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Gerusalemme, preghiera mista al Kotel ancora difficile

Terrasanta.net
25 marzo 2020
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Una cosa che tutti notano quando si recano, nel cuore di Gerusalemme, al luogo più caro agli ebrei è che si prega davanti a quell'antico muro rispettando la separazione tra i sessi. Poche decine di metri più a sud c'è uno spazio per la preghiera mista, che però è ormai chiuso da mesi. Ecco perché.


(g.c.) – Dopo un anno e mezzo, i lavori presso la piattaforma «egualitaria» a Gerusalemme, presso il Kotel, il Muro occidentale, sono terminati. Ma non si sa quando la piattaforma stessa, che permette di arrivare a ridosso del Muro, potrà essere riaperta alla preghiera. Lo ha annunciato a metà marzo la Western Wall Heritage Foundation. I lavori per mettere in sicurezza l’area nei pressi dell’Arco di Robinson erano iniziati nel luglio 2018, quando un grande masso cadde dal muro soprastante.

La parte principale della sezione egualitaria, a cui possono accedere indifferentemente uomini e donne (a differenza di quanto accade sul piazzale principale dove gli ebrei ortodossi applicano la separazione tra i sessi), è situata a diversi metri di distanza dal muro. Quest’area non è mai stata chiusa e ha continuato a funzionare durante i lavori di riparazione. La passerella permette invece di toccare con mano le antichissime pietre, come già avviene, pochi metri più a nord, nella zona frequentata dagli ebrei ortodossi che fa da sfondo all’ampio piazzale.

Il protrarsi dei lavori di riparazione della piattaforma ha comportato proteste ripetute da parte delle frange riformate dell’ebraismo, specialmente del Nord America, che usano l’area «egualitaria» per i bar mitzvah (letteralmente «figlio del comandamento») e i bat mitzvah («figlia del comandamento»). Parliamo dei riti religiosi che segnano l’ingresso nell’età adulta dei ragazzi (a 13 anni) e delle ragazze (a 12), chiamati, da quel momento in poi, ad osservare tutte le norme religiose ebraiche previste per i due sessi. Ora, sebbene il ripristino sia concluso, non è chiaro quando la piattaforma sarà riaperta.

La riapertura si fa attendere

Un primo motivo sarebbe di natura tecnica: gli esperti dell’Autorità israeliana per le antichità hanno condotto un’indagine approfondita, constatando problemi di stabilità nelle parti sommitali del muro. Altri massi potrebbero dunque precipitare.

Ma dietro il ritardo dei lavori e i tentativi di posticipare la riapertura della piattaforma c’è anche l’opposizione dell’ebraismo ortodosso, che non approva le zone di preghiera miste. Una battaglia che ha avuto negli anni scorsi anche riverberi politici in parlamento e presso la municipalità di Gerusalemme, dove a suon di carte bollate la destra religiosa ha cercato a più riprese di impedire la realizzazione della piattaforma e proibire l’area «egualitaria» (o alternativa) al culto degli ebrei riformati.

La diatriba tra ebrei conservatori e progressisti per la preghiera al Kotel dura da decenni. Nel 1968 si registrano le prime proteste da parte di alcune organizzazioni femminili che rivendicano la «non separazione» del luogo di preghiera al Muro occidentale. Negli anni Duemila il confronto si trasferisce nei tribunali, con sentenze ora a favore ora contrarie all’apertura di una zona mista.

Nel 2003 l’Alta Corte d’Israele confermava il divieto di culto non ortodosso al Muro. In risposta il governo assegnava la zona dell’Arco di Robinson per tale scopo. Nel 2013 il Tribunale di Gerusalemme stabiliva la liceità della preghiera al Kotel, presso l’Arco di Robinson. Nell’agosto dello stesso anno veniva realizzata la Azarat Israel Plaza, la piattaforma pensata per facilitare il culto agli ebrei non ortodossi.

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Ernesto Borghi

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