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Per non deturpare l’amore che va custodito

fra Matteo Munari
28 giugno 2021
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Nessuno è sale della terra e luce del mondo se con il proprio comportamento calpesta l’immagine di Dio impressa nel fratello.


Nella prima tappa del cammino del discepolo (cfr Vangelo di Matteo 5,21-26), Gesù ci ha insegnato a controllare la nostra aggressività, sia quella fisica che quella verbale.

Nessuno infatti è sale della terra e luce del mondo se con il proprio comportamento calpesta l’immagine di Dio impressa nel fratello.

Nella seconda tappa Gesù ci insegna a rispettare l’amore altrui: «Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore» (Mt 5,27). Il divieto di commettere adulterio viene dal decalogo (cfr Esodo 20,14; Deuteronomio 5,18). Per adulterio in senso stretto si intende un rapporto sessuale tra un uomo e una donna appartenente ad un altro, fidanzata o sposata che sia. In caso di adulterio la Torah prevede la pena di morte sia dell’adultero che dell’adultera (cfr Levitico 20,10; Deuteronomio 22,23-24).

L’adulterio è infatti una sorta di omicidio dell’amore altrui.

Nel nostro tempo invece, secondo un tipo di psicologia atea, a volte l’adulterio   addirittura consigliato come terapia per il rapporto di coppia. Si tratta chiaramente di una distorsione che produce e ha già prodotto effetti devastanti sulla società.

Gesù ci insegna che l’amore tra uomo e donna è così prezioso da necessitare un’attenta custodia di tutto ciò che può innescare un incendio inarrestabile. Il primo elemento da custodire è lo sguardo. Esso può infatti accendere e alimentare il desiderio. Il desiderio produce un adulterio mentale che, anche se non diventa atto concreto, già è peccato davanti a Dio (cfr Esodo 20,17; Deuteronomio 5 ,21 «Non desidererai la moglie del tuo prossimo»). Anche nel Libro del Siracide (9,8) troviamo un insegnamento simile: «Distogli l’occhio da una donna avvenente, non fissare una bellezza che non ti appartiene. Per la bellezza di una donna molti si sono rovinati, l’amore per lei brucia come un fuoco».

Il Signore non ci chiede di rinunciare alla bellezza ma di rinunciare a quella bellezza che non ci appartiene. L’amore infatti non è soltanto desiderio e appagamento, l’amore è soprattutto appartenenza.

Nei versetti seguenti (Mt 5,29-30; cfr anche Mt 18,8-9; Mc 9,43-48), per mezzo di un linguaggio iperbolico, Gesù ci insegna la radicalità del cuore. È meglio rinunciare a qualcosa che ci sembra prezioso e vitale piuttosto che perdere la vita stessa. È meglio perdere un membro piuttosto che l’intero corpo. Nel concreto Gesù ci mette in guardia dal pericolo dell’adulterio mentale che uno sguardo può provocare. Possiamo tuttavia estendere questo insegnamento all’intero ambito affettivo e riconoscere che a volte ci sono relazioni che sembrano promettere vita e appaiono preziose come l’occhio destro o la mano destra ma che in realtà producono morte perché sono vissute nel peccato. In questo secondo insegnamento rivolto a uomini, Gesù ci spiega dunque che non è la donna l’origine del peccato ma è lo sguardo di chi vuole appropriarsi della bellezza altrui. Per custodire l’amore, tuttavia, è assurdo vivere una possessiva gelosia capace di uccidere l’amore dal di dentro. È necessario invece educarsi ed educare alla custodia del cuore, imparando a fissare lo sguardo soltanto su quella bellezza che ci appartiene, in modo da entrare nella vita eterna dove si trova la bellezza che non appassisce mai!

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