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Talebani ed emiri, nuovi accordi sugli aeroporti

Fulvio Scaglione
30 maggio 2022
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Saranno gli Emirati Arabi Uniti, e non il Qatar, a gestire i tre principali aeroporti dell'Afghanistan. La decisione sorprende e interroga gli osservatori, a caccia di spiegazioni plausibili.


E così, un altro rapporto che sembrava collaudato, quello tra il governo talebano dell’Afghanistan e il Qatar, è saltato. Dopo una breve visita ad Abu Dhabi di Abdul Ghani Baradar, vice primo ministro dell’Afghanistan per gli Affari economici, il 24 maggio scorso è arrivato l’annuncio: saranno proprio gli Emirati Arabi Uniti a gestire i tre principali aeroporti afghani, quelli di Kabul, Kandahar e Herat.

Scartata la Turchia, che si era candidata fin dai primi giorni del ritorno al potere dei talebani. E soprattutto scartato il Qatar, che dal 2011 era stato sede dei colloqui tra gli Stati Uniti e i talebani e che, soprattutto, aveva gestito con abilità l’aeroporto di Kabul nel settembre scorso, durante la massiccia e per molti aspetti caotica evacuazione dei civili durante il processo di uscita degli americani e di rientro appunto dei talebani.

Per lunghi anni il Qatar era stato, di fatto, l’unico canale di relazione diplomatica tra Usa e vertici talebani e la sua capitale Doha era diventata una specie di campo neutro in cui le due parti potevano parlarsi con la dovuta discrezione. Tutto saltato.

Baradar, ad Abu Dhabi, si era incontrato con la comunità dei commercianti afghani da tempo insediata negli Emirati. Li aveva esortati a investire in patria, approfittando del fatto che il suo governo aveva estirpato la corruzione (nel 2021, col vecchio governo, Transparency International aveva messo l’Afghanistan al 178.mo posto su 180 per limpidezza nelle procedure economiche). Di certo non dev’essersi accontentato di questo, ed è più che probabile che la questione degli aeroporti nasconda promesse interessanti e progetti sostanziosi da parte degli emiratini.

Secondo alcune analisi, ai talebani non sarebbero piaciute certe reprimende delle autorità qatariote sulla discriminazione delle donne e sull’istruzione negata alle ragazze in Afghanistan. Anche questa, però, pare una spiegazione un po’ semplicistica. Gestire i tre aeroporti significa, di fatto, custodire le porte d’accesso all’Afghanistan ed è impossibile credere che una scelta così importante sia stata fatta in base a questa o quella dichiarazione. È probabile, invece, che i talebani, affari e quattrini a parte, vedano il Qatar ora un po’ troppo allineato agli Usa e abbiano preferito gli Emirati che sono alleati di ferro dell’Arabia Saudita, in questa fase (si veda il caso Opec-Russia) impegnata a smarcarsi almeno in parte dall’alleato americano. Capiremo col tempo. Dipanare i ragionamenti dei talebani è impresa per gente paziente.

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