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Il bisnonno turco del premier inglese

Fulvio Scaglione
7 agosto 2019
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Il nuovo primo ministro Boris Johnson, convinto sostenitore della separazione della Gran Bretagna dall’Unione europea, ha antenati cosmopoliti di ogni parte d’Europa. Compreso un bisnonno ottomano dalla vita straordinaria.


Era inevitabile che le radici turche di Boris Johnson, nuovo e pittoresco primo ministro del Regno Unito, venissero infine indagate, complice l’entusiasmo della stampa turca, che non si è negata neppure titoli come «Benvenuto cugino Boris!». E in effetti la storia è interessante, anche a prescindere dal fatto che gli abitanti del piccolo centro di Kalfat siano pronti a indicare ai visitatori la casa degli antenati del premier britannico, sopravvissuta agli anni e a tanti sconquassi.

La sostanza è che il bisnonno di Boris Johnson si chiamava Ali Kemal, visse tra il 1867 e il 1922 e all’epoca sua fu un giornalista tra i più noti del Paese e un politico di non poco conto. Era nato appunto a Kalfat da una donna circassa che in origine era stata schiava e sin da giovane aveva maturato salde idee liberali. Giornalista, viaggiava molto all’estero e durante una delle sue visite in Svizzera si innamorò di Winifred Brun, figlia di Frank Brun (svizzero) e Margaret Johnson (inglese), che sposò a Londra nel 1903. Con lei ebbe una figlia, Selma, e un figlio, Osman, nato nel 1909, il nonno di Boris Johnson.

Nei primi anni del Novecento, per la Turchia particolarmente convulsi, la vita non era facile per un personaggio pubblico di incrollabili convinzioni liberali. Ali Kemal riuscì a farsi mandare in esilio dal sultano Abdul Hamid II, a entrare in urto con i Giovani Turchi, a farsi di nuovo esiliare dal sultano Mehmed V, a far parte della delegazione turca ai colloqui di pace di Versailles alla fine della prima guerra mondiale e a diventare ministro dell’Interno (nel 1919) del governo formato da Damat Ferid Pasha, che di Mehmet VI (ultimo sultano nella storia della Turchia) era appunto il gran visir.

L’atto più forte, però, Ali Kemal lo fece da giornalista, scrivendo una serie di articoli infuocati contro i responsabili del massacro degli armeni del 1915 e accusando apertamente i dirigenti del partito dell’Unione e del Progresso (Ittihad ve Terakki). I nazionalisti non tardarono a fargliela pagare. Ali Kemal fu rapito in un grande albergo di Istanbul, portato sul lato asiatico della città, consegnato a un reparto di fedelissimi di Kemal Atatürk e lì lapidato, pugnalato e impiccato.

Il suo pronipote Boris Johnson discende dunque da un uomo che, nella versione ufficiale che la Turchia dà di quegli anni, dovrebbe essere considerato un traditore della patria. Anche se, con ogni probabilità, era solo un onesto intellettuale cosmopolita che non poteva accettare il genocidio come pratica politica.


 

Perché Babylon

Babilonia è stata allo stesso tempo una delle più grandi capitali dell’antichità e, con le mura che ispirarono il racconto biblico della Torre di Babele, anche il simbolo del caos e del declino. Una straordinaria metafora del Medio Oriente di ieri e di oggi, in perenne oscillazione tra grandezza e caos, tra civiltà e barbarie, tra sviluppo e declino. Proveremo, qui, a raccontare questa complessità e a trovare, nel mare degli eventi, qualche traccia di ordine e continuità.

Fulvio Scaglione, nato nel 1957, giornalista professionista dal 1981, è stato dal 2000 al 2016 vice direttore di Famiglia Cristiana. Già corrispondente da Mosca, si è occupato in particolare della Russia post-sovietica e del Medio Oriente. Ha scritto i seguenti libri: Bye Bye Baghdad (Fratelli Frilli Editori, 2003), La Russia è tornata (Boroli Editore, 2005), I cristiani e il Medio Oriente (Edizioni San Paolo, 2008), Il patto con il diavolo (Rizzoli, 2016). Prova a raccontare la politica estera anche in un blog personale: www.fulvioscaglione.com

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