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Per la prima volta, la preghiera per la pace dei grandi monoteismi in Vaticano

Carlo Giorgi
6 giugno 2014
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«La pace non si fa solo nei salotti della politica ma con la preghiera e favorendo il dialogo tra i contendenti. Perciò la preghiera di domenica 8 giugno è un segno per tutti». Fra Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, spiega il senso dell’incontro di Papa Francesco, il patriarca ecumenico Bartolomeo I, il presidente israeliano Shimon Peres e quello palestinese Mahmoud Abbas.


«Nessuno pretende che dopo questo incontro scoppierà la pace tra Israele e Palestina: da parte cattolica però vogliamo affermare che la pace non si fa solo nei salotti della politica ma con la preghiera e favorendo il dialogo tra i contendenti. In questo senso, il gesto di Papa Francesco e dei presidenti degli Stati di Israele e Palestina vuole essere un segno per tutti». Fra Pierbattista Pizzaballa, Custode di  Terra Santa, ha spiegato oggi ai giornalisti nella sala stampa vaticana il significato e le modalità del momento di preghiera che si svolgerà il pomeriggio di domenica 8 giugno in Vaticano, secondo la proposta avanzata dal pontefice nel corso del suo recente viaggio in Terra Santa. Il Papa, incontrando a Betlemme domenica 25 maggio il presidente palestinese Mahmoud Abbas, lo aveva invitato in Vaticano per pregare insieme per la pace. Invito che, giunto a Gerusalemme, aveva immediatamente rivolto anche al presidente israeliano Shimon Peres. «Durante il recente viaggio in Terra Santa non è stato possibile inserire nel programma anche un incontro tra loro, incontro che d’altra parte il Pontefice desiderava molto – ha spiegato il Custode -. Da questo desiderio è nata l’idea di invitare in Vaticano i due presidenti, che hanno accettato».

L’incontro si presenta quasi come l’ultimo capitolo del pellegrinaggio di Francesco in Terra Santa. Infatti assieme al Papa accoglierà i due presidenti anche il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, protagonista con Francesco dell’intensa preghiera al Santo Sepolcro di Gerusalemme. E saranno presenti anche il rabbino di Buenos Aires Abraham Skorka e il musulmano Omar Abboud, amici di Papa Francesco che hanno compiuto con lui il pellegrinaggio in Terra Santa. E così come il viaggio di Papa Francesco in Terra Santa è stato, secondo le sue stesse parole, un «pellegrinaggio di preghiera» e non una missione diplomatica, anche questo incontro vuole essere «una pausa rispetto alla politica – ha spiegato fra Pizzaballa – il desiderio di alzare lo sguardo e di guardare le cose dall’alto».

Padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, ha spiegato le modalità concrete dell’incontro di domenica 8 giugno. L’inizio è previsto per le 18.15 quando giungerà per primo in Vaticano il presidente israeliano Shimon Peres. Alle 18.30, lo raggiungerà il suo omologo palestinese, Mahmoud Abbas. Entrambi saranno accolti alla residenza Santa Marta da Francesco e da Bartolomeo. Verso le 19 le tre delegazioni – di ebrei, cristiani e musulmani – si sposteranno in un angolo dei giardini vaticani situato tra la Casina di Pio IV e i Musei, delimitato da due grandi siepi. Qui avverrà il momento di preghiera: «Non si tratterà però di una preghiera interreligiosa – ha puntualizzato il padre Custode – ma di una grande invocazione per la pace; non si pregherà insieme ma si starà insieme per pregare, nel senso che ciascuno pregherà secondo la propria religione».

Le tre delegazioni pregheranno, l’una dopo l’altra, attraverso la lettura di testi della Bibbia ebraica, del Nuovo Testamento e del Corano, per tre diverse intenzioni: innanzitutto innalzeranno un ringraziamento per la creazione; poi una richiesta di perdono per il male commesso; infine una invocazione per ricevere il dono della pace. Dopo le parole di saluto dei presidenti e del pontefice, alcuni segni di pace: una stretta di mano e un ulivo piantato nei giardini vaticani. Infine, prima del congedo previsto poco prima delle 21, si svolgeranno alcuni colloqui privati.

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