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A Betlemme nuovo attacco alla Tenda delle Nazioni

Cécile Lemoine
3 febbraio 2022
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A Betlemme nuovo attacco alla Tenda delle Nazioni
I due fratelli Nassar ricevono in ospedale una visita di solidarietà da diplomatici tedeschi. (foto Magtas)

Aggrediti da una quindicina di persone mascherate che hanno fatto irruzione nella Tenda delle Nazioni il 28 gennaio scorso, i cristiani palestinesi Daoud e Daher Nassar sono sconvolti da questo nuovo episodio di violenza.


Nel primo pomeriggio dello scorso 28 gennaio, un gruppo di quindici uomini mascherati e armati di sbarre di ferro hanno aggredito due fratelli, i palestinesi cristiani Daoud e Daher Nassar, mentre si trovavano nella loro azienda agricola, la Tenda delle Nazioni, sulle alture circostanti Betlemme.

Trasportati all’ospedale Al-Yamamah, i due fratelli sono stati dimessi sani e salvi pochi giorni dopo e si stanno riprendendo, a casa, dalle ferite riportate. «Daoud sta bene, ma ha sette punti di sutura in testa dopo essere stato colpito con un piede di porco – dice Donald Binder, cappellano della diocesi anglicana a Gerusalemme, che è in contatto regolare con i due feriti –. Uno degli aggressori aveva anche un coltello e ha cercato di pugnalare Daher, che però ha lottato ed è stato colpito “solo” alla gamba sinistra, il che è comunque già abbastanza grave».

Un dolore morale profondo

Il movente dell’aggressione messa a segno, a quanto sembra, da uomini palestinesi del vicino borgo di Nahilin resta per ora ignoto. La famiglia Nassar ritiene che si tratti delle persone che improvvisamente, nel 2021, hanno iniziato a rivendicare la proprietà del suo appezzamento di terra e che da allora hanno moltiplicato gli abusi contro i Nassar per spingerli ad andarsene. Oltre a frequenti incursioni nell’azienda agricola – secondo quanto viene riferito – quelle persone hanno dato fuoco al frutteto e all’uliveto della fattoria nel maggio scorso.

In un breve scambio di messaggi con la redazione francese di Terrasanta.net, Daoud Nassar si è detto scosso dalla violenza dell’attacco: «Il dolore emotivo è più intenso del dolore fisico», scrive sobriamente. «Non c’è rabbia, la famiglia resta fedele al suo impegno per la non violenza, ma il trauma emotivo rimane», commenta anche Bishara Nassar, figlio di Daher, contattato dalla redazione.

Il sostegno del presidente Abbas

Mentre era in ospedale, Daoud ha ricevuto una telefonata da Mahmoud Abbas. «Il presidente dell’Autorità Palestinese ha assicurato a mio zio che sta seguendo il caso e che farà in modo che i colpevoli siano assicurati alla giustizia. Ad oggi, però, non è ancora successo nulla», sospira Bishara. L’Assemblea nazionale delle associazioni cristiane ha denunciato e condannato questo attacco invitando le forze nazionali cristiane e musulmane ad adottare misure serie e immediate per porre fine a questa vicenda.

>>> Leggi anche: Nasce l’Assemblea delle associazioni cristiane palestinesi

Ora come ora la priorità della famiglia è per la propria sicurezza. Al momento dell’agguato una volontaria olandese era presente alla fattoria e, allertata dal trambusto, è accorsa. Gli aggressori hanno così preferito andarsene. I Nassar hanno chiesto alla rete di solidarietà che li sostiene di garantire una presenza internazionale continua sulle loro terre per aiutarli a proteggere la Tenda delle Nazioni. «Probabilmente è proprio questo che ha salvato le loro vite venerdì scorso», ha osservato Donald Binder.

>>> Leggi anche: Alle porte di Betlemme Daoud coltiva speranza

Da trent’anni i Nassar si battono legalmente per mantenere la proprietà della loro fattoria, acquisita nel 1916 e registrata prima nei registri del governo ottomano e poi presso l’amministrazione mandataria britannica. Dato che impedisce la continuità territoriale tra due estesi di insediamenti ebraici in Cisgiordania, Israele l’ha dichiarata «terra demaniale» insieme ai villaggi vicini.

Nel tempo, la situazione si è trasformata in una guerra di logoramento. Al peso mentale e finanziario degli anni trascorsi in tribunale si aggiunge quello di una vita quotidiana segnata da continue violenze e intimidazioni.


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