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Yehoshua: «Piangiamo insieme i nostri morti»

26/04/2007  |  Milano
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Una giornata per ricordare contemporaneamente, in Israele e nei Territori palestinesi, le vittime civili del conflitto. È la proposta che lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua lancia attraverso l'articolo che riproponiamo oggi, pubblicato sulle colonne di Yediot Ahronot. La proposta nasce nel clima di questi giorni, in cui Israele ha ricordato il 59.mo anniversario della sua fondazione.


Una giornata per ricordare contemporaneamente, in Israele e nei Territori palestinesi, le vittime civili del conflitto. È la proposta che lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua lancia attraverso l’articolo che proponiamo oggi, pubblicato sulle colonne di Yediot Ahronot. Una proposta che nasce nel clima di questi giorni in cui Israele ha ricordato il 59.mo anniversario della sua fondazione: un evento che ogni anno è preceduto da una giornata in cui si commemorano i soldati caduti nella guerra di indipendenza (1948-49) e in tutte le guerre successive. La lezione di questi ultimi anni – annota lo scrittore – è però che nelle guerre (non ultima quella combattuta nell’estate scorsa in Galilea e in Libano) diventa sempre più alto il numero di vittime civili. E allora forse sarebbe il caso di ripensare la categoria dei «caduti».

«Perché come popolo – scrive Yehoshua – non solo limitarsi a citare, ma anche dare un significato alla morte della nonna uccisa col nipote all’entrata di un centro commerciale affollato; riconoscere il ragazzo che è morto all’improvviso mentre beveva il suo caffè della mattina ai tavolini del bar, il suo sangue mescolato al sangue del terrorista che sedeva nel tavolino a fianco?». Ma – continua lo scrittore – celebrare questa giornata lo stesso giorno dei palestinesi sarebbe un’occasione per allargare lo sguardo anche al di là della barricata. Per ricordare anche «i bambini palestinesi uccisi a Gaza in un raid che non fu e non poteva essere mirato o il neonato di Kabatiya nato in un’ambulanza in attesa a un check-point non lontano da Jenin e subito morto a causa delle cure mediche ritardate». Una giornata per raccontare queste storie. Perché – conclude Yehoshua – «a me sembra che la capacità di identificarsi col dolore delle vittime civili tra i nostri nemici, indipendentemente da chi le abbia causate, potrebbe dare un contributo importante agli sforzi per evitare la prossima guerra».

Clicca qui per leggere l’articolo di Abraham Yehoshua

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Francesco D'Assisi

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