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«Via quella croce grande e inappropriata»

Terrasanta.net
21 luglio 2023
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«Via quella croce grande e inappropriata»
Un frate francescano in raccoglimento davanti al Muro Occidentale di Gerusalemme. L’abito religioso non sembra essere un ostacolo… (foto Gershon Elinson/Flash90)

Durante una visita nell’area del Muro del pianto, insieme a una delegazione tedesca, all’abate benedettino della Dormizione padre Nikodemus Schnabel è stato chiesto di coprire la croce indossata sopra l’abito. Il religioso: «È doloroso constatare come Gerusalemme stia cambiando in peggio».


(g.c.) – Il video sta facendo il giro del web, postato su Twitter dal giornalista di Der Spiegel Christoph Schult. Vi si vede l’abate benedettino della basilica della Dormizione, di Gerusalemme, padre Nikodemus Schnabel, mentre discute con un’addetta israeliana nei pressi del Kotel, il Muro occidentale.

Padre Nikodemus, va detto, sta in quel frangente accompagnando una delegazione del governo tedesco di cui fa parte Bettina Stark-Watzinger, ministra federale dell’Istruzione e della Ricerca. La materia del contendere tra l’addetta e il religioso è la croce pettorale, «troppo grande e inappropriata». «Si tratta di un luogo ebraico, deve rispettarlo», argomenta la funzionaria.

Padre Schnabel, giustamente sconcertato per la richiesta, non si lascia però intimorire: «Non è una provocazione – replica –. Questo è il mio vestito. La croce fa parte del mio codice di abbigliamento, sono un abate cattolico romano. Vuole che non mi vesta come la mia fede dice che dovrei vestirmi?».

Il giornalista di Der Spieger, nel tweet, sostiene che a questo punto la funzionaria avrebbe addotto l’esistenza di un «nuovo regolamento», non meglio precisato. Di fronte alla posizione ferma del religioso tedesco, alla fine l’addetta avrebbe abbozzato. Resta però l’incidente – capitato nella mattinata del 19 luglio – che è l’ennesima spia di un malessere che sta crescendo, purtroppo, nella Città Santa.

Nel video, insieme a padre Schnabel, la ministra federale dell’Istruzione e della Ricerca della Germania, Bettina Stark-Watzinger.

Padre Schnabel, il giorno seguente, ha commentato l’episodio: «La fine purtroppo non bella di un bel tour della città vecchia durante la mattinata di Gerusalemme. È doloroso vedere come il clima in questa meravigliosa città stia cambiando in peggio sotto il nuovo governo. Gerusalemme è abbastanza grande per tutti!».

Il benedettino Nikodemus Schnabel, abate dell’abbazia della Dormizione, a Gerusalemme.

Le scuse da parte israeliana

Poche ore dopo, la Western Wall Heritage Foundation, che ha la custodia dell’area del Kotel, si è scusata per l’incidente, affermando che «il Muro del Pianto è aperto a tutti. Va sottolineato che non ci sono regolamenti in merito. L’addetta si è avvicinata e ha chiesto gentilmente se fosse possibile coprire la croce per evitare qualsiasi disagio, come è accaduto di recente nella città vecchia, per il desiderio di rispettare sia il visitatore che il sito. Quando il religioso ha rifiutato, l’ingresso ovviamente non è stato negato, l’addetta ha rispettato la decisione e ha proseguito per la sua strada».

L’incidente ha avuto, come c’era da aspettarsi, vasta eco mediatica. Intervistato dall’emittente televisiva i24News, padre Schnabel ha ribadito il suo pensiero: «Credo che Gerusalemme sia una città aperta a chiunque, e per me il futuro di Gerusalemme è che le persone di religione ebraica, musulmana e cristiana vengano a pregare in questa città santa. Per me non è comprensibile che la gente non accetti che io sia qui»

Le parole del patriarca latino di Gerusalemme

Sull’accaduto il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung ha intervistato giovedì 20 luglio il patriarca latino di Gerusalemme e futuro cardinale mons. Pierbattista Pizzaballa. Alla domanda se vedesse un collegamento tra la politica del governo d’Israele e il clima di violenze e intimidazione montante verso i cristiani, Pizzaballa ha risposto: «Non so se ci sia un collegamento. Ma è un fatto che da quando si è insediato il nuovo governo, abbiamo assistito ad un aumento significativo di episodi».

Una delle cause dei crescenti atti di odio anticristiano potrebbe essere l’educazione e il contesto culturale. «Ci sono bambini che sputano e urlano contro i cristiani – spiega il patriarca – e qualcuno deve averglielo insegnato. Forse c’è una generazione giovane, ad esempio negli insediamenti, che è cresciuta in un contesto estremista o polarizzato e non conosce diversità. Ma possiamo solo fare supposizioni».
Le Chiese sono in contatto con il governo e le autorità religiose ebraiche ma, precisa il patriarca, «è molto difficile trovare una soluzione, perché non abbiamo a che fare con l’ebraismo tradizionale; abbiamo a che fare con gruppi marginali di estremisti».
E aggiunge: «È vero che la maggior parte degli aggressori sono haredim e sionisti religiosi, ma ci sono state anche molte reazioni contrarie a questi gesti da parte di appartenenti a questi gruppi. Quindi non bisogna generalizzare».

Una veduta della basilica della Dormizione, appena fuori le mura di Gerusalemme vecchia, sul colle di Sion. (foto M. Gottardo)

I dissapori della politica

Ma che il clima, specie a Gerusalemme, non sia dei più tranquilli, lo testimoniano anche gli episodi avvenuti nel consiglio comunale cittadino. A giugno (l’episodio è raccontato dal quotidiano The Jerusalem Post) è esplosa una rissa dopo che un membro del partito Hitorerut aveva ha chiesto di condannare gli attacchi di haredi ed ebrei di estrema destra contro i cristiani nella città vecchia, chiedendo l’installazione di nuove telecamere di sicurezza per le strade, al fine di contrastare sputi e insulti contro preti e suore.
«Sosteniamo il turismo ma non i missionari», ha risposto a muso duro il vicesindaco Aryeh King, che appartiene a una formazione di estrema destra.
Ha rincarato la dose il consigliere Yonatan Yosef, che ha tirato in ballo le crociate, i pogrom, l’Inquisizione, la Shoah: «Tutte cose che i cristiani hanno fatto agli ebrei nel corso dei secoli».
A poco sono valse le parole del sindaco di Gerusalemme Moshe Lion: «Condanniamo – e “noi” significa tutti noi, diciamo la maggior parte di noi – tutte le espressioni di violenza indipendentemente dalla religione, dalla razza o dal sesso». Alla fine, la seduta è stata temporaneamente sospesa e hanno dovuto intervenire i commessi per evitare che i consiglieri comunali venissero alle mani.

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