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Il caso Bishara

23/04/2007  |  Milano
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Il caso Bishara
L'uomo politico arabo israeliano Azmi Bishara.

Per una settimana il suo nome ha campeggiato sulle prime pagine dei quotidiani israeliani. Alla fine Azmi Bishara, uno dei dieci arabi-israeliani a sedere tra i 120 membri del Parlamento israeliano, ha dato le dimissioni dalla Knesset. Lo accusano di collaborazionismo con gli Hezbollah e la Siria durante la guerra dell'estate scorsa. La vicenda Bishara rilancia la questione degli arabi-israeliani considerati sempre di più dai connazionali ebrei come una sorta di quinta colonna del nemico. Tra le molte voci, riportiamo un'analisi del settimanale egiziano Al-Ahram e le dichiarazioni di alcuni parlamentari delle destra israeliana raccolte dal sito dei coloni Arutz Sheva.


Dopo una settimana in cui la sua vicenda è stata al centro delle prime pagine di tutti i quotidiani israeliani, ha rassegnato domenica le sue dimissioni dalla Knesset Azmi Bishara, uno dei dieci arabi-israeliani a sedere tra i 120 membri del Parlamento israeliano. Lo ha fatto dal Cairo, dal momento che da quando si è diffusa la notizia di un’inchiesta aperta contro di lui si trovava all’estero. Le accuse non sono chiare nei dettagli, per via dell’immunità parlamentare, ma dovrebbero avere a che fare con contatti con gli Hezbollah e la Siria durante la guerra dell’estate scorsa.

La vicenda Bishara rilancia la questione degli arabi-israeliani, quel 20 per cento di popolazione discendente da quegli arabi che nel 1948, anche dopo la nascita dello Stato di Israele, non abbandonarono le loro case. Questione sempre più incandescente per due motivi: innanzi tutto perché le dinamiche demografiche dicono chiaramente che il loro peso è in crescita (le stime prevedono che entro il 2020 saranno il 25 per cento della popolazione israeliana); e poi perché, a differenza della prima, la seconda Intifada ha colpito duro anche all’interno dei confini internazionalmente riconosciuti di Israele. Facendo contemporaneamente aumentare pericolosamente il grado di diffidenza verso gli arabi-israeliani, considerati sempre di più tra Tel Aviv e Gerusalemme come una sorta di quinta colonna dei propri nemici.

Il caso Bishara sembra fatto apposta per rafforzare questa idea. Anche se, proprio in queste ore in cui Israele ricorda i 59 anni dalla sua fondazione, dovrebbe suggerire anche qualche riflessione più generale sul rapporto tra il sionismo e il rispetto di una minoranza così cospicua in una situazione di conflitto. Tenendo presente tutto questo vale la pena di leggere l’analisi del giornalista palestinese Assaad Talhami pubblicata sull’ultimo numero del settimanale egiziano Al-Ahram, e le dichiarazioni di alcuni parlamentari delle destra israeliana a commento delle dimissioni di Bishara, raccolte dal sito dei coloni Arutz Sheva.

Clicca qui per leggere l’articolo di Al Ahram

Clicca qui per leggere l’articolo di Arutz Sheva

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