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Betlemme capitale della cultura araba

Terrasanta.net
13 aprile 2021
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Betlemme capitale della cultura araba
Un momento delle danze trasmesse in televisione durante la cerimonia inaugurale per l'anno di Betlemme capitale della cultura araba il 10 aprile 2021.

Avrebbe dovuto essere il 2020 l'anno di Betlemme capitale della cultura araba. Poi la pandemia di coronavirus ha costretto a rinviare gli eventi in programma. Stavolta, però, ci siamo: lo scorso 10 aprile la partenza.


(c.l./g.s.) – Per il suo «status spirituale, culturale, storico e di civiltà» Betlemme era stata designata «capitale culturale» del mondo arabo per il 2020. Raccoglieva il testimone trasmessole a fine 2019 dalla città di Port Sudan (in Sudan) per trasmetterlo un anno dopo a Irbid, una delle più importanti città della Giordania. A causa della pandemia di coronavirus, tuttavia, il programma ha subito uno slittamento e gli eventi in calendario sono rimbalzati al 2021.

Lanciata nel 1996, l’iniziativa della Capitale della cultura araba è voluta della Lega Araba con l’obiettivo di celebrare e promuovere la cultura araba, nonché incoraggiare la cooperazione dei Paesi arabi in campo culturale. Il tutto si inserisce nel più ampio Programma delle capitali culturali promosso dall’Unesco, l’agenzia delle Nazioni Unite per la cultura.

Con una popolazione di circa 30mila abitanti, Betlemme è «al centro della cultura e del turismo in Palestina, poiché è identificata dalla tradizione cristiana come luogo di nascita di Gesù», dice il sito Internet della città, oggi prevalentemente musulmana. Non va dimenticato che la basilica della Natività e il percorso cittadino attraversato per secoli dai pellegrini diretti al santuario cristiano sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2012. Riconoscimento che si estende anche a chiese e conventi greci, armeni e francescani (latini) nonché a campanili e giardini terrazzati che sorgono tutt’intorno alla basilica, specifica l’Unesco.

L’accento sull’identità culturale palestinese

Così pochi giorni fa, il 10 aprile, finalmente il Comune di Betlemme, in collaborazione con il ministero della Cultura, ha aperto quest’anno di festa. All’agenzia Reuters Buthaina Hamdan, portavoce del Ministero della Cultura palestinese, ha spiegato che per ora – costretti dalla pandemia – gli organizzatori si sono limitati a lanciare programmi televisivi. In ogni caso, «gli eventi saranno legati alla produzione culturale» – musica, cinema, danza, cucina, artigianato, dibattiti ecc. – ma anche «ai lavori sulle infrastrutture culturali di Betlemme e del resto delle città palestinesi».

In un discorso trasmesso in tivù per lanciare ufficialmente l’evento, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas, ha detto: «Scegliere Betlemme come capitale della cultura araba significa sottolineare l’autenticità dell’identità culturale palestinese, un messaggio della Palestina che si riaggancia alla profondità della sua dimensione araba alla luce di tutte le sfide che oggi affliggono la regione araba». «Con questa celebrazione vogliamo trasmettere un messaggio di gioia e di pace al mondo intero. Lo facciamo – ha soggiunto il presidente secondo quanto riferisce l’agenzia ufficiale palestinese Wafa – nonostante la sofferenza e l’ingiustizia dell’occupazione israeliana contro la nostra terra e i nostri luoghi santi cristiani e musulmani». Abbas ha voluto riaffermare la volontà di continuare con il popolo palestinese la lotta per ottenere giustizia, dignità, libertà e uno Stato indipendente.

«I privati investano nella cultura!»

Il discorso presidenziale ha aperto la trasmissione della serata inaugurale dalla piazza della Mangiatoia, l’ampio spazio davanti alla basilica della Natività. Prima che uno spettacolo di danze concludesse l’evento si è svolta una tavola rotonda in presenza, intervallata da interventi video in remoto, in particolare quello del direttore generale dell’Organizzazione araba per l’educazione, la cultura e la scienza. Nella piazza di Betlemme hanno preso la parola il ministro della Cultura palestinese Atef Abu Seif, la ministra del Turismo e delle Antichità, Rula Maayah, e il sindaco della città, Anton Salman.

Salman ha osservato che la designazione di Betlemme come capitale culturale araba dimostra che la società palestinese è «ricca di intellettuali e di opere culturali». Il sindaco ha poi aggiunto che «mostrare la nostra cultura equivale a consolidare l’identità palestinese nella terra di Palestina». «Il settore privato – ha auspicato Salman – deve investire in eventi culturali». La ministra Maayah, non ha mancato di ricordare come il settore turistico sia stato duramente colpito dalla pandemia, soprattutto a Betlemme. La sua speranza è di promuovere nuove attività turistiche a sostegno della città.

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Francesco D'Assisi

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