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A Gaza è tregua per qualche ora

07/01/2009  |  Milano
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A Gaza è tregua per qualche ora

«All'una è effettivamente iniziato il cessate il fuoco che dovrebbe durare fino alle quattro di questo pomeriggio - ci racconta alle 13.30 Issa Maher, referente in Gaza della General Union of Cultural Centers -. In questo momento non stanno esplodendo bombe e c'è una situazione di calma... Ma il cessate il fuoco arriva dopo la giornata di ieri che è stata tragica per i bombardamenti, ed è culminata con il bombardamento alla scuola sotto l'egida dell'Onu. E poi, soprattutto abbiamo carenza di ogni genere di cose necessarie, cibo, acqua, elettricità, non abbiamo niente e abbiamo assoluto bisogno di aiuti immediati».


«All’una è effettivamente iniziato il cessate il fuoco che dovrebbe durare fino alle quattro di questo pomeriggio – ci racconta alle 13.30 Issa Maher, referente in Gaza della General Union of Cultural Centers -. In questo momento non stanno esplodendo bombe e c’è una situazione di calma… Ma il cessate il fuoco arriva dopo la giornata di ieri che è stata tragica per i bombardamenti, ed è culminata con il bombardamento alla scuola sotto l’egida dell’Onu. E poi, soprattutto abbiamo carenza di ogni genere di cose necessarie, cibo, acqua, elettricità, non abbiamo niente e abbiamo assoluto bisogno di aiuti immediati». Il breve stop ai combattimenti scattato questo pomeriggio dovrebbe ripetersi per tre ore anche in ognuno dei prossimi giorni.

«La situazione è davvero molto cattiva: questa mattina padre Manuell Musallam, il parroco, è uscito per andare a pregare nella casa di un cristiano che è stato ucciso nella notte. La sua casa è stata colpita da una bomba – racconta suor Davida, delle suore del Rosario di Gaza -. Non usciamo di casa e non capiamo precisamente cosa avviene fuori, ma sentiamo le bombe continuamente, una molto grossa è esplosa qua vicino solo alcuni minuti fa. Il problema più grave è la mancanza di elettricità: così non possiamo fare niente e non arriva l’acqua. E poi è drammatica anche la situazione dei feriti: molti sono feriti ma rimangono dove sono, non escono di casa per paura di essere colpiti in strada; oppure non riescono a raggiungere gli ospedali e non vengono curati. Per chi riesce a raggiungere gli ospedali, poi, la situazione è comunque gravissima perché i nosocomi sono pieni di gente, non c’è posto e i malati vengono ammassati per terra».

«Posso solo dire che le cose vanno di male in peggio – conferma suor Salima, della fraternità delle Piccole sorelle di Gesù -. Sono morti anche alcuni cristiani ma pochi, siamo un’esigua minoranza a Gaza. L’acqua e l’elettricità arrivano a intermittenza. Quando dal rubinetto sgorga un po’ d’acqua la mettiamo in contenitori per farne tesoro».

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