoghi più sicuri del monastero, non certo le nostre celle tutte esposte verso il mare, dal quale giungono a intermittenza i «regali» che seminano morti, crolli di case, feriti, paura.
Il cielo così bello e azzurro, è solcato quasi in continuazione da pesanti aerei di guerra, diretti verso il Libano, questo Paese tanto ospitale e cristiano, ancora una volta teatro di guerra.
È vicino al Monte Carmelo, geograficamente e spiritualmente, sia pure dopo tanti anni di separazione politica, senza possibilità di accesso normale. E dire che Beirut dista meno da Haifa che Gerusalemme.
Ecco quanto stiamo vivendo, mentre chiediamo la preghiera di tutti, perchè i grandi della politica ascoltino la voce di Dio, del nostro Dio di pace, il Dio di Gesù Cristo.

 

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Ernesto Borghi

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