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Attenti a Libano e Yemen!

17/10/2009  |  Milano
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Uno dei grossi limiti delle analisi sul Medio Oriente che siamo abituati a leggere in Italia è che ci si ferma sempre e solo a Israele e alla Palestina. Invece ci sono anche altre situazioni che sono di fondamentale importanza per capire dove sta andando l'intera regione. Lo spiegano bene due articoli usciti in questi giorni e che parlano del Libano e dello Yemen.


Uno dei grossi limiti delle analisi sul Medio Oriente che siamo abituati a leggere in Italia è che ci si ferma sempre e solo a Israele e alla Palestina. Invece ci sono anche altre situazioni che sono di fondamentale importanza per capire dove sta andando l’intera regione. Lo spiegano bene due articoli usciti in questi giorni e che parlano del Libano e dello Yemen.

Partiamo dal Libano, dove in questi giorni è accaduto un fatto storico: all’Assemblea generale dell’Onu il Paese dei cedri è stato eletto per il biennio 2010-2011 tra i dieci membri non permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Era parecchio tempo che non succedeva e sono stati in molti a far notare la particolarità dell’elezione di uno Stato che – entro i suoi confini – ha una forza di pace dislocata proprio in forza di una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il punto, però, è che i problemi non finiscono affatto qui, perché il Libano continua a essere attraversato da una crisi politica profonda, che nemmeno le elezioni del giugno scorso – vinte a sorpresa dall’Alleanza del 14 marzo a spese di Hezbollah e dei suoi alleati – sono riuscite a risolvere. Per questo motivo è decisamente interessante l’editoriale con cui il quotidiano libanese The Daily Star ha commentato il voto dell’Onu. Da un giornale di un Paese che ha appena raccolto 180 consensi su 192 Stati membri delle Nazioni Unite ci si aspetterebbe grande soddisfazione. Invece The Daily Star è molto preoccupato. E, probabilmente, non ha tutti i torti. Il quotidiano di Beirut guarda infatti alle ripercussioni interne che questa nuova responsabilità internazionale del Libano potrà avere. Sono due in particolare i passaggi «a rischio»: intanto c’è il nodo del nucleare iraniano; quando il famoso gruppo dei «cinque più uno» tirerà le somme della partita a scacchi con Teheran e porterà la questione all’attenzione del Consiglio di sicurezza, come voterà l’uomo di Beirut? Non si proporrà anche lì il nodo del rapporto con Hezbollah che da mesi paralizza la politica libanese? Ancora più incandescente – poi -, se guardata dal Paese dei cedri, è la questione siriana: con l’inizio dell’era Obama, Washington e Damasco si sono lanciati segnali di fumo. Ma finora di risultati se ne sono visti ben pochi. Dunque come voterebbe il Libano nel caso di una proposta di risoluzione che vedesse gli Stati Uniti da una parte e la Siria dall’altra? Il timore di The Daily Star è che questa posizione prestigiosa alla fine si riveli un cerino acceso nelle mani di un Paese che di tutto ha bisogno tranne che di incendiari.

Chi invece è già alle prese con le fiamme è lo Yemen, Paese della penisola arabica di nuovo scosso dalla guerra civile. L’ennesimo conflitto dimenticato dai nostri media. Ma questa volta facciamo particolarmente male a disinteressarcene. Vale quindi la pena di leggere l’approfondimento che dedica questa settimana proprio allo Yemen la newsletter Bitterlemons-International. L’articolo che rilanciamo – in particolare – spiega come in questa polveriera oggi si intreccino conflitti tra loro diversi, e non sempre compresi fino in fondo (sciiti – chiarisce ad esempio Brian O’Neill – qui non significa automaticamente alleati di Teheran). Ma quello che soprattutto va compreso è che si corre il rischio di lasciar diventare questo lembo del mondo l’ennesimo «buco nero» in cui – l’esperienza insegna – al Qaeda avrebbe facile gioco a inserirsi. Dopo l’Afghanistan, il Pakistan, la Somalia, il rischio è quello di una nuova roccaforte dei jihadisti in una zona strategica del mondo, tra l’Arabia Saudita e l’Iran. Un rischio al cui confronto anche una questione seria come il nucleare iraniano diventa un problemino per scolaretti.

È grande e complesso il Medio Oriente. Sarebbe bene ricordarselo un po’ di più.

Clicca qui per leggere l’articolo di The Daily Star
Clicca qui per leggere l’articolo di Bitterlemons-International.org

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