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Israele e Giordania al capezzale del Giordano

Christophe Lafontaine
24 novembre 2022
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Israele e Giordania al capezzale del Giordano
Un prete cristiano ortodosso riempie una bottiglia d'acqua dal Giordano a Qasr el-Yahud, 2010. (foto Nati Shohat /Flash 90)

Lo Stato ebraico e il Regno hashemita hanno firmato il 17 novembre una dichiarazione di intenti per la protezione del Giordano. Un impegno a fronte del valore ecologico, religioso e turistico del fiume.


Mano nella mano per lo sviluppo sostenibile. Durante un incontro bilaterale svoltosi a margine della Cop27, la conferenza dell’Onu sul clima che si è svolta a Sharm el-Sheikh, in Egitto (6-20 novembre 2022), è stata firmata una dichiarazione di intenti tra Israele e Giordania – uno dei Paesi al mondo con le riserve idriche più limitate – per la riabilitazione del Giordano, il ripristino del suo corso e, di conseguenza, per il miglioramento delle risorse idriche del Mar Morto. «L’accordo è stato firmato – riferisce il quotidiano Haaretz – dopo un ampio lavoro preparatorio da parte di Israele e Giordania che si è svolto nell’ultimo anno e mezzo».

Oltre al suo alto valore ambientale, il Giordano ha una grande importanza religiosa, turistica e geopolitica. Importanza religiosa e turistica perché il fiume è il luogo dove fu battezzato Gesù ed è divenuto luogo di pellegrinaggi, fonte di importanti introiti economici per il turismo religioso.

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Importanza geopolitica perché il fiume frontaliero – lungo 251 chilometri – separa la Giordania dalla Cisgiordania e ha subito gli orrori del conflitto in Terra Santa. Tuttavia, l’Autorità palestinese non è tra le parti che hanno firmato la dichiarazione, anche se decine di migliaia di palestinesi vivono lungo la Valle del Giordano.

Ciò si spiega con il fatto che il documento porta a compimento quanto previsto dall’accordo di pace di Wadi Araba, firmato tra Giordania e Israele nel 1994, con disposizioni sulla collaborazione per lo sfruttamento delle risorse idriche relative al fiume.

Una tappa storica

Tuttavia, per diversi decenni le ricadute del conflitto israelo-palestinese hanno messo a dura prova le relazioni tra i due Paesi e un più netto raffreddamento negli ultimi anni ha contribuito a frenare le azioni per salvaguardare l’approvvigionamento idrico del fiume Giordano. La dichiarazione di intenti della scorsa settimana è, quindi, un primo passo, ma che ha la sua importanza perché «si tratta del primo accordo ambientale dopo l’accordo di pace» tra i due Paesi, come ha scritto su Twitter Tamar Zandberg, la ministra israeliana dell’Ambiente che ha firmato la dichiarazione insieme al ministro giordano dell’Acqua e dell’irrigazione, Mohammad al-Najjar.

Il ministero dell’Acqua giordano ha auspicato che questo possa aiutare a fornire «più acqua ai residenti su entrambe le sponde del fiume, compresi i palestinesi», secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa ufficiale Petra. Oltre a creare opportunità di lavoro.

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Il fiume di confine è una delle principali risorse idriche della regione, minacciata dal cambiamento climatico che ha accelerato il processo di evaporazione e la diminuzione delle precipitazioni. Il fiume ha anche sofferto per anni a causa di inquinamento, pressione demografica, prelievi a monte e deviazione delle acque a vantaggio dell’agricoltura.

Ridurre l’inquinamento e promuovere un’agricoltura sostenibile

Ciò ha gravi ripercussioni sulla salute degli abitanti, sull’ecosistema naturale della fauna e della flora locali e sul Mar Morto, poiché solo una frazione del flusso d’acqua originario del Giordano raggiunge oggi la sua foce nel lago salato. L’ong EcoPeace Middle East, che riunisce ambientalisti giordani, palestinesi e israeliani, accogliendo favorevolmente la dichiarazione israelo-giordana, ha ricordato che il flusso del fiume è passato da 1,3 miliardi a 30 milioni di metri cubi nell’arco di 50 anni.

Non ci sono ancora dettagli precisi su come i due governi intendono lavorare insieme in questo ambito. Secondo una comunicazione del governo israeliano, Israele e Giordania vogliono ridurre l’inquinamento del fiume, costruendo impianti di trattamento delle acque reflue e collegando le città lungo il fiume a un sistema fognario efficiente per evitare che le acque reflue non trattate vengano scaricate nel fiume.

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I due Paesi intendono anche promuovere un’agricoltura sostenibile, controllando il deflusso dai campi coltivati ​​e riducendo l’uso di disinfestanti chimici. «La sfida ora è trovare i finanziamenti necessari dalla comunità internazionale», ha detto all’agenzia Afp il direttore di Ecopeace Gidon Bromberg.

Sempre durante la Cop27, i due Paesi hanno rinnovato l’accordo «energia in cambio di acqua», in base al quale la Giordania fornisce energia solare a Israele in cambio di acqua potabile. Secondo gli esperti, le piogge in Giordania potrebbero diminuire di quasi un terzo entro il 2100, mentre la temperatura media potrebbe aumentare di circa 4,5 gradi.


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