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Fare i conti, teologicamente, con la Shoah

Terrasanta.net
4 ottobre 2013
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Fare i conti, teologicamente, con la <i>Shoah</i>

Il professor Massimo Giuliani, profondo conoscitore del pensiero ebraico contemporaneo, ci propone, con questo libro da lui curato, le riflessioni teologiche dell'intellettuale e teologo ebreo nordamericano Arthur A. Cohen sul tema dell'Olocausto. Pagine che, osserva Giuliani, contengono «molto di più della Shoah: c’è il senso della storia, c’è la moralità e la differenza tra il bene e il male, c’è il futuro del popolo ebraico e c’è infine la credibilità di Dio e la sua stessa pensabilità».


È possibile pensare l’Olocausto? Porre la ragione faccia a faccia con un evento tanto drammatico come la Shoah per fare i conti con il suo senso (o non senso)? E misurarsi con questa tragica pagina di storia può lasciare tutto il resto intatto e immutato?

Massimo Giuliani, docente di Studi ebraici all’Università di Trento e profondo conoscitore del pensiero ebraico contemporaneo (al quale ha dedicato un corposo volume edito nel 2003 da Morcelliana), ci propone, con questo libro da lui curato, le risposte di Arthur A. Cohen (1928-1986). Risposte che l’intellettuale e teologo ebreo nordamericano elaborò nel denso saggio Il tremendum. Un’interpretazione teologica dell’Olocausto, consegnato alle stampe nel 1981, nell’originale in lingua inglese.

«In queste pagine sulla Shoah – annota nell’Introduzione Massimo Giuliani – verrebbe da dire, c’è molto di più della Shoah: c’è il senso della storia, c’è la moralità e la differenza tra il bene e il male, c’è il futuro del popolo ebraico e c’è infine la credibilità di Dio e la sua stessa pensabilità».

La Shoah è la terza grande cesura nella storia del popolo ebraico, dopo la definitiva distruzione del Tempio di Gerusalemme (70 d.C.) e la cacciata dalla Spagna (1492). Cesura, dunque, per gli ebrei, ma anche spartiacque nella storia delle nazioni cristiane, suggerisce Giuliani, che aggiunge: «Nel suo linguaggio inedito e spigoloso, questo testo sembra fornire un antidoto ad ogni processo anestetizzante: il tremendum è una chiamata in correo di ogni aspetto della civiltà occidentale del XX secolo e un luogo di verifica di tutti i grandi valori che, a voce, quella civiltà proclama».

Certamente c’è chi tra i nostri lettori, troverà anche solo in questo una buona ragione per intraprendere la pur impegnativa lettura di queste riflessioni. (g.s.)

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