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Sorella acqua per la sete di egiziani e omaniti

Manuela Borraccino
20 aprile 2023
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Sorella acqua per la sete di egiziani e omaniti

In occasione della Giornata della Terra, sabato 22 aprile 2023, il punto su alcuni progetti per la gestione delle risorse idriche nell'area nordafricana e mediorientale.


Entra nel vivo in Egitto la costruzione del più lungo fiume artificiale al mondo, nel Nord-Ovest del paese, che attraverso il riutilizzo delle acque di scarico dell’agricoltura consentirà il potenziamento della produzione agricola locale: un maxiprogetto dai costi esorbitanti reso però indispensabile dal continuo aumento demografico e dai crescenti bisogni alimentari del Paese, storicamente tra i più rilevanti del mondo arabo. Nei giorni scorsi intanto l’Oman ha annunciato l’entrata in funzione del primo impianto di desalinizzazione galleggiante del sultanato. Sono alcuni dei progetti avviati in Medio Oriente – una delle zone del Pianeta che si stanno surriscaldando più rapidamente – a ridosso della Giornata mondiale della Terra, che celebreremo il prossimo sabato 22 aprile.

Un nuovo fiume nel delta del Nilo

La sicurezza idrica e alimentare è l’obiettivo della realizzazione del fiume nel deserto lungo la costa nordoccidentale dell’Egitto. Il corso d’acqua artificiale sarà lungo circa 114 chilometri, fra 22 chilometri di condutture sotterranee e 92 chilometri di flusso all’aperto. Dovrebbe convogliare 10 milioni di metri cubi di acqua. Il progetto del Nuovo delta del Nilo punta ad assicurare risorse idriche sostenibili per coltivare un milione e 40mila acri e raggiungere così l’obiettivo di assicurare acqua e cibo alla popolazione egiziana, che cresce al ritmo di un milione di nuovi nati all’anno e, secondo le proiezioni statistiche egiziane, sfonderà quota 105 milioni alla fine del 2023. A causa della siccità che affligge il Mediterraneo l’Egitto ha ora un livello di disponibilità d’acqua inferiore ai 560 metri cubi pro-capite all’anno.

Il ministro per le Risorse idriche e l’Irrigazione Hani Sewilan ha spiegato che saranno utilizzate le acque di scarico dell’agricoltura nella regione occidentale del delta del Nilo, che verranno poi trasferite attraverso 12 stazioni costruite lungo il fiume in un impianto di depurazione in El-Hammam nel governatorato di Matrouh per essere trattate e riutilizzate per l’irrigazione. Il costo totale del trasporto, delle operazioni di trattamento e della costruzione delle condutture supererà l’equivalente di un miliardo e 770 milioni di euro. Nessuno tuttavia dubita dell’utilità di questo maxi-investimento: per il presidente Abdel Fattah al-Sisi assicurare in modo sostenibile acqua e cibo «è una questione di interesse nazionale» che non potrà che rafforzare la sicurezza e la stabilità sociale del Paese.

«L’attuazione di questo maxi-progetto può essere finanziariamente pesante per il bilancio statale, ma gli eventi mondiali degli ultimi anni – fra la pandemia, la guerra russo-ucraina e le sue ripercussioni sulla sicurezza alimentare e sulla qualità del cibo – richiedono necessariamente di realizzare questi progetti per assicurare i bisogni minimi alimentari nel Paese» dice alla testata elettronica Al Monitor Safwat Abdel-Dayem, un esperto di risorse idriche della Banca Mondiale.

Secondo i dati ufficiali, le aree coltivate egiziane coprono circa 10 milioni di acri ovvero poco più di 4 milioni di ettari. Nel 2020 i raccolti avevano assicurato al Paese 9,1 milione di tonnellate di grano e 4,4 milioni di riso. Si tratta però di produzioni strategiche che coprono appena il 41,4 per cento del fabbisogno totale dell’Egitto. Il resto viene assicurato dalle importazioni, messe in ginocchio nel 2022 dall’invasione della Russia in Ucraina e dal crollo della sterlina egiziana. Per questo non c’è altra scelta per l’Egitto che aumentare la produzione agricola locale nonostante la siccità. «Possiamo massimizzare l’accesso all’acqua – spiega Abdel-Dayem – potenziando le fonti di acqua rinnovabile e traendo il massimo profitto da ogni singola goccia d’acqua attraverso le tecniche moderne di irrigazione con le tecnologie più avanzate applicate all’agricoltura».

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Del resto l’Egitto, che dipende dal Nilo per il 97 per cento delle sue risorse idriche, da anni investe in riciclo delle acque reflue e nel trattamento delle acque di scarico dell’agricoltura. È quanto viene fatto con l’impianto di depurazione di Bahr el Baqar, che assicura l’irrigazione di circa mezzo milione di acri nella penisola del Sinai ad un costo di oltre 660 milioni di euro, e con l’impianto di bonifica di al-Mahsama, costato quasi 100 milioni di euro e usato per trasportare un milione di metri cubi al giorno di acqua depurata dalla sponda occidentale del Canale di Suez per irrigare la sponda orientale e le terre nella penisola del Sinai.

L’Oman si abbevera in mare

L’Oman intanto ha inaugurato nei giorni scorsi il primo impianto di desalinizzazione in mare del Regno. Formato da quattro dissalatori mobili, punta a fornire acqua dolce a una settantina di villaggi costieri e porti e secondo la Oman Water and Wastewater Services Company che lo ha installato è il primo di questa portata nel mondo arabo. Le quattro piattaforme si trovano al largo del governatorato di Musandan, ovvero l’estrema punta settentrionale della penisola arabica che, pur facendo parte dell’Oman, è territorialmente separata dal resto del Paese dagli Emirati Arabi Uniti.

L’impianto di desalinizzazione da 17,33 milioni di dollari utilizza la tecnologia a osmosi inversa per filtrare sale e minerali dall’acqua marina e reimmetterla nella terraferma: si tratta di una delle due tecniche (l’altra è la desalinizzazione termale) particolarmente diffusa in Medio Oriente. Proprio in questa regione si trovano anche la maggior parte dei circa 20mila impianti di desalinizzazione del mondo (sono poco più di 2.300 in Europa), i maggiori dei quali in Arabia Saudita e negli altri Paesi del Golfo (Bahrein, Dubai, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Oman). Oltre a fornire acqua dolce per l’agricoltura (in cima alle priorità della Fao che ha fortemente sponsorizzato questo progetto), per il commercio, il turismo e l’itticoltura, i dissalatori forniranno anche acqua potabile ad almeno una parte dei poco più di 4 milioni di abitanti del sultanato che resta tra i 17 Paesi più assetati al mondo.

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