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Gerusalemme: la cabinovia che divide

Christophe Lafontaine
31 maggio 2017
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Gerusalemme: la cabinovia che divide
Panoramica dell'area di Gerusalemme in cui dovrebbe essere realizzata la cabinovia (foto Nati Shohat/Flash90)

Israele ha approvato il progetto di una teleferica a Gerusalemme. Dovrebbe collegare la parte ovest al centro storico e poi attestarsi sul Monte degli Ulivi. Fervono le polemiche.


Domenica scorsa, 28 maggio, il governo israeliano ha dato il suo avallo alla costruzione di una teleferica che collegherà la parte occidentale di Gerusalemme ai quartieri orientali sul Monte degli Ulivi.

Partiamo da un dato: intorno alla città vecchia di Gerusalemme, centro nevralgico del turismo in Terra Santa, si registrano imbottigliamenti e alti livelli di inquinamento. Il progetto testé approvato dovrebbe di rendere più fluido l’accesso all’area del Muro occidentale (o “del Pianto”). La cabinovia avrà come punto di partenza occidentale la vecchia stazione ferroviaria di Gerusalemme nei pressi dell’elegante quartiere della German Colony (stazione restaurata nel 2013 e trasformata in centro culturale e commerciale lungo l’asse che collega la Città Santa a Betlemme – ndr). Si prevede una fermata intermedia alla Porta dell’immondizia (che dà accesso alla spianata antistante il Muro occidentale), mentre il capolinea sarà sul Monte degli Ulivi. Su cavi lunghi quasi un chilometro e mezzo, la cabinovia potrà trasportare 3 mila persone ogni ora, operando a una velocità di 21 chilometri orari. Secondo il ministero del Turismo israeliano potrebbe essere operativa a partire dal 2021. La prima fase del progetto dovrebbe costare 200 milioni di shekel (pari a 50 milioni di euro). L’idea, emersa per la prima volta nel 2006, stava nei cassetti da 10 anni. Nel 2013 riemerse durante la campagna elettorale di Nir Barkat, l’attuale sindaco di Gerusalemme, che all’epoca correva per il secondo mandato.

Come la tramvia inaugurata a Gerusalemme nel 2011, anche la cabinovia e il suo tracciato hanno generato polemiche. Secondo molti il progetto ha più un intento politico che urbanistico. Sarà installata nei pressi di vari luoghi santi giudaici, cristiani e musulmani e fornirà un nuovo mezzo di collegamento agli insediamenti ebraici situati nel mezzo dei quartieri arabi orientali. Gli israeliani considerano Gerusalemme, nella sua totalità, capitale una e indivisibile del loro Stato. Cosa che la comunità internazionale non condivide. I palestinesi, da parte loro, rivendicano Gerusalemme est come capitale del loro futuro Stato. Così chi è avverso al progetto della cabinovia accusa la municipalità di Gerusalemme di perpetuare l’occupazione del settore orientale e di creare continuità tra Gerusalemme ovest e gli insediamenti ebraici a est. La “giudaizzazione” di questi quartieri creerebbe uno stato di fatto che creerebbe ulteriori intralci nella spartizione della città in caso di un eventuale accordo di pace.

Il sindaco Nir Barkat non ha mai nascosto che la componente economica e turistica viene surclassata da quella politica. «Questo progetto servirà a chiarire nuovamente a chi appartiene questa città», dichiarava nel 2016 davanti a una platea di militanti del Likud. partito della destra nazionalista di cui è leader il primo ministro. Proprio Benjamin Netanyahu, domenica scorsa uscendo dalla seduta del governo, ha affermato che il progetto della cabinovia si inserisce in un piano di potenziamento delle infrastrutture per «il miglioramento della nostra capitale unificata». In effetti lo stesso giorno il consiglio dei ministri ha approvato anche la realizzazione di un tunnel che colleghi il quartiere ebraico della città vecchia con il Muro occidentale e l’installazione di un ascensore destinato alle persone anziane o con problemi di mobilità.

Sono molti coloro che cercheranno di mettere i bastoni tra le ruote alla realizzazione della cabinovia. Parliamo di oppositori politici ma anche di chi si preoccupa per la difesa del patrimonio. Basti pensare che ai margini meridionali della città vecchia dovrebbe essere piantata una dozzina di piloni, uno dei quali potrebbe conficcarsi proprio nel giardino della basilica di San Pietro in Gallicantu, il santuario cattolico che fa memoria del rinnegamento dell’apostolo Pietro.

Daniel Seidemann, responsabile dell’ong israeliana Gerusalemme terrena, nel 2015 diceva ai media che il progetto della cabinovia è come «un crimine contro Gerusalemme». «Il sindaco si sbaglia di grosso – aggiungeva – se pensa che tutto possa filare via liscio. Dal momento in cui verrà ufficialmente presentato, il progetto sarà contestato da un fronte compatto costituito dai palestinesi, dalla Giordania protettrice dei luoghi santi di Gerusalemme, dal Vaticano, dall’Unesco e dagli ambientalisti israeliani.

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