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Funerali reali a Londra, senza MBS

Laura Silvia Battaglia
19 settembre 2022
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Tra i dignitari di tutto il mondo convenuti a Londra per i funerali della regina Elisabetta II mancava il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman. Un'assenza ingombrante.


Grande assente tra i regnanti presenti, il 19 settembre 2022, al funerale della regina Elisabetta II del Regno Unito, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman dà un segnale problematico alle relazioni con la corona di re Carlo, fin da subito. La notizia era già trapelata tre giorni prima del funerale, da una fonte del ministero degli esteri del Regno Unito, secondo cui il principe ereditario avrebbe saltato il funerale della regina. La modifica al protocollo diplomatico sarebbe stata apportata dall’Arabia Saudita stessa, che ha deciso farsi rappresentare al funerale dal principe Turki bin Faisal.

La presenza del principe Mohammed bin Salman era ritenuta di grande importanza per la riabilitazione delle relazioni tra i due Paesi e avrebbe dovuto essere la prima visita del principe ereditario nel Regno Unito dall’assassinio del giornalista saudita Jamal Khashoggi, ex editorialista del quotidiano statunitense The Washington Post, all’interno del consolato del suo Paese a Istanbul nel 2018. Dopo quella vicenda, il Regno Unito aveva sanzionato 19 aiutanti del principe ereditario sospettati di aver avuto un ruolo nell’omicidio Khashoggi, incluso l’ex collaboratore di bin Salman Saud al-Qahtani. Londra resta ad oggi, insieme alla Turchia, il Paese che ha dato concreto seguito al rapporto dell’intelligence statunitense secondo cui il principe ereditario sarebbe il mandante dell’omicidio Khashoggi. Una responsabilità che Mohammed bin Salman ha sempre negato.

L’eventuale viaggio del principe ereditario saudita a Londra era stato commentato così dalla fidanzata di Jamal Khashoggi, la ricercatrice turca Hatice Cengiz, che da anni porta avanti una battaglia personale e giudiziaria per stabilire la verità sull’omicidio del giornalista, allora suo promesso sposo: «Al principe non dovrebbe essere permesso di prendere parte a questo lutto e non dovrebbe essere consentito di macchiare la memoria della regina e di usare questo periodo di lutto per cercare legittimità e normalizzazione».

I rapporti della regina Elisabetta con la corona saudita e con i predecessori del principe ereditario finora erano stati positivi. Elisabetta II nella sua lunga vita ha incontrato cinque re: Faisal, Khalid, Fahd, Abdullah e Salman. Durante la sua unica visita di stato nel regno del Golfo Persico, nel 1979, il re Khalid le regalò una collana di diamanti, spesso indossata dalla nuora della regina, la defunta principessa Diana.

Con Mohammed bin Salman le cose sono andate diversamente, e non solo per la formalità del funerale. Una settimana fa un uomo yemenita che ha dedicato il suo pellegrinaggio alla Mecca alla defunta regina Elisabetta II è stato arrestato dalla polizia saudita. Formalmente, è accusato di avere violato le regole dell’Umrah (il pellegrinaggio minore ai luoghi santi musulmani, che si svolge al di fuori dei giorni dedicati ogni anno allo hajj, il pellegrinaggio maggiore che attira contemporaneamente milioni di pellegrini da tutto il mondo – ndr) portando un cartello sulla Grande Moschea, dopo aver pubblicato su Twitter un video di sé stesso in pellegrinaggio con uno striscione che recitava: «Umrah per l’anima della regina Elisabetta II, chiediamo ad Allah di accoglierla in cielo e tra i giusti». L’arresto è avvenuto dopo che il suo video è diventato virale sui social media suscitando una pioggia di critiche. La legge islamica, infatti, consente ai musulmani di compiere il pellegrinaggio dell’Umrah per conto dei musulmani deceduti ma non per persone di altre fedi e, secondo Ashraf al-Najjar, studioso egiziano di Al-Azhar, una delle più prestigiose università mondiali di istruzione islamica, essendo la regina Elisabetta cristiana e anche a capo della Chiesa anglicana, l’uomo yemenita avrebbe compiuto un «atto non islamico». Lo studioso, intervistato sul canale governativo saudita TeN TV ha comunque precisato: «Lo Hajj e l’Umrah sono per i musulmani, è vero. L’Islam ha designato la Mecca e Medina solo perché i musulmani tengano questi rituali, quindi non è consentito a un non musulmano entrarvi. Tuttavia, è permesso pregare per i non musulmani, inclusa la defunta regina. Il profeta Maometto ha pregato per un uomo ebreo defunto quando il suo funerale è passato accanto a lui», ha detto, fornendo un esempio illuminante dall’eredità islamica.

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Francesco D'Assisi

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