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La Chiesa copta vuol riportare l’ordine nei monasteri

Christophe Lafontaine
22 agosto 2018
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La Chiesa copta vuol riportare l’ordine nei monasteri
Monaci copti in Egitto. (foto Someone10x)

L'omicidio dell'abate del monastero di San Macario a fine luglio in Egitto ha spinto la Chiesa copto-ortodossa ad accelerare la revisione delle norme di vita quotidiana dei monaci in tutto il Paese. 


Oggi, 22 agosto, la Chiesa copta ha celebrato l’Assunzione di Maria. In questo giorno si chiudono, quest’anno, 15 giorni di preghiera e digiuno proposti a tutti i fedeli per il patriarca e per i monaci e i monasteri della loro Chiesa. Un’iniziativa lanciata dopo che tutta la vita monastica copta è stata scossa e macchiata dall’assassinio dell’abate del monastero di San Macario nel Wadi al-Natrun, nel deserto dell’Egitto occidentale. Tutto si è svolto nell’arco di tempo tra il 29 luglio e il 19 agosto, quando due giovani monaci – Wael Saad Tawadros (34 anni) e Faltaos al-Maqari (33), che il 6 agosto ha tentato il suicidio –, dopo lunghi interrogatori da parte degli inquirenti, sono stati accusati di aver ucciso l’igumeno Epiphanius (68 anni). Il procuratore generale ha deciso di rinviare a giudizio i due religiosi, ma per ora non è ancora stata fissata la data del processo.

La crisi che attraversa la Chiesa copto-ortodossa non si limita a questo omicidio, il quale è però la goccia che ha fatto traboccare il vaso, toccando nel vivo il sistema monastico nel suo insieme.

Sono proprio le tragiche circostanze del 29 luglio scorso ad aver affrettato l’applicazione di misure già decise «da lungo tempo», secondo quanto riferisce l’agenzia Fides. Parliamo di una serie di regole restrittive e di controlli che riguardano le attività dei monaci e puntano a restaurare la disciplina nei monasteri e a conservare la tradizione monastica in seno alla Chiesa copto-ortodossa egiziana, una delle più antiche comunità cristiane al mondo, nella quale affondano le radici del monachesimo.

La Chiesa copta vuole dunque elevare nuovamente il tono e mettere fine alle derive e al rilassamento dei costumi, grazie a 12 misure introdotte il 2 agosto scorso dalla Commissione per i monasteri del Santo sinodo e ratificate dal patriarca Tawadros II. Ad esse «dovranno aderire tutti coloro che vogliono seguire la via monastica in senso alla Chiesa copta», specifica Fides.

Tra le misure adottate vi è la decisione di sospendere temporaneamente per un anno, a partire dall’agosto 2018, l’ammissione di novizi in tutti i monasteri dell’Egitto. Anche l’ordinazione di monaci al sacerdozio viene sospesa e per un lasso di tempo ancor maggiore: tre anni. Inoltre, il numero di monaci per ogni monastero verrà determinato in funzione dei bisogni specifici. Anche la fondazione di nuovi monasteri è interdetta, salvo che avvenga sul luogo di antichi monasteri e sotto il patrocinio canonico di un monastero già esistente.

Un’altra decisione più che simbolica, impone ai monaci che ne hanno di chiudere i propri account sui social network entro un mese a partire dal 3 agosto. Papa Tawadros lo ha fatto per primo, chiudendo le sue pagine su Facebook e Twitter.

Le restrizioni continuano: i monaci non possono uscire dai monasteri senza valide motivazioni, né apparire sui media, se non per buone ragioni e con il consenso dei superiori. I religiosi non potranno neppure immischiarsi in attività finanziarie o ricevere donazioni personali da parte dei fedeli, i quali (insieme ai pellegrini) dovranno sottostare anche a regole più stringenti per quanto riguarda l’accesso degli esterni ai monasteri. I fedeli non avranno il diritto di assistere alle ordinazioni dei monaci.

I monasteri copti sono disseminati un po’ ovunque in Egitto, ma quelli, come San Macario, situati nelle zone desertiche isolate godono di un prestigio particolare perché hanno ravvivato le tradizioni ascetiche del monachesimo primitivo. Attingono ormai vocazioni tra laureati e professionisti che hanno ridato vitalità a questi luoghi, trasformandoli a volte in imprese agricole o caseifici e assicurando loro l’indipendenza finanziaria.

Secondo Vatican News le misure varate nei giorni scorsi «obbediscono alla volontà evidente di accrescere il controllo del patriarcato sui monasteri, numerosi e fiorenti in Egitto, e di preservare la regola di vita monastica, compromessa negli ultimi tempi da alcune derive». Il media elettronico vaticano annota che «la grande attrattiva che i monasteri esercitano sui fedeli avrebbe alterato la dimensione eremitica, intrinseca al monachesimo, e influenzato la vita spirituale dei monaci».

Il quotidiano francese La Croix riferisce un’analisi di padre Rafic Greiche, parroco della parrocchia melkita di San Cirillo d’Héliopolis, al Cairo, e responsabile del settimanale cattolico Le Messager. Secondo lui, oggi «ci sono due clan dentro la Chiesa copto-ortodossa: i sostenitori di papa Tawadros II, che propugnano una linea leggermente più moderna di quella del passato, e i più conservatori che difendono le posizioni adottate dal predecessore Shenuda III (1923-2012)». Anba Epiphanius, ucciso a fine luglio, era considerato vicino alle posizioni riformatrici e di dialogo interreligioso ed ecumenico (nei confronti dei cattolici) del patriarca Tawadros. «La sua morte offre forse l’opportunità di provare a tacitare coloro che da tempo criticano le decisioni del papa copto sulle reti sociali e dai propri siti Internet», osserva padre Greiche.

Molteplici informazioni concordano nel dire che Wael Saad Tawadros, uno dei due monaci accusati dell’assassinio dell’abate di San Macario era in conflitto con lui almeno dallo scorso febbraio. Il comportamento del giovane monaco, «in contrasto con i principi del monachesimo», gli è costato la spogliazione dell’abito religioso, approvata dallo stesso patriarca Tawadros II lo scorso 5 agosto, ma senza alcuna correlazione con l’accusa di omicidio.

Comunque sia, durante il discorso settimanale pronunciato davanti ai fedeli l’8 agosto scorso, il patriarca Tawadros II ha avuto «parole di gratitudine verso la realtà del monachesimo copto (dalle cui file egli stesso proviene – ndr)», stando a quanto riferisce Fides. Il papa copto è fiducioso che le comunità monastiche possano dimorare nel deserto egiziano «sino alla fine del mondo», continuando ad offrire alle generazioni future le ricchezze dei loro doni spirituali, che non possono essere defraudati dalle debolezze, gli errori, i peccati e i crimini delle singole persone.

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