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Cipro elegge il nuovo arcivescovo

Terrasanta.net
20 dicembre 2022
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Cipro elegge il nuovo arcivescovo
A Limassol il presidente di Cipro Nicos Anastasiades, come altri fedeli greco-ortodossi, depone nell'urna il suo voto per il nuovo arcivescovo. (foto Andreas Loucaides/PIO Cyprus)

La Chiesa greco-ortodossa di Cipro in quest'ultimo spicchio del 2022 sta scegliendo il nuovo arcivescovo, dopo la morte di Chrysostomos II avvenuta il 7 novembre scorso. Il popolo si è espresso, ora l'ultima parola è del Santo Sinodo.


(g.s.) – La scorsa domenica 18 dicembre a Cipro quasi 166mila fedeli greco-ortodossi si sono presentati alle urne in chiesa. Ai seggi si sono trovati in mano una scheda con sei nomi e sei foto: le coordinate essenziali dei vescovi che il 22 novembre hanno presentato la propria candidatura per la successione all’arcivescovo Chrysostomos II, deceduto il 7 novembre.

Una riforma degli statuti della Chiesa autocefala di Cipro, introdotta nel 2010 e quindi applicata per la prima volta, prevede che anche i fedeli laici vengano coinvolti nella scelta del nuovo arcivescovo. È proprio il popolo di Dio – andando alle urne a 40 giorni dall’inizio della sede vacante – ha ristretto a tre la rosa dei candidati. Tra costoro, i 16 membri del Santo Sinodo (tutti vescovi) sceglieranno il nuovo capo della Chiesa bizantina cipriota, alla quale fanno riferimento quasi tutti i cristiani dell’isola, vale a dire 7 abitanti su 10.

La terna

Sulla base dei voti espressi domenica, il candidato favorito dovrebbe essere il metropolita Athanasios, della diocesi di Limassol, che ha ottenuto più consensi degli altri due membri della terna che ora viene allo scrutinio del Santo Sinodo: il metropolita di Paphos, Georgios, e il metropolita Isaias, di Tamassos e Orini.

Su Athanasios, è confluito il 35,68 per cento delle preferenze (58.573 voti). Georgios di Paphos ha raccolto il 18,39 per cento dei voti, poche centinaia in più dei 29.708 incassati da Isaias di Tamassos e Orini (18,10 per cento). Sono rimasti esclusi gli altri tre candidati: i metropoliti Vassilios di Famagosta (14,79 per cento di voti), Neophytos di Morphou (9,80 per cento) e Chrysostomos di Kyrenia (3,24 per cento).

Dal popolo al Sinodo

Dopo lo spoglio dei voti espressi dai fedeli greco-ortodossi con cittadinanza cipriota, la procedura concede tre giorni di tempo per presentare eventuali contestazioni. La palla passa quindi al Santo Sinodo, che entro cinque giorni esamina le rimostranze, se ve ne sono, per poi passare alla definitiva elezione dell’arcivescovo, attesa per fine anno.

Nei commenti a caldo del 18 dicembre, il metropolita Athanasios (63 anni) ha auspicato che la volontà del popolo sia rispettata. In realtà, a tutti è chiaro che il voto dei fedeli laici non costituisce un vincolo stringente per il Santo Sinodo. I media ciprioti ritengono che alla fine la spunterà il metropolita Georgios (73 anni), che dal 7 novembre amministra la sede vacante in qualità di luogotenente.

Per divenire arcivescovo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro un ecclesiastico deve ottenere la maggioranza assoluta in seno al Santo Sinodo, cioè 9 voti. Se nessuno raggiunge tale quorum al primo scrutinio, la rosa si restringe ai due candidati più votati e si passa a una nuova votazione. Qualora neppure in questo frangente uno dei due vescovi rimasti in campo ottenga i 9 consensi richiesti, a decidere tra l’uno e l’altro sarà un’estrazione a sorte.

Il fattore Ucraina

Uno dei temi che divide i vescovi ortodossi ciprioti è il riconoscimento o meno della Chiesa ortodossa autocefala di Ucraina, costituitasi a Kiev con il Concilio di Unificazione del 15 dicembre 2018, che ha fatto confluire in un’unica realtà le maggiori componenti greco-ortodosse presenti in Ucraina, sottraendo anche numerose parrocchie e comunità alla giurisdizione del patriarca russo.

Nel 2019 il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, ha riconosciuto l’autonomia e l’indipendenza della Chiesa ucraina. Dopo aver attentamente soppesato la questione, solo altre tre Chiese calcedonesi hanno seguito i passi del Primus inter pares, a costo di indispettire il Patriarcato di Mosca: il Patriarcato di Alessandria (nel novembre 2019), la Chiesa di Grecia (nell’ottobre 2019) e quella di Cipro (nell’ottobre 2020). Il riconoscimento è stato invece, fin qui, negato dalle altre autocefalie greco-ortodosse: Antiochia, Gerusalemme, Serbia, Romania, Bulgaria, Georgia, Polonia, Albania, Cechia e Slovacchia, Macedonia del Nord e, ovviamente, Russia.

Anche a Cipro i vescovi si sono spaccati. Dei tre membri della rosa di cui parlavamo prima, il metropolita Georgios di Paphos ha condiviso, con altri, la decisione dell’arcivescovo Chrysostomos II in favore del riconoscimento; gli altri due no.

L’ombra di Mosca

C’è da dire che lo scoppio della guerra di Vladimir Putin all’Ucraina nel febbraio scorso ha parzialmente rimescolato le carte: il metropolita Isaias di Tamassos e Orini – abitualmente filo-russo – ha espresso la sua delusione per la posizione assunta dal patriarca Kirill di Mosca. Se non bastasse il vivere in un Paese come Cipro, da decenni spaccato in due e parzialmente occupato dall’esercito turco, Isaias (51 anni) afferma di ripudiare la guerra da quando, giovane volontario all’estero a inizio anni Novanta, toccò con mano i tragici effetti delle operazioni belliche sulle popolazioni civili. Così riferiva, a metà novembre, la versione online del giornale Cyprus Mail.

Nella terza isola del Mediterraneo, dove la presenza di russi (facoltosi) è tutt’altro che irrilevante, qualcuno ha espresso il timore che Mosca possa in qualche modo cercare di influenzare l’elezione dell’arcivescovo. A scanso di equivoci il Santo Sinodo non ha consentito di votare ai fedeli greco-ortodossi che pur risiedendo nell’isola sono stranieri. Ammesso e non concesso che i posizionamenti geo-strategici abbiano un rilievo nell’elezione di un ecclesiastico che certamente riveste un ruolo importante nella vita istituzionale della nazione, gli ecclesiastici potrebbero decidere di arginare le tendenze filorusse proprio votando l’anziano metropolita Georgios di Paphos.

Qualche riflessione si impone

Al di là di quello che sarà l’esito finale, il metropolita Isaias ha invitato i suoi fratelli vescovi a soffermarsi su un aspetto: tra i fedeli che avevano diritto a esprimersi col voto (quasi 549mila), solo il 30 per cento si è presentato ai seggi il 18 dicembre. Come interpretare il dato? Quali riflessioni, e condotte future, suggerisce alla Chiesa di Cipro?

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