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I sarcofagi di Bethesda in mostra ai Musei Vaticani

Corrado Scardigno
5 dicembre 2019
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I sarcofagi di Bethesda in mostra ai Musei Vaticani
L'austero portale d'ingresso dei Musei Vaticani.

Apre il 7 dicembre in Vaticano una mostra che espone rari sarcofagi del IV secolo caratterizzati dalla rappresentazione di scene di guarigioni operate da Gesù e narrate nei Vangeli.


Si inaugura il 6 dicembre ai Musei Vaticani una mostra intitolata Tempo divino. I Sarcofagi di Bethesda e l’avvento del Salvatore nel Mediterraneo antico, incentrata su una particolare tipologia di sarcofagi che prendono il nome dalla centrale raffigurazione della guarigione del paralitico presso la piscina alla porta Probatica a est di Gerusalemme (Vangelo di Giovanni capitolo 5, versetti 1-18). Si tratta di preziosi sarcofagi del IV secolo (databili tra il 366 e il 399 d.C.) le cui scene, desunte dal più tradizionale repertorio figurativo paleocristiano, rappresentano episodi di guarigione tratti dal Nuovo Testamento: la guarigione dei due ciechi e dell’emorroissa a Cafarnao (Vangelo di Matteo 9, 27-31; Mt 9, 20-22 e paralleli), del paralitico alla piscina di Bethesda (o Betzatà – ndr) di Gerusalemme (Gv 5, 1-8) e forse anche del servo del funzionario del re a Cafarnao, la chiamata di Zaccheo a Gerico (Vangelo di Luca 19, 1-10), l’ingresso di Cristo a Gerusalemme (cfr. Lc 19, 29-38 e paralleli).

Ogni episodio taumaturgico sembra collegato con singoli luoghi della Terra Santa, idealmente collegati da un cammino salvifico che va dalla Galilea alla Giudea con città racchiuse, nello sfondo marmoreo dei sarcofagi, da differenti cornici architettoniche rappresentanti porte di città. Come ha scritto il curatore della mostra Umberto Utro, «si tratta di una presentazione cronologico-topografica di “ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea”, lungo le vie della missione terrena del Salvatore, “il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui” (cfr Atti degli Apostoli 10, 37-38)». Secondo alcuni studiosi le scene potrebbero addirittura rappresentare anche le tappe del cammino di pellegrini del V secolo in Terra Santa!

Se la rappresentazione del miracolo di Bethesda per il suo valore battesimale, legato all’acqua, fa la sua comparsa molto precocemente all’interno del patrimonio figurativo paleocristiano, sia cimiteriale che cultuale, dall’ambiente-battistero della domus ecclesiae di Dura Europos (Siria), al cubicolo dei sacramenti A3 del complesso callistiano alla cosiddetta cappella greca nel cimitero di Priscilla (Roma), nei sarcofagi “il tempo favorevole” della guarigione-resurrezione (Kairós) è illustrato ancor più, secondo l’interpretazione del curatore, dalla presenza della meridiana che affianca la persona di Gesù e dalla figura del malato risanato che porta con sé il lettuccio proprio come scritto nel Vangelo «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina» (Gv 5,8).

La mostra realizzata dai musei del Papa e dal Museo diocesano di Ischia (in collaborazione con la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra e con il patrocinio dell’Istitutum Patristicum Augustinianum) vuole soprattutto evidenziare la diffusione di questa tipologia di sarcofagi «a porte di città» sulle sponde del Mediterraneo. Dei ben 16 esemplari conosciuti provenienti dai centri della Gallia (es. Arles), della Penisola iberica, della costa africana e in Italia, ad Ischia, solo tre sono giunti integri. Per la prima volta saranno esposti: l’esemplare proveniente da Ischia (murato fino dal 1866 nel palazzo vescovile e restaurato in vista della mostra e della sua futura musealizzazione); l’esemplare vaticano, che – come afferma Alessandro Vella, curatore della mostra insieme a Utro – «ha conosciuto a partire dal suo rinvenimento durante i lavori per la ricostruzione della cinquecentesca basilica di San Pietro, una travagliata storia di passaggi tra cardinali, collezionisti, nobili e “moderni” restauri che ne ha accresciuto la preziosità»; altri due esemplari in fotografia (da Tarragona e dal cimitero di Pretestato); il prezioso volume di Bosio Roma Sotterranea del 1632.

Con questi capolavori del passato, la mostra sottolinea quel messaggio di salvezza che, partito da Gerusalemme come un’onda, si diffuse in tutto il Mediterraneo e poi sino ai confini della terra e alle isole più lontane. «Sui nostri sarcofagi – continua Utro – le porte delle città, le loro colonne e i loro portici non sono più soltanto quelli di Cafarnao, di Gerico, di Gerusalemme… ma sono tutti i luoghi in cui gli uomini e le donne di ogni tempo sperimentavano l’avvento del Salvatore».

La mostra è visitabile dal 7 dicembre 2019 al 29 marzo 2020.
Aperta tutti i giorni dalle 9.00 alle 17.30, presso il Museo Pio Cristiano nel complesso dei Musei Vaticani.

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