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Mashru Wamda, un lampo di vita nella capitale siriana

Naman Tarcha
12 febbraio 2014
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<i>Mashru Wamda</i>, un lampo di vita nella capitale siriana
Giovani musicisti in una strada di Damasco.

Fino a tre anni fa Damasco era una città che non dormiva mai. Da quando è iniziata la guerra (nella primavera 2011), è diventata un po' cupa. Per riaccendere sprazzi di luce, un gruppo di giovani attori, cantanti e musicisti ha dato vita a Mashru Wamda («Progetto Scintilla»), il loro piccolo contributo di speranza e voglia di vivere.


Fino a tre anni fa Damasco era una città che non dormiva mai. Da quando è iniziata la guerra (nella primavera 2011), è diventata un po’ cupa. I locali e i ristoranti chiudono presto. La gente, durante il giorno, corre da una parte all’altra, non ha tempo da perdere: si affretta a finire il lavoro, uscire dalla scuola, terminare l’università, fare le commissioni e rientrare a casa.

La vita in qualche modo continua, anche se è forte la paura di incappare all’improvviso in un attentato terroristico o anche in un semplice colpo di mortaio lanciato dai ribelli sulle zone residenziali.

Se sei fortunato, però, mentre cammini in strada potresti trovarti coinvolto in una cosa che davvero non ti aspettavi: uno spettacolo musicale.  

Mashru Wamda («Progetto Scintilla») è il nome del gruppo formato da giovani attori, cantanti e musicisti, che si danno appuntamento, e, senza teatri e palchi, cantano semplicemente insieme in strada: il loro è un messaggio d’amore e di gioia, vogliono urlare al mondo intero che vogliono continuare a vivere malgrado la sofferenza e il dolore.  

Le loro esibizioni sono una sorta di flash mob, un momento musicale e teatrale interattivo, che coglie all’improvviso i passanti, ignari e sorpresi da questi artisti che spuntano all’improvviso dal nulla, ti circondano e iniziano a cantare (clicca qui per visionare il video di una delle esibizioni). Tante persone continuano per la loro strada, ma la maggior parte si ferma, resta in silenzio, guarda, partecipa, si commuove e canta, non riuscendo a trattenere le lacrime.  

«È come se la vita quotidiana dei siriani fosse scandita da mille bagliori di luce, tra la vita e la morte, tra una esplosione e un attentato, tra parenti scomparsi e fratelli sfollati, missili e colpi di mortaio. Queste luci, come scintille, ruotano nella testa di ogni cittadino». Sono parole di Nagham Naiseh, attrice dell’accademia di arte drammatica, e ideatrice del progetto, raggiunta telefonicamente a Damasco.  

Da sempre Nagham è impegnata nel sociale e nel volontariato, ed è proprio in un centro per i malati di talassemia, che nasce questo progetto, dopo che il laboratorio teatrale deve essere interrotto, mentre la salute di tanti partecipanti si aggrava, per mancanza di medicine e cure, insieme alle condizioni del Paese. Questa dolorosa esperienza, spinge la giovane artista a cercare un modo per dare speranza ai civili innocenti e bisognosi, sfidando la sofferenza e la morte. «All’inizio la prima reazione è stata: ma siete pazzi dove volete andare? Invece le reazioni della gente e straordinaria», sottolinea Nagham.  

Il fattore sorpresa è essenziale, sopratutto per i siriani che, anche se appassionati di canto e musica, non sono abituati a queste esibizioni pubbliche. In ogni caso non si tratta di un’improvvisazione: dietro ogni spettacolo, ci sono dure prove e tanto esercizio. I due musicisti Ary Sarhan e Khaled Rizk preparano insieme ai musicisti i brani, mentre Nagham cura la messa in scena e la regia, ed ottiene i dovuti permessi per la sicurezza. I brani scelti, della tradizione siriana, sono spesso molto conosciuti, toccanti e coinvolgenti, così chi ascolta può facilmente identificarsi e partecipare. Nel giorno stabilito, un giovane inizia a cantare in una strada affollata, una ragazza si affaccia da un balcone e replica cantando anche lei, la gente inizia a reagire, alcuni passanti fanno il coro, qualcuno canta e altri partecipano alla danza.  

Il vero obiettivo del progetto no profit e non finanziato da nessun ente, è rompere la monotonia della vita quotidiana dei siriani che ormai camminano storditi, pensando che in ogni momento potrebbero essere colpiti da un colpo di mortaio; invece vengono sorpresi dalla musica, che instilla una scintilla di speranza, e per dieci minuti possono dimenticare tutto e gioire.  

«Noi non siamo un gruppo politico, ma messaggeri di riconciliazione e pace, e la morte di qualsiasi siriano è una tragedia per l’intero Paese; questo progetto è creato per risvegliare l’umanità che è dentro ogni siriano», conclude la regista.   

Mashru Wamda vuole in qualche modo aiutare la gente a metabolizzare la sofferenza che viene dalla distruzione del Paese, e ad esorcizzare una guerra che sembra interminabile, sperando in un futuro migliore.

Tutto accade in un attimo – l’attentato, l’esplosione, la morte -, ma è anche in un attimo di sogno magico, che la forza della musica sopprime l’urlo della morte e della violenza, fa tacere il rumore delle armi, per far vincere la vita.

 

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Francesco D'Assisi

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