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Dagli scavi di Reina le anfore delle nozze di Cana

Aristide Malnati e Virginia Reniero
17 novembre 2021
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Dagli scavi di Reina le anfore delle nozze di Cana
Giotto di Bondone, Le nozze di Cana, dettaglio di affresco nella Cappella degli Scrovegni, Padova.

Scavi archeologici realizzati a Reina, un piccolo centro della Galilea situato tra Nazaret e Kafr Kana, ci hanno restituito i resti di un'antica fabbrica di anfore e giare. Probabilmente rifornì anche il banchetto nuziale in cui Gesù mutò l'acqua in vino.


Una scoperta di un certo interesse legata ai racconti evangelici è avvenuta recentemente nel sito di Reina (o Reineh), alle porte di Nazaret, in Galilea (Israele): sono riemersi dall’oblio del tempo giare simili a quelle utilizzate nelle nozze di Cana dove avvenne il primo miracolo di Gesù, narrato nel Vangelo di Giovanni (al capitolo 2, versetti 1-11). Stando agli archeologi, le giare citate nel famoso miracolo della trasformazione dell’acqua in vino sarebbero state prodotte proprio a Reina, storico insediamento della Bassa Galilea già noto agli studiosi per la presenza di una fiorente comunità durante il periodo romano.

Di recente, nel corso di sistematici lavori edilizi per la costruzione di un centro sportivo, sono emersi i resti, ancora ben conservati, di un antico centro di produzione di anfore e giare. Parliamo di una grossa fabbrica di vasellame e contenitori per liquidi e per cereali, di varie misure e tipologie, in qualche caso in terracotta, ma per lo più in calcare, come da rigorosa tradizione ebraica: gli ebrei, soprattutto quelli osservanti, per i riti nel tempio e per i loro banchetti rituali e solenni utilizzavano contenitori e recipienti di varia forma, purché in calcare o pietra (come da indicazioni dell’Antico Testamento), in quanto la terracotta e, successivamente, la ceramica erano considerate materiali impuri.

Gli archeologi hanno proseguito le loro analisi arrivando a conclusioni di rilievo: dagli esami stratigrafici degli scavi risulta che il centro di produzione artigianale fu particolarmente attivo nella prima parte del I sec. d.C., periodo che coincide, come sappiamo, con l’esistenza terrena del Signore Gesù. E, siccome l’antico villaggio di Cana (dove il Vangelo di Giovanni ambientò il famoso episodio delle nozze), si trova su una collina a pochi chilometri da Reina (gli studiosi di toponomastica sono concordi nel situarlo in Galilea e non nel sud del Libano, dove invece una tradizione tardiva situerebbe la Cana evangelica), ecco che con un elevato grado di probabilità questa fu la sede artigianale dove furono fabbricate anche le giare e le anfore per le nozze di Cana.

Questa interpretazione è avvalorata dalla comparazione tra i recipienti per acqua o vino trovati in gran numero a Reina e gli scarsi, ma significativi frammenti in calcare di giare con la stessa funzione rinvenuti nei decenni passati tra le poche e mal conservate abitazioni di Cana: lo stile di fabbricazione è lo stesso e anche l’epoca coincide.

Come sappiamo anche dal testo evangelico, le giare per banchetti nuziali di sposi di religione ebraica dovevano essere purificate e legittimate dai sacerdoti: per questo veniva controllato che esse fossero costruite in pietra calcarea (che conservava la purezza originale) e realizzate secondo una determinta tecnica. Una volta utilizzate, gran parte di esse doveva essere distrutta per non essere più riutilizzata, in quanto divenuta ormai corrotta.

Gli scavi di Reina ci hanno restituito un centro di produzione di suppellettili e manufatti utilizzati in tutta la Galilea ed esportati anche in Giudea e, probabilmente, nella stessa Gerusalemme, ad indicare un riconoscimento di purezza che verosimilmente venne conferito a questa antica fabbrica dagli stessi sacerdoti del tempio di Gerusalemme. Una sorta di consacrazione professionale che risulta evidente dal marchio di fabbrica stampigliato sulla maggior parte di anfore e giare trovate a Reina: un «brand vincente», diremmo oggi, che si diffuse in numerosi centri abitati dal popolo ebraico all’epoca di Gesù.

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