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In Terra Santa la Pasqua in chiave ecumenica

Beatrice Guarrera
27 marzo 2018
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I riti pasquali si prolungano quest’anno in Terra Santa per la non coincidenza della festa tra Chiese d’Occidente e d’Oriente. Ne parliamo con padre Frans Bouwen, esperto di ecumenismo da decenni a Gerusalemme.


Per alcuni sono il simbolo della divisione, per altri il segno di conservazione di una forte identità: rappresentano questo ed altro le 13 Chiese e comunità cristiane presenti in Terra Santa. Tra pochi giorni sarà Pasqua e tutte si preparano alle celebrazioni nei diversi riti.

Mentre lo scorso anno, la solennità è stata celebrata lo stesso giorno da tutti i cristiani, quest’anno la Pasqua latina e quella ortodossa ricorreranno rispettivamente l’1 e l’8 aprile. Ciò avviene, a causa della disparità dei calendari: le Chiese d’Oriente adottano il calendario giuliano mentre le Chiese d’Occidente (cattolici latini e comunità nate dalla Riforma protestante) quello gregoriano. La collocazione cronologica delle feste dipende dal modo differente di calcolare due momenti precisi: l’inizio dell’Avvento e la data della Pasqua, corrispondente alla domenica che segue il plenilunio di primavera.

Per i latini la Settimana Santa sarà ricca di appuntamenti nei luoghi nella Passione: giovedì al Cenacolo, venerdì sul Calvario e sabato (di prima mattina, per ragioni di status quo) la veglia di Pasqua con l’annuncio della resurrezione al Santo Sepolcro.

Uno dei momenti culmine per i greco-ortodossi sarà invece la celebrazione del Fuoco Santo il Sabato Santo, la cui «fiamma miracolosa» proviene, secondo quanto affermano, da un miracolo divino dentro all’Edicola.

Al di là dei riti nei Luoghi Santi, i cristiani avranno comunque modo incontrarsi per le vie della città. «In altre parti del mondo, ognuno può andare alla propria chiesa, ignorando le altre. In Terra Santa, e in particolare a Gerusalemme, ciò non è possibile: viviamo insieme tutti giorni. Le strade, le scuole, le parrocchie sono vicine l’una l’altra e in molte famiglie ci sono matrimoni misti». Lo spiega padre Frans Bouwen – membro della famiglia religiosa dei Missionari d’Africa (o padri bianchi), che a Gerusalemme risiedono presso la chiesa di Sant’Anna – impegnato da decenni sul fronte dell’ecumenismo.

«Vivere a Gerusalemme – continua Bouwen, che risiede da qui da oltre quarant’anni – è sperimentare le differenze ed essere consapevoli del fatto che il Vangelo si è diffuso in tutto il mondo ed è penetrato in diverse culture e lingue, dando vita a varie tradizioni liturgiche. Ognuna delle Chiese viene a Gerusalemme per essere presente nei Luoghi Santi e rinnovarsi. Questo è l’unico posto al mondo in cui è possibile sperimentare la cattolicità e l’universalità della Chiesa».

Il padre bianco conosce bene l’atmosfera che si respira a Gerusalemme quando la Pasqua s’avvicina. Ogni notte il rumore delle valigie trascinate dai pellegrini rompe il silenzio della città vecchia, mentre di giorno si moltiplicano le vie crucis dei gruppi lungo la via Dolorosa. Si ha la sensazione che il Santo Sepolcro e i Luoghi Santi siano davvero il centro del mondo, come veniva raffigurato nelle antiche mappe.

Padre Bouwen spiega che la Pasqua in Medio Oriente può diventare anche un’occasione per iniziative di ecumenismo e comunione: «Sono stati fatti molti sforzi per provare a celebrare tutti insieme la Pasqua nella stessa data. In Grecia, a Cipro e in Egitto, i cattolici, che sono una piccola minoranza, celebrano la festa con la maggioranza, che sono i cristiani ortodossi. Di conseguenza cadono nella stessa data anche la Pentecoste e le altre feste che non hanno un posto fisso nel calendario». Oggi accade la stessa cosa in alcune parrocchie di Ramallah e Taybeh (nei Territori palestinesi) e anche in Giordania. «A Gerusalemme ci hanno provato, ma la cosa ha creato più divisioni che unità», aggiunge il religioso.

La Pasqua e il Natale possono diventare per le Chiese occasioni di dialogo, grazie ai consueti ricevimenti di scambio degli auguri tra i religiosi. In questi incontri privati, davanti a un caffè e a un bicchierino, i capi delle comunità conversano fraternamente e a volte alcuni di loro si esibiscono in canti legati alla loro specifica tradizione.

«Per me queste sono iniziative di dialogo molto utili – osserva il missionario d’Africa –. È molto bello, per esempio, vedere lo scambio degli auguri, quando il patriarca latino e i rappresentanti di copti siriaci ed etiopi vanno al patriarcato greco-ortodosso: è un momento semplice e fraterno. Sono questi incontri fraterni che creano confidenza e comprensione reciproca. Non sono tanto i litigi nei Luoghi Santi ad essere importanti per l’ecumenismo, ma le Chiese e le persone che vivono insieme».

I capi delle comunità si incontrano all’incirca ogni due mesi, se non ci sono questioni importanti e più urgenti da decidere, come nel caso dell’eccezionale chiusura del Santo Sepolcro decisa il 25 febbraio scorso. «È importante che si vedano, che discutano dei problemi – continua padre Bouwen –. Non c’è però ancora alcuna pastorale comune. In alcune parrocchie in Terra Santa le Chiese presenti celebrano insieme la processione della Domenica delle Palme, per esempio, ma è qualcosa lasciato all’iniziativa del singolo prete».

Le celebrazioni nei Luoghi Santi saranno governate come sempre dallo status quo che disciplina tempi e modalità di preghiera per le Chiese. «Lo Status quo – sottolinea Bouwen – è un modo di vivere insieme ed è utile che ci sia, perché governa alcuni aspetti. Certo, sarebbe sempre possibile fare di più, come ad esempio stabilire una procedura comune per accogliere i fedeli nel Santo Sepolcro e mantenere l’ambiente più silenzioso».

Il nostro interlocutore è da poco tempo anche presidente della Commissione episcopale per il dialogo ecumenico, voluta dall’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa. Spiega: «Nella Commissione siamo oggi dieci persone oggi. Abbiamo iniziato con un piccolo gruppo e stiamo provando a crescere piano piano. L’organismo è stato fondato nel novembre 2016 e si è messa al lavoro pochi mesi più tardi. La nostra missione si muove su due fronti: sviluppare la coscienza ecumenica e capire come concretamente le Chiese vivono insieme».

L’unità è un concetto che a volte sembra difficile da attuare, ma i passi di avvicinamento reciproco a Gerusalemme non mancano. Conclude Bouwen: «Quando le persone mi dicono che ci sono troppi conflitti tra le Chiese di Gerusalemme, io dico sempre: “Prova a mettere insieme persone tanto diverse in un posto così piccolo: quanti saprebbero fare di meglio?”».

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