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Monsignor Warduni da Baghdad: «È urgente sconfiggere lo Stato islamico»

Carlo Giorgi
25 settembre 2014
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Monsignor Warduni da Baghdad: «È urgente sconfiggere lo Stato islamico»
Monsignor Shlemon Warduni. (foto C. Giorgi)

«Attenti! Verrà un giorno in cui, se questi terroristi non vengono fermati in Iraq, arriveranno altrove. Si comportano come cannibali! La loro azione è contro l’umanità intera, non solo contro l’Iraq». Le parole di monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, non lasciano scampo e risuonano come quelle di un profeta...


«Attenti! Verrà un giorno in cui, se questi terroristi non vengono fermati in Iraq, arriveranno altrove… Si comportano come cannibali! La loro azione è contro l’umanità intera, non solo contro l’Iraq». Le parole di monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, non lasciano scampo e risuonano come quelle di un profeta. Monsignor Warduni, oltre agli incarichi pastorali che ricopre nella diocesi di Baghdad, è anche presidente della Caritas irachena e conosce bene la sofferenza del suo popolo. In Iraq, da gennaio a settembre 2014, sono state 12.336 le vittime della guerra secondo Iraq body count, organizzazione londinese che tiene il contro dei morti dal 2003, anno dell’invasione angloamericana del Paese e del rovesciamento del dittatore Saddam Hussein.

La violenza in Iraq è aumentata in modo impressionante: le vittime cadute nei primi nove mesi del 2014 sono il 24 per cento in più rispetto a quelle uccise in tutto il 2013; e il triplo di quelle del 2012. In particolare l’impennata di morti ammazzati c’è stata nel mese di giugno (2.534 vittime), quando i terroristi dello Stato islamico hanno sferrato la loro offensiva conquistando in pochi giorni grandi città come Fallujah e Mosul, e arrivando a proclamare un califfato islamico. E la violenza continua senza tregua, se si considerano solo le vittime degli ultimi giorni: il 23 settembre, si sono contati 36 uccisi per bombardamenti, armi da fuoco o auto-bombe; il 22 settembre, 58 uccisi; il 21 settembre, 45 uccisi.

«L’urgenza oggi è di far cessare l’avanzata dei terroristi dello Stato islamico», spiega monsignor Warduni a Terrasanta.net. «Sono terroristi che hanno fatto molto male ai cristiani e alle minoranze. Bisogna innanzitutto avere garanzie da quelle nazioni che in questo momento li stanno aiutando che interrompano subito il loro sostegno e che non li riforniscano più di armi. E poi è necessario garantire i nostri diritti umani che in questo momento non sono assicurati. Cacciare la gente di casa, costringerla a tagliare le radici, questa è una cosa terribile nel ventunesimo secolo… Ci hanno cacciato dai nostri villaggi, hanno umiliato la nostra gente, specialmente quando hanno venduto le donne al mercato per cento dollari… Questi sono cannibali! Non si è mai sentita una cosa del genere! Sì, prima era capitato che si vendessero persone per farne schiavi, ma ora stanno vendendo le donne perché le considerano indegne, per calpestare i loro diritti; e poi i bambini morti per sete e malnutrizione, gli uomini sepolti vivi… Ma come è possibile che succedano cose simili? Chiediamo alla comunità internazionale di mettere fine a tutto ciò. La comunità internazionale deve prendere la questione sul serio. Verrà un giorno – se questi terroristi non vengono fermati in Iraq – che andranno altrove. La loro azione è contro l’umanità intera, non solo contro l’Iraq. Lancio un appello in nome dei nostri bambini, dei nostri malati, dei nostri vecchi, delle nostre donne – ha concluso Warduni –: occorre mettere fine a questa situazione e liberare i nostri villaggi e la nostra città Mosul, che è cristiana da duemila anni ma da tre mesi (ovvero da quando, l’11 giugno scorso è stata conquistata dallo Stato islamico – ndr) non vi risuona alcuna preghiera cristiana. Quindi per prima cosa chiedo a tutti di pregare per noi. Poi suscitare il rispetto dei diritti umani nel cuore di tutti gli uomini di buona volontà, e poi di far sapere a tutti che questi terroristi vogliono fare male al mondo e bisogna fermarli».

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Francesco D'Assisi

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