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Giù le mani dalle donne: in Egitto 16 giorni di eventi

Manuela Borraccino
26 novembre 2021
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Seminari, convegni, fiere, edifici illuminati, una campagna porta a porta contro le mutilazioni femminili: dal 25 novembre al 10 dicembre in calendario una serie di iniziative per contrastare la violenza sulle donne.


Sedici giorni di eventi in tutto l’Egitto per combattere la violenza contro le donne: Maya Morsi, direttrice del Consiglio nazionale per le donne, ha lanciato il 25 novembre anche al Cairo la campagna promossa dalle Nazioni Unite e giunta alla sesta edizione. Nel Paese nordafricano andrà avanti con varie iniziative fino al 10 dicembre, quando si celebrerà la Giornata internazionale per i diritti umani. Consapevolezza, crescita, autonomia: tutte declinazioni dell’emancipazione delle donne, che è uno degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.

Morsi: «Unire gli sforzi e fare rete»

In Egitto, ha detto la direttrice del Consiglio, il primo passo è accrescere la consapevolezza di quanto questa piaga sia diffusa tanto nelle campagne quanto nelle città a causa della cultura patriarcale che minimizza la gravità e i rischi sanitari e psicologici della violenza domestica. «Spero – si è augurata Morsi – che nei prossimi anni arriveremo a celebrare l’eliminazione di tutte le forme di violenza contro le donne: ogni egiziana ha diritto a vivere al sicuro in un Paese libero dalla violenza. Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo unire gli sforzi e lavorare in sinergia con tutte le organizzazioni nazionali e internazionali».

L’Egitto detiene il triste primato del Paese più violento contro le donne nel mondo arabo: un rapporto del Barometro arabo che fa il punto al dicembre 2019 rivela che nell’arco di 12 mesi il 63 per cento delle donne ha subito delle forme di molestie sessuali con un picco del 90 per cento nella fascia di intervistate tra i 18 e i 29 anni e dell’88 per cento tra i 30 e i 39 anni (51 per cento tra i 40 e i 49 anni). Nel 2017 in un rapporto dell’agenzia Thomson Reuters sulle 19 principali megalopoli del mondo, Il Cairo era risultata la città più pericolosa per le donne in generale e la terza più aggressiva tenendo conto del numero di casi di violenze sessuali.

Una campagna porta a porta contro l’infibulazione

Quest’anno la campagna Sono consapevole e preziosa vede in prima linea la cantante Nesma Mahgoub con un nuovo brano sul tema, trasmissioni in diretta sulla pagina Facebook del Consiglio e una conferenza nazionale sulle conquiste legislative e legali nella lotta alla violenza contro le donne con seminari e convegni nelle università e campagne di informazione sugli “sportelli” aperti nelle diverse municipalità per denunciare gli abusi.

La sede del Consiglio nazionale per le donne e il Museo della civiltà saranno illuminati in arancione per l’occasione, e si svolgeranno mostre di artigianato e imprenditoria femminile insieme ad eventi di sensibilizzazione al livello delle comunità locali. In dieci governatorati è stata poi promossa una campagna porta a porta con equipe educative-sanitarie sul tema Proteggila dalle mutilazioni genitali.

Archiviate le inchieste su quattro ong per i diritti umani

Notizia a margine. Le organizzazioni per i diritti umani hanno salutato con favore nelle scorse settimane l’archiviazione per insufficienza di prove dalle inchieste giudiziarie aperte su quattro organizzazioni non governative per presunti «finanziamenti dall’estero per reati contro la sicurezza nazionale». Tra queste figurava il Centro Nazra per gli studi femministi diretto dall’attivista per i diritti delle donne Mozn Hassan (si veda il dossier Il Jihad delle donne nella rivista Terrasanta, marzo-aprile 2021), alla quale è stato imposto per quattro anni il divieto di espatrio e il congelamento di tutti i beni.

«Abbiamo appreso dai media della decisione del giudice: siamo ancora in attesa in effetti dei dispositivi [della sentenza] e di poter tornare a godere appieno dei nostri diritti di movimento e di proprietà» ha detto la Hassan. Non è escluso che, come avvenuto per altri casi di violazioni denunciati tra gli altri da Amnesty International, il divieto di viaggiare per gli attivisti venga perpetuato nonostante l’archiviazione e che vengano aperte nuove inchieste per altri presunti reati legati ai finanziamenti di queste quattro associazioni.

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