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Palestina e Israele, dati e novità per il turismo

Terrasanta.net
28 settembre 2023
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Palestina e Israele, dati e novità per il turismo
Passeggeri ai banchi check-in dell'aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv. (foto by Gili Yaari/Flash90)

Dopo la stagione buia della pandemia di Covid-19 i dati dei flussi di turisti e pellegrini in Terra Santa nella prima metà del 2023 si confermano rosei. Il 27 settembre 2023 Israele ha ottenuto dagli Usa l'ambita ammissione al programma Viaggio senza visto. Cosa cambia.


(g.s.) – In occasione della Giornata mondiale del turismo – che ricorre ogni anno il 27 settembre – l’Ufficio centrale di statistica palestinese e il ministero del Turismo e delle Antichità hanno diffuso qualche dato sull’andamento dei flussi turistici nel primo semestre di quest’anno in Cisgiordania. C’è motivo di soddisfazione se si raffrontano i dati attuali con quelli del biennio precedente e non potrebbe che essere così, considerato che in quell’arco di tempo il turismo internazionale risentiva delle chiusure e dei blocchi imposti dalla pandemia di Covid-19.

Turismo in Cisgiordania, il 2023 tende al bello

Detto questo, i turisti che hanno pernottato in una località della Cisgiordania (Territori palestinesi) sono stati 380mila tra gennaio e giugno, per un totale di un milione di notti in albergo. Parliamo di due volte le cifre registrate nel primo semestre 2022. Non è difficile indovinare che la località più frequentata è stata Betlemme (58 per cento di tutti i pernottamenti alberghieri), il che dice pure che questi turisti sono per lo più pellegrini in visita alla Terra Santa.

Gli arrivi da Paesi dell’Unione europea sono stati pari al 40 per cento del totale, il 36 per cento dei turisti veniva da altre zone del mondo, il 14 per cento era costituito da palestinesi con cittadinanza israeliana, mentre i pernottamenti di viaggiatori residenti all’interno dei Territori sono stati 1 su 10.

Molti visitatori non pernottano neppure. Pensiamo ancora una volta a Betlemme, che trovandosi a pochi passi da Gerusalemme può essere esplorata nell’arco di una giornata, senza soggiornarvi nottetempo. Le visite di poche ore a località della Cisgiordania nella prima metà del 2023 sono state un milione e 900mila: 866mila gli arrivi dall’estero, mentre un milione e 56mila sono stati quelli di palestinesi con passaporto israeliano. Questi ultimi hanno puntato soprattutto su Gerico e la Valle del Giordano (23 per cento), poi sulle zone di Jenin (19 per cento), Tulkarem, Nablus.

Durante la prima metà del 2023, i siti turistici in Cisgiordania hanno registrato un incremento nel numero dei visitatori interni, con 2 milioni di ingressi a luoghi di interesse, giardini e parchi. Rispetto allo stesso periodo del 2022, il numero di visite domestiche è aumentato del 15,5 per cento.

A fronte di queste cifre si registra però un decremento del numero di lavoratori dipendenti impiegati in attività turistiche. Sono stati l’8 per cento in meno rispetto al primo semestre del 2022. Nel secondo trimestre dell’anno in corso, parliamo di 503mila persone, pari al 4,3 per cento dei lavoratori dipendenti in Palestina.

Il raffronto con gli arrivi in Israele

La linea di tendenza positiva accertata dai dati palestinesi si rispecchia in quelle fornite dall’Ufficio centrale di statistica israeliano. E non potrebbe essere che così, considerando che per accedere ai Territori palestinesi i visitatori debbono transitare per valichi di frontiera israeliani.

Le statistiche più aggiornate coprono i primi otto mesi del 2023: gli arrivi per motivi turistici sono stati 2 milioni e mezzo. Quanto alle nazioni di provenienza in testa alla classifica ci sono gli Stati Uniti (718mila persone), seguiti da Francia (195mila) e, a calare, da Regno Unito, Germania e Russia.

Novità dall’Arabia Saudita e dagli Usa

Ma nella Giornata del turismo 2023 Israele ha altri due motivi di soddisfazione. Innanzitutto la prima visita di una delegazione ufficiale del governo israeliano in Arabia Saudita, con il ministro del Turismo Haim Katz che ha preso parte a un evento internazionale organizzato nella capitale Riyadh dall’Organizzazione mondiale del turismo (Unwto); in secondo luogo è arrivato l’atteso via libera degli Stati Uniti per l’ammissione di Israele (41.mo Paese a farne parte) al programma Viaggio senza visto (Visa Waiver Program).

Passaporti israeliano e statunitense. (foto Hadar Youavian/Flash90)

A partire dal prossimo novembre, ciò consentirà ai cittadini israeliani di recarsi negli Usa per turismo, affari – o in transito – ottenendo il visto d’ingresso con procedura semplificata direttamente all’aeroporto d’arrivo, senza dover istruire prima una pratica di richiesta all’ambasciata statunitense. Come già accade ai cittadini dell’Unione europea, agli israeliani basterà compilare online – qualche giorno prima della partenza – il modulo Esta (l’autorizzazione elettronica di viaggio), introdotto dal governo americano per ragioni di sicurezza dopo gli attentati a New York e al Pentagono dell’11 settembre 2001.

Il programma Visa Waiver e i palestinesi americani

Il programma Visa Waiver impone a chi vi è ammesso, e quindi anche a Israele, di agevolare l’attraversamento dei suoi valichi di frontiera ai titolari di passaporto statunitense. Quando si tratta di emigrati palestinesi con doppia cittadinanza diretti nei Territori occupati la questione si complica perché Israele fa prevalere le proprie ragioni di sicurezza. Su questo aspetto si sono concentrati i dubbi e le proteste di coloro che evidenziano le disparità di trattamento e le difficoltà denunciate ancora da vari palestinesi cittadini statunitensi in transito ai valichi israeliani. Per questa ragione vari organismi umanitari e un gruppo di 15 senatori democratici americani, nelle settimane scorse, avevano chiesto al governo di Washington di negare (o rinviare ulteriormente) l’ammissione di Israele al programma Visa Waiver.

Il Coordinamento delle attività di governo nei Territori – o Cogat, articolazione delle forze armate israeliane che controllano militarmente la Cisgiordania – ha creato una procedura di registrazione online e un’app (denominata Al-Munassiq) riservate ai viaggiatori statunitensi di origini palestinesi, dei quali verranno vagliati i dati per stabilire in anticipo se consentire o negare loro l’accesso al territorio israeliano.


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