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Siria, la seconda vita del museo archeologico di Idlib

Terrasanta.net
23 agosto 2018
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Ha parzialmente riaperto le sue sale al pubblico il museo archeologico di Idlib, in Siria. Vi si conservano, tra gli altri, molti reperti provenienti dall'antica città-stato di Ebla, che creò il primo alfabeto.


(c.l.) – Mosaici, statue, capitelli, anfore, lampade ad olio ed altri oggetti in terracotta. Sono alcune delle collezioni – scampate alla dispersione – di nuovo esposte agli occhi del pubblico dal 13 agosto scorso al museo archeologico di Idlib, nella Siria nordoccidentale (60 chilometri a sud di Aleppo), città bombardata da raid aerei nell’aprile 2015.

Come riferisce l’Agenzia France Presse, il museo che festeggerà i propri 40 anni nel 2019, riprende vita e ha finalmente riaperto i battenti, sbarrati da cinque anni. In qualche modo, mette così tra parentesi la furia di un conflitto ancora in corso, con il suo bagaglio di distruzioni, saccheggi, furti e sabotaggi. E proprio nel cuore della regione di Idlib, dominata, come precisa Afp, dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Cham e da altre formazioni armate antigovernative.

Per il momento, la riapertura è ancora parziale. Dell’intero museo, distribuito su due piani, solo un paio di sale sono nuovamente accessibili al pubblico, ma il responsabile dei siti archeologici di Idlib, Ayman al-Nabo, sogna in grande e non esista, a confidare le sue attese in un servizio video dell’Afp: «L’intento di questa riapertura è di fare della nostra realtà un centro studi e di ricerca scientifica per le persone interessate alla storia e all’archeologia». Il gruppo di lavoro del museo «vuole organizzare visite guidate per tutta una generazione di studenti che non hanno mai potuto entrare in contatto con dei siti archeologici per via della guerra, delle devastazioni e della paura», sottolinea al-Nabo.

Il governatorato di Idlib è celebre per essere ricco di musei e siti archeologici risalenti all’antichità. L’importanza storica di Idlib è attestata dalla presenza di numerosi tell: nel territorio si contano oltre 190 colline artificiali frutto del sovrapporsi degli insediamenti umani nel corso dei millenni (e nelle quali intervengono gli scavi archeologici – ndr). Insediamenti che includono anche la potente città-stato di Ebla, collocata storicamente nel terzo e secondo millennio avanti Cristo. Prima del conflitto scoppiato in Siria nel 2011, il museo raggruppava reperti riportati alla luce dagli scavi realizzati nel sito di Ebla (che si trova 36 chilometri a sud-est di Idlib), sulle vestigia di uno dei più antichi regni di Siria. I resti, scoperti nel 1964, si trovano nell’area archeologica di Tell Mardikh che si estende tra le colline per una sessantina d’ettari. Una superficie identica a quella di Ur dei Caldei (in Babilonia, oggi Iraq) e simile a quella di Assur, capitale dell’Assiria (anch’essa nell’attuale Iraq).

Il sito di Ebla è noto soprattutto per le sue quasi 15 mila tavolette d’argilla cuneiformi con incise scritte in sumero ed eblaita, il dialetto locale utilizzato tra il 2400 e il 2300 avanti Cristo e che testimoniano l’invenzione del primo alfabeto. La loro spettacolare scoperta, nel 1975, contribuì ampiamente alla conoscenza della storia orientale e, in particolare, della Siria antica. Si tratta di testi con comunicazioni di carattere amministrativo, economico, storiografico, religioso e giuridico.

Nel museo, prima della guerra, si poteva vedere la ricostruzione della sala degli archivi di uno dei palazzi reali di Ebla (considerata come la prima biblioteca della Storia), oltre che una coppa egiziana riferibile al faraone Chefren. Durante i primi anni dell’odierno conflitto, le vestigia dell’antica Ebla hanno subito ripetuti saccheggi e sono state danneggiate dai combattimenti tra le forze ribelli e il regime. I lavori di scavo degli archeologi si sono interrotti nel 2011.

Occorre vedere nella riapertura di questo museo non solo un segno di speranza e di rinascita, ma pure un messaggio indirizzato al mondo intero, ha dichiarato  Ayman al-Nabo. Il monito chiama in causa soprattutto l’Unesco (l’agenzia Onu per la cultura) «perché assuma il ruolo che le è proprio rispetto ai siti archeologici di Idlib», ha insistito il responsabile archeologico della città.

Oggi sei siti siriani sono inclusi dall’Unesco nel patrimonio mondiale dell’Umanità in pericolo: la città vecchia di Aleppo, il centro storico di Damasco, l’antica città di Bosra, i due castelli di Crac des Chevaliers e di Qal’at Salah El-Din, il sito di Palmira e un insieme di 40 antichi villaggi nel nord della Siria.

 

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Francesco D'Assisi

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